Teatro. Cagliari, “Un sogno nella notte d'estate” di Civica al Massimo
Il testo al centro della scena nel lavoro di Massimiliano Civica. Al Massimo di Cagliari, per la stagione dello Stabile della Sardegna, ha portato Un sogno nella notte dell'estate di Shakespeare. Frutto di uno studio profondo della commedia del Bardo e dei suoi significati. Manca una notte al matrimonio tra il Duca di Atene Teseo e la Regina delle Amazzoni Ippolita. Ma alla realtà del giorno di civiltà si affianca il notturno del mondo fatato di Oberon e Titania. Alla luce vige una legge di razionalità che contrasta i sentimenti: Ermia ama Lisandro ma Egeo, padre di lei, impone le nozze con Demetrio amato da Elena. Nel buio e nel bosco le ossessioni amorose verranno stravolte, complice l'altro lato di Egeo che confluisce in Puck, giullare di Oberon (performance di Mirko Feliziani).
Chiamando giovani attori (gli altri sono Elena Borgogni, Valentina Curatoli, Nicola Danesi, Oscar De Summa, Riccardo Goretti, Armando Iovino, Mauro Pescio, Alfonso Postiglione, Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Diego Sepe e Luca Zacchini), il regista opta per scena e costumi bicromatici. E rinuncia alla musica. Bianco e nero che si contrastano e si bilanciano per contrapporre i mondi della veglia a quello fantastico del sonno. Accosta ventriloquismo ad artifici di luci per espandere l'immaginazione nel folle regno magico e la lievità di movimenti del “teatro no” per disancorare il peso terreno nei personaggi che umani non sono. Poi azzarda e irrompe - spiazzando il pubblico - con la chiassosa vitalità di colori e di trivialità del gruppo di artigiani ateniesi. Hanno nomi e vestiti contemporanei e sono impegnati in una scalcagnata rappresentazione per le nozze: la tragica storia d'amore tra Priamo e Tisbe.
Onirico e metateatralità. Nel sogno il potere immaginifico degli incantesimi di amore. Le cose non sono come le si vede da innamorati e la veglia richiede di raccontarsi il sogno. È il teatro, la sua forza di immaginazione, il grande protagonista della drammaturgia. La costruzione di Civica è piuttosto impegnativa e non sempre lo spettatore regge (qualcuno si allontana anche per la durata della rappresentazione). A tratti perde armonia. Il fuoco delle parole, prima di tutto, dette più che interpretate. Ma per qualcuno degli artisti la tentazione è troppo forte e a tratti la battuta cala. Ma è un cast promettente (efficacissimi gli artigiani) e un regista a cui si deve riconoscere il merito di una ricerca originale.
MANUELA VACCA
16/01/2011