Nel 2010 sono stati censite 271 aree di conferimento illegali: il Comune ha speso Rifiuti, guerra alle discariche abusive
Telecamere per combattere le bombe ecologiche in città
Un milione di euro: è quanto ha speso il Comune per bonificare le discariche abusive. «Soldi che potremmo spendere per altri servizi», dice l'assessore Gianni Giagoni.
Cinquencento gomme d'automobile, impilate l'una sull'altra. Una muraglia di pneumatici costruita nottetempo alla vigilia di Natale sulla sponda est della laguna di Santa Gilla. Gli agenti di polizia municipale non hanno potuto far altro che scattare qualche fotografia e chiamare la società che si occupa per conto del Comune di questo tipo bonifiche. Che ha caricato sui camion quintali di copertoni e li ha portati via.
LE DISCARICHE E non è che la punta dell'iceberg: «Il municipio spende 750 mila euro all'anno per ripulire le discariche abusive della città», racconta l'assessore all'Igiene del suolo Gianni Giagoni. Il suo assessorato ha censito queste piccole (non sempre) bombe ecologiche sparse per Cagliari: ne hanno contato 271 in tutto il 2010. Per bonificare i terreni - spesso in zone centrali - sono stati necessari 487 interventi, più di 40 al mese.
GIORGINO A Giorgino la sezione di polizia ambientale del Corpo municipale è andata decine di volte. Qui i terreni oltre il porto canale, dove sorge il vecchio istituto di rieducazione minorile, sono stati trasformati in un centro di conferimento di rifiuti speciali. Abusivo, ovviamente. C'è un area dove vengono ammassate le batterie d'auto e di camion. Poco più avanti, in mezzo all'erba, i bidoni di olio esausto sono messi in fila e guardano ordinatamente il mare, lontano neanche trenta metri. Basta una mareggiata e via, tutto in acqua. Sulla strada qualcuno ha abbandonato anche lo scheletro di una vecchia paninoteca ambulante: la vetroresina bianca e blu è mangiata dall'umido e dalla salsedine ma resiste nonostante tutto. E poi ancora: vecchie scatole di plastica, taniche vuote, buste piene di spazzatura, parafango di auto, frigoriferi, water, materassi. Una vecchia caldaia. Sedie da giardino. Tavole di legno di ogni tipo e misura. Eternit, a quintali.
BONIFICHE INUTILI Quasi inutile ripulire tutto: «Alcune discariche si riempiono di nuovo di rifiuti, basta qualche giorno. Un esempio? Via Duca di Genova: non facciamo in tempo a portar via tutto che qualcuno deposita altra immondizia», dice Giagoni. E infatti lo sterrato che corre al lato della strada che collega Pirri a Monserrato è uno dei punti preferiti per abbandonare divani sfondati e altre amenità.
Il Comune ha dovuto bandire due gare d'appalto da 130 mila euro ciascuna per garantire la bonifica di queste aree. Che non mancano neanche nella Circoscrizione uno, cioè quella del centro storico: il censimento dell'assessorato parla di 14 siti bonificati durante il 2010. A Sant'Avendrace e dintorni sono state registrate 30 discariche. Un conto che tra Pirri e Su Planu lievita a 112. Ma il record spetta alla quarta e quinta circoscrizione (ovvero San Benedetto e Cep più Sant'Elia, Poetto e Quartiere del sole): 115 depositi abusivi di rifiuti ingombranti e pericolosi. Giagoni elenca le zone più colpite da quelli che definisce «incivili e maleducati»: «Via del Commercio, Calamosca, lo sterrato di via del Sole». E i terreni vicini a via Montecassino, a Pirri, di fronte all'ospedale Oncologico e al Microcitemico.
TERRENI PRIVATI Quasi il 90 per cento di queste discariche sono state realizzate su aree private. Solo 22 su terreni comunali, mentre sono una quindicina quelli “misti”, dove sono interessate proprietà pubbliche e private.
«Negli ultimi anni abbiamo alzato la guardia: sono state individuate le discariche e rintracciati i proprietari dei terreni. E se notiamo che i rifiuti vengono abbandonati più volte nello stesso punto, imponiamo con un'ordinanza di recintare la proprietà».
LE SPESE Le spese complessive per eliminare questi depositi abusivi superano il milione di euro. Anche perché non sempre il Comune si può limitare a portare nelle discariche autorizzate i rifiuti, ma spesso deve bonificare i terreni per evitare che liquami, oli esausti, eternit e detriti rovinino il suolo e magari inquinino le falde acquifere. «Con questi soldi potremmo fare altro, purtroppo per colpa di alcuni incivili siamo costretti a spenderli in questo modo. Tutto questo nonostante sia attivo un servizio di ritiro a domicilio dei rifiuti ingombranti», spiega Giagoni.
LA MAPPA Quali sono le vie della città scelte per abbandonare gli “ingombranti”? Secondo i registri compilati dagli addetti della nettezza urbana nel 2009, la preferita è via Schiavazzi, dove in dodici mesi sono stati raccolti 130 pezzi, tra frigoriferi, mobili, divani, batterie. Poi viale Monastir (107), via Timavo (96) e via Emilia (95). Non mancano le strade dei quartieri storici: via La Marmora (68), via Mameli (66) e via dei Genovesi (67). In via Podgora sono stati caricati sui camion 57 rifiuti ingombranti in un anno, in via Tuvumannu 56 e in via Adige 55.
LE TELECAMERE Oltre a censire e controllare regolarmente le discariche, da qualche mese Palazzo Bacaredda è passato al contrattacco: ha installato sei telecamere in altrettanti punti della città, per riprendere e individuare chi abbandona copertoni e frigoriferi per strada.
Il comandante del Corpo di polizia municipale Mario Delogu parla di «progetto sperimentale» e aggiunge: «In qualche caso abbiamo videoregistrato i responsabili, anche se non siamo riusciti a identificarli. Ma stiamo affinando gli impianti per poterlo fare». Gli obiettivi sono nascosti su pali e lampioni e vigilano sulle aree più a rischio. Sia in periferia che nel centro città. Per ora però i vigili si sono scontrati con alcune difficoltà tecniche: «A noi serve avere una visuale in campo largo, per controllare una porzione molto ampia. Purtroppo questo tipo di immagini non riescono ad avere la nitidezza necessaria per identificare le persone che compiono questi atti. E poi c'è l'alimentazione delle telecamere: spesso ha una durata breve, perché per registrare durante la notte utilizziamo gli obiettivi a infrarossi».
PERIODO DI PROVA La sperimentazione, poi, costa. Ecco perché Delogu chiarisce: «Questo progetto è ancora in prova, dobbiamo ancora renderci conto se il rapporto costi-benefici è giusto. Se per sanzionare un cittadino siamo costretti a spendere un importo elevato, non ne vale la pena. Ma bisogna anche considerare che l'amministrazione comunale ha impegnato molti fondi per bonificare e ripulire certe aree. E dobbiamo far di tutto per mantenerle così».
MICHELE RUFFI
11/01/2011