Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Crisi profonda, politici immobili»

Fonte: La Nuova Sardegna
7 gennaio 2011



Il pil crolla, un cagliaritano su cinque è povero, la cig fenomeno diffuso




GIUSEPPE CENTORE

CAGLIARI. La città e il suo territorio non ripartono, anzi arretrano pesantemente, trascinando l’isola in una crisi peggiore dell’Ottanta. I dati illustrati da Cgil, Cisl e Uil nella tradizionale conferenza stampa di inizio anno, fotografano una realtà diversa da quella immaginata da politici e istituzioni locali e regionali. Diminuzione del Pil di sei punti; povertà (assoluta e relativa) intorno al 20 per cento della popolazione; circa 10mila persone che dall’occupazione sono passate all’inattività; tremila lavoratori aggrappati agli ammortizzatori sociali, tra cassa integrazione e mobilità. È questo il quadro tracciato dalle segreterie territoriali dei confederali, solo dando uno sguardo agli ultimi dati Istat e a quelli elaborati dall’Istituto Tagliacarne (uno dei centri di ricerca, costola dell’Unione delle Camere di Commercio, più apprezzati nel paese). «Numeri drammatici - ha detto il segretario provinciale della Cisl, Fabrizio Carta - anche se vogliamo guardare anche alle prospettive di questo territorio: ci sono molte potenzialità inespresse. Sta alla politica passare dagli slogan ai fatti, e rispondere con offerte di lavoro a un territorio che oltre le apparenze sta scivolando verso una condizione sociale prima che economica a dir poco complessa. Basta considerare il tasso di occupazione che in Provincia, nel 2009, si è attestato al 53,7%, con una diminuzione in un anno del 1,8%. «Oltre diecimila persone - si legge nel documento riassuntivo delle tre sigle (insieme a Carta erano presenti Gianni Olla per la Uil e Nicola Marongiu per la Cgil) - sono passate dallo stato di occupazione allo stato di inattività: scoraggiati non cercano più lavoro. E quando ricevono le indennità queste non superano in troppi casi i 500 euro mensili». Dati analogamente drammatici quelli sul fronte degli ammortizzatori sociali: 174 le unità produttive e 2189 i lavoratori che fruiscono della cassa integrazione in deroga. Mentre 251 aziende e 636 lavoratori sono inseriti nelle liste di mobilità. La Regione ha messo nella fornace della Cig 9 milioni di euro per la provincia, a fronte dei 22 messi dal ministero del lavoro (il dato regionale dice che al 30 novembre tra cig e mobilità in deroga sono stati erogati 120 milioni di euro dei quali 40 messi dalla Regione). Cgil, Cisl e Uil hanno ricordato anche le battaglie del 2010, da Vol 2 al Teatro Lirico passando per la vertenza delle imprese d’appalto di Trenitalia e di quelle della base di Decimo, per arrivare alla vertenza, con connotati esclusivamente sardi, della sanità privata che ha visto il gruppo Kinetica mettere sulla strada oltre 120 persone. E a riprova che la crisi ha connotati unici nella nostra isola il dato degli infortuni sul lavoro: sono in calo, rispetto al resto del paese, a riprova forse che non si è lavorato tanto sulla sicurezza ma che mancano proprio le occasioni di lavoro. Le strategie dei sindacati per il futuro passano attraverso l’apertura di nuovi tavoli di contrattazione con gli enti locali. E sulle potenzialità di sviluppo del porto, dell’aeroporto e del settore edile. «Si sono perse le opportunità - hanno spiegato i rappresentanti delle tre sigle - del campus universitario e del Betile. Una città metropolitana si caratterizza anche per simboli, immagini, tutto ciò che a noi manca. Cagliari è una realtà bipolare, per non dire schizofrenica: di giorno ospita 300mila persone, la sera questo dato si dimezza, relegando nella cerchia urbana soprattutto anziani. Siamo l’unica area metropolitana del paese a perdere ancora abitanti, a fronte di un trend in crescita ovunque».
A fronte di queste realtà il sindacato registra una conflittualità e una parcellizzazione degli interventi delle istituzioni preoccupante. «La crisi devastante deve essere combattuta con misure straordinarie, con decisioni rapide per favorire lo sviluppo, dalle aree controverse del porto canale, la cui non assegnazione - ha detto Marongiu - favorisce solo Malta e la Tunisia, agli interventi per rafforzare i settori tradizionali, dal commercio all’edilizia. Assistiamo invece a interventi parcellizzati e alla fine inutili. «Favorire i pochi investimenti presenti e futuri - ha concluso Olla - dalla 554 alle aree di Buoncammino da ripensare in chiave universitaria. Se nel 2011 non assisteremo a un cambio di rotta difficilmente registreremo elementi positivi tra dodici mesi». A livello cittadino i sindacati possono stare tranquilli: a maggio ci sono le elezioni «chiederemo comunque subito un confronto con i candidati», sino all’autunno non succederà nulla.