Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

“Bothanica”, un fiore di spettacolo

Fonte: L'Unione Sarda
30 dicembre 2010

Dopo lo show del 2008 all'Anfiteatro, la compagnia di danza si esibirà al Teatro Lirico il prossimo mese

I Momix a Cagliari, parla il direttore tecnico Melis

Chi non è riuscito a vederli nell'estate del 2008 all'Anfiteatro romano di Cagliari, potrà rifarsi questa volta. I Momix di Moses Pendleton sbarcano il prossimo mese nel capoluogo con l'ultima produzione intitolata “Bothanica”, che solo in Italia ha raccolto oltre 150 mila spettatori in appena due anni. Un allestimento che il pubblico sardo ebbe modo di gustare in anteprima attraverso alcuni quadri presentati all'interno dell'antologico “The best of”.
Organizzato dall'agenzia “Ad arte” in tandem con il Lirico, lo spettacolo stazionerà dal 25 al 30 gennaio sul palco del teatro di via Sant'Alenixedda. Incentrata sul ciclo delle quattro stagioni, con le alchimie pendletoniane che verranno trasformate in emozioni da dieci formidabili danzatori-atleti, l'opera è ricca di magia, poesia, invenzioni coreutiche (il background di Pendleton è ancorato alla modern dance), strutture scenografiche ammalianti, rigore tecnico, luna-park visivi, fluorescenze, sfide alla legge di gravità, e sarà accompagnata da tanta buona musica: Vivaldi, Peter Gabriel, Transglobal Underground, Angélique Kidjo. Tra sogno e amore per la natura.
«Il tema dell'ambiente è al centro di molte idee di Pendleton», afferma Gianni Melis, cagliaritano doc, da dieci anni nella celebre compagnia americana con il ruolo di direttore tecnico. «Per questo allestimento ho creato alcuni oggetti. Lo spettacolo durerà due ore e sarà suddiviso in due parti: inverno-primavera e estate-autunno. Con “Bothanica” Pendleton è ritornato al tema di “Opus Cactus”, quello sulla natura, dove scrutava il deserto e gli insetti da cui è abitato».
L'ideatore ha paragonato la nuova messinscena a certe poesie brevi di Neruda. Lei invece a cosa lo lega?
«Ad alcune riflessioni: come ci stiamo trattando, la realtà che ci circonda».
Pendleton ci ha messo cinque anni per portare in scena questa produzione: ha scattato migliaia di fotografie sulla natura e ascoltato per parecchio tempo le registrazioni dei rumori prodotti dall'ambiente.
«Moses è un osservatore ossessivo del microcosmo naturale. Più che rimanere colpita dalla vista di un albero secolare, la sua attenzione viene colpita da cosa c'è dentro un fiore. Piccoli particolari che poi trasferisce nelle creazioni. Ciò che lo spettatore ritrova sul palco è frutto di quello che lui osserva intorno a casa sua, nel Connecticut. A fianco all'abitazione c'è un vecchio fienile di dieci metri. I suoi spettacoli nascono lì, dove spesso invita i danzatori. La maggior parte di loro, la prima volta, si aspettavano una grande sala prova a New York, invece…».
Quante ore al giorno si allena la compagnia?
«Otto, nove ore. Pendleton è un perfezionista, vuole sempre il massimo, anche se poi sa benissimo di poter contare su danzatori eccezionali, sia sul versante tecnico che creativo».
Trent'anni di attività e un successo che non ha mai conosciuto scricchiolii…
«I Momix permettono di fuggire dalla realtà ed entrare nella fantasia. Piacciono a grandi e bambini. Ogni spettacolo è un trionfo. Con i suoi danzatori Moses riesce a fare numeri paragonabili a quelli dei grandi concerti pop. È conosciuto in tutto il mondo e ha un'agenda fittissima di impegni».
Con “Bothanica” quante repliche avete fatto?
«Trecentocinquanta».
Qual è, a suo giudizio, il lavoro più bello dei Momix?
«Non è facile rispondere. “Passion”, ad esempio, è una produzione che mi è piaciuta molto. Contiene un lavoro di immagine e danza di altissimo livello, formale ed estetico».
Sarà a Cagliari per lo spettacolo?
«Ancora non lo so. Forse dovrò seguire un gruppo dei Momix impegnati in un'altra produzione: “Remix”. Ogni allestimento, infatti, ha i suoi interpreti. Anche se naturalmente spero di potere essere al Lirico».
CARLO ARGIOLAS

30/12/2010