Il progetto finanziato dalla Regione servirà per controllare i microrganismi del Parco
Via alla ricerca per verificare lo stato di salute dell'oasi
Entra nel vivo il progetto di ricerca che ha chiamato a raccolta alcuni dei massimi esperti di sistemi idrici.
Imparare a conoscere meglio l'oasi di Molentargius studiando gli esseri che la abitano, soprattutto quelli minuscoli e meno visibili. Entra nel vivo il progetto di ricerca che ha chiamato a raccolta alcuni dei massimi esperti di sistemi idrici che cercheranno di capire lo stato di salute del più grande parco naturale cagliaritano, attraverso il censimento e l'analisi delle specie animali che risiedono tra lo stagno e le saline.
LA RICERCA Dopo la prima fase di studio della comunità dei «macroinvertebrati» (animali di dimensione superiore al mezzo millimetro che possono trascorrere gran parte della loro vita in acqua come i coleotteri acquatici, le lumachine e gli efemerotteri), la ricerca condotta da Francesco Livretti punterà la lente del microscopio, in senso più pratico che metaforico, sul mondo invisibile (o quasi) all'occhio nudo. Batteri, microrganismi e tutto ciò che viene prodotto dalla decomposizione delle sostanze organiche, vegetali o animali, che si trovano all'interno dei confini del parco. «Lo studio dei macroinvertebrati acquatici», spiega Livretti, «ci consente di incrementare le conoscenze sulla biodiversità delle aree umide e permette di evidenziare eventuali pressioni sull'ambiente. I risultati ottenuti permetteranno una migliore comprensione dell'ecosistema di Molentargius, evidenziandone anche potenziali criticità».
L'OBIETTIVO Insomma: capendo lo stato di salute degli abitanti, anche di quelli più piccoli, si arriverà a comprendere con maggiore precisione anche quello dell'intero parco, idealmente identificato come un gigantesco, quanto affascinante, unico essere vivente. Ora, dunque, si passa all'invisibile. Raccolto il materiale, in particolare le foglie delle canne, l'equipe di specialisti coordinati dalla biologa Laura Durante inizierà l'analisi degli elementi organici. «Negli ecosistemi acquatici», chiarisce l'esperta, «la quantità di detrito organico deve essere in equilibrio con i processi che portano alla sua decomposizione e quindi al ricircolo delle sostanze nutritive. L'alterazione di questo equilibrio può portare ad una diminuzione della concentrazione di ossigeno disciolto nell'acqua e quindi allo scadimento della qualità dell'ambiente. Per questo motivo l'Ente sta operando lo studio della decomposizione del detrito e della comunità dei macroinvertebrati».
IL PROGETTO Lo studio (finanziato grazie ad un contributo della Regione) si chiuderà a maggio del 2012, quando l'enorme quantità di dati raccolti verrà elaborata svelando lo stato di salute dell'intera area umida, ma sarà anche l'occasione per molti giovanissimi ricercatori di mettere in pratica le rispettive capacità direttamente all'interno di una delle oasi naturali più ricche di vita del Mediterraneo.
FRANCESCO PINNA
02/01/2011