Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Un vincolo per piazza Trento?

Fonte: La Nuova Sardegna
17 gennaio 2011

La sovrintendenza ai beni culturali ha bloccato i lavori per la rotatoria in base al Codice Urbani



Nel Cinquecento in quel sito venivano eseguite le pene capitali




CAGLIARI. La piazza di Sant’Avendrace dove il Comune vorrebbe realizzare la contestatissima rotatoria destinata ad agevolare l’ingresso alle torri dei Fenicotteri era nel quindicesimo secolo il luogo delle esecuzioni capitali. E’ la sovrintendenza ai beni culturali a ricordarlo in una relazione storico-artistica firmata dalla funzionaria Maria Francesca Porcella.
L’ufficio ministeriale ha bloccato i lavori perchè a due passi dal cantiere si trova l’antica croce stazionaria che segnava il confine della città in epoca medievale e indicava l’imboccatura della strada romana per Porto Torres, poi diventata l’attuale Carlo Felice. Ma una volta fermati i lavori - avviati con l’autorizzazione del Comune ma non quella dei Beni culturali - il sovrintendente Gabriele Tola ha chiesto alla responsabile del procedimento di elaborare una relazione sul monumento e sulla storia del sito, utile a valutare l’ipotesi di imporre un vincolo definitivo su piazza Trento, come chiedono a gran voce il comitato degli abitanti e le associazioni culturali ed ecologiste, promotori di una petizione con migliaia di firme. Curioso come anche una semplice piazza conservi per certi versi la propria vocazione: se mezzo millennio fa in quel luogo venivano giustiziati i condannati, oggi l’amministrazione comunale vorrebbe uccidere gli alberi del piccolo giardino che fin dai primi del Novecento ha preso il posto dell’area per le esecuzioni. Un luogo certamente di valenza storica, come la sovrintendenza mette chiaramente in evidenza in una relazione che passa in rassegna tutti i documenti e i dati disponibili sulla croce stazionaria (o giurisdizionale) di Sant’Avendrace per arrivare alle informazioni sugli atti di vandalismo commessi su Sa Cruxi di cui - è un’altra simpatica curiosità - dà notizia in un’edizione di molti anni fa proprio l’Unione Sarda, quotidiano oggi proprietà di Zuncheddu. Il giornale cagliaritano spiega ai lettori che la croce è menzionata in un documento del 1619, nel quale risulta un riferimento a un altro documento del 1436 secondo il quale vicino a Sa Cruxi veniva rizzato il patibolo per «i condannati di origine popolare». D’altronde la relazione della funzionaria Porcella non lascia spazio ad alcun dubbio sull’importanza storico-culturale del sito, mentre nella nota trasmessa dal sovrintendente Tola alla direzione regionale dei beni culturali e al sindaco Floris il riferimento legislativo è per il Codice Urbani. Un fatto che non sorprende, perchè è in quell’insieme di norme a stabilire il divieto di costruire a breve distanza da luoghi e edifici classificati come beni culturali e identitari: Sa Cruxi lo è di certo, a certificarlo è la stessa sovrintendenza. Come dire che il progetto di realizzare la rotatoria per le torri di Zuncheddu - che il grande urbanista Pierluigi Cervellati ha definito «mostri osceni» - ha oggi scarse possibilità di entrare nella fase di realizzazione. Una vittoria, ancora da definire, per chi in questi ultimi mesi ha protestato clamorosamente contro la costruzione della rotatoria, un’opera da considerarsi inutile anche perchè la strada nel canyon di Tuvixeddu - cui dovrebbe collegarsi - è bloccata da un vincolo ministeriale. (m.l)