Consiglio
Ormai il caso Tuvixeddu rischia di trasformarsi in un boomerang, che dalla collina punica punta dritto verso la giunta Soru. Dopo la legnata dei giudici amministrativi, anche l'opposizione in Consiglio presenta il conto alla Regione per i vincoli illegittimamente imposti sul colle cagliaritano. «Vogliamo subito la commissione d'inchiesta», ha messo nero su bianco il leader dell'Uds, Mariolino Floris, trascinando con sé un terzo della massima assemblea sarda (34 rappresentanti su 85). Quanto basta perché adesso quella commissione sia obbligatoriamente costituita dal presidente dell'aula, Giacomo Spissu. I tempi non si conoscono, ma già si quantifica lo squarcio finanziario aperto dall'esecutivo nel contenzioso coi privati (impresa Cocco e Coimpresa dei Cualbu).
«Il danno stimato si aggira sui cinquanta milioni», anticipa Floris e, a ruota, Raffaele Farigu, capogruppo di Nuovo Psi-Sardegna socialista, chiama la Corte dei conti «perché individui responsabili e responsabilità».
Intanto, Giuseppe Cualbu, amministratore della Nuova Iniziative Coimpresa, ci va giù serafico. «La sentenza del Consiglio di Stato è tombale».
LA COMMISSIONE Il copione si ripete, lo scandalo pure: Tuvixeddu come l'appalto milionario di Saatchi&Saatchi, tanto che Uds, centrodestra e Psd'Az vogliono vederci chiaro. «Con una commissione d'inchiesta», spiega Floris. «Istituirla è un dovere della politica, quando i beni pubblici vengono gestiti nel più totale dispregio delle leggi». Il leader dell'Uds pesca l'affondo direttamente nella sentenza dei giudici amministrativi. «Purtroppo l'eccesso di potere è una costante di questa Giunta: con la stessa superficialità aveva minimizzato la bocciatura del Bilancio 2006». Floris avverte i sardi: «Soru si ammanta di paesaggi e tutela ambientale, come se prima di lui l'Isola fosse governata da tanti Attila. Invece abbiamo una giurisprudenza consolidata, tale per cui il progetto caro al governatore (quello dell'architetto francese Gilles Clément, candidato a rifare il look proprio al colle di Tuvixeddu) non può prevalere su un accordo di programma tra Regione, Comune e privati».
LE REAZIONI Farigu cambia prospettiva di analisi, e punta il mirino contro l'assessore alla Cultura Maria Antonietta Mongiu. «In Consiglio, due giovedì fa, rimproverò l'opposizione di non essere scesa in piazza contro la sentenza del Tar che bocciò i vincoli della Regione. Ma adesso che pure il Consiglio di Stato si è pronunciato nella stessa direzione, l'assessore dovrebbe dimettersi per coerenza coi suoi sacri furori sessantottini. Manifesti lei contro il massimo organo della giustizia amministrativa». Silvestro Ladu, capogruppo di Fortza Paris, legge così la sentenza. «Ha vinto finalmente la certezza del diritto. Soru pensa di essere il commissario della Sardegna e non il presidente della Giunta, chiamato come tutti i cittadini al rispetto delle regole. Il vero problema è chi dovrà pagare questi danni, che riguardano in primis il mancato sviluppo economico e sociale dell'Isola». Da Coimpresa, Cualbu corregge il tiro dell'esecutivo. «I giudici di palazzo Spada non solo hanno ritenuto illegittima la costituzione della commissione sul paesaggio, ma hanno anche confermato la sussistenza di tutti i gravissimi vizi di sviamento di potere che hanno caratterizzato l'operato della Regione».
ALESSANDRA CARTA
07/08/2008