Polemica tra segreteria regionale e provinciale dell'ldv sulla mancata partecipazione alle selezioni
Da una parte il coordinamento regionale, che ha deciso di ritirare la candidatura di Giovanni Dore alle selezioni interne del centrosinistra e pretenderebbe anche di ritirare i propri componenti dal Comitato per le primarie, dall'altra la segreteria regionale che bolla la scelta come «poco comprensibile» e esprime «forte rammarico per il ruolo subalterno e assolutamente marginale cui è stato relegato per l'ennesima volta il nostro partito».
È scontro aperto all'interno dell'Italia dei valori. Tutto ha inizio con una comunicazione del segretario regionale Federico Palomba, che scrive ai dirigenti provinciali Roberto Milia e Antonio Guerrieri (quest'ultimo rappresentante del partito nel Comitato organizzativo delle primarie) per chiarire le decisioni: «Il coordinamento regionale del 27 dicembre, anche in attuazione di una direttiva nazionale, ha deciso che nessun componente di Italia dei Valori avrebbe partecipato alle primarie. Ricorre quindi una ragione in più perché nessun componente di Idv faccia parte del comitato per le primarie».
Milia e Guerrieri però rispondono polemicamente. «Tale decisione non è stata resa nota in alcun modo, non solo a noi, ma a quanto pare neppure agli altri esponenti del partito che a vario titolo, e nei diversi territori, stavano partecipando alle trattative con gli altri partiti della coalizione per la definizione di candidature condivise per le previste elezioni primarie».
I due, rispettivamente segretario e vicesegretario provinciale, si chiedono cosa significhi veramente la decisione: il ritiro di Dore potrebbe sottintendere «la volontà del partito di uscire completamente dalla coalizione di centro sinistra».
E sarebbe un tradimento degli accordi presi con il resto del centrosinistra: «Apparirebbe difficile comprendere la ragione per la quale doversi disimpegnare anche dalla fase strettamente organizzativa, tradendo in tal modo gli accordi intercorsi con gli altri partiti della coalizione, nello stesso documento politico sottoscritto dai segretari regionali l'8 novembre scorso e mai revocato. Questa è una scelta che rischierebbe di apparire tipica di una politica da Prima Repubblica, sicuramente percepibile (e percepita) come meramente opportunistica».
Ecco perché Milia e Guerrieri si definiscono preoccupati per le sorti del proprio partito «incapace di esprimere candidature credibili e condivise in nessuno dei Comuni della provincia, nonostante annoveri, tra i suoi militanti, persone perfettamente in grado di assumere questo impegno». ( m.r. )
03/01/2011