Da Sassari un appello: «Progetti lesivi dell’ambiente»
CAGLIARI. Arriva da Sassari un appello perchè venga fermata la cementificazione di Tuvixeddu: sono i partecipanti al diciannovesimo convegno internazionale ‘L’Africa Romana’ a rivolgerlo alle istituzioni, sottolineando la minaccia che incombe su un’area archeologica monumentale «di valenza mondiale, che fa grande la Sardegna e l’Italia». Il documento è stato sottoscritto anche dal rettore dell’Università sassarese Attilio Mastino.
«Sull’area del contesto Tuvixeddu-Tuvumannu - è scritto nell’appello - insistono progetti e investimenti finalizzati all’edilizia civile, fortemente lesivi dell’unità ambientale e destinati a sottrarre il bene alla fruizione pubblica per consegnarlo a quella privata. Nel 2000 il Comune di Cagliari e la Regione Sardegna hanno preso impegni e ratificato accordi su quelle progettualità, prima dell’entrata in vigore di leggi e provvedimenti che hanno profondamente modificato la considerazione del bene ambientale. Oggi una revisione della situazione viene imposta dal piano paesaggistico regionale e dallo stesso Codice dei Beni Culturali e del paesaggio, che introduce il concetto del bene paesaggistico come unità contestuale».
In sostanza gli studiosi chiedono lo stop al piano di Nuova Iniziative Coimpresa, che a loro giudizio altererebbe l’unità del paesaggio storico: «Dovrebbe essere evitata - è scritto ancora - un’ulteriore grave compromissione del colle, già martoriato in passato da azioni di trasformazione che ne hanno pesantemente alterato i valori archeologici e paesaggistici. Una compromissione che a questo punto sarebbe purtroppo irreversibile. Esso costituisce infatti un elemento di fondamentale importanza per il paesaggio storico di Karalis, in quanto la percezione paesaggistica originaria del luogo, è legata al sistema dei colli a tal segno da essere generatrice del nome stesso di Cagliari». La difesa dei colli punici è veemente: «Invitiamo pertanto a prendere atto di questa innovativa visione del paesaggio, per un recupero dell’unità ambientale nel suo contesto».
Gli studiosi - la cui posizione è stata ripresa con una nota da Legambiente - fanno riferimento alle norme di tutela e ad altri pronunciamenti autorevoli: «Al vincolo archeologico del 1996 - è scritto nel documento - si è aggiunto quello paesaggistico, quindi il piano paesaggistico regionale e infine recentemente il riconoscimento del bene culturale come testimonianza dell’attività mineraria. Da anni il pronunciamento di studiosi di chiara fama, delle due Università di Sassari e Cagliari nonchè la diffusa percezione dei cittadini fa sì che sia evidenziato il valore di appartenenza e di identità storica, non negoziabile con promesse di sviluppo economico di breve durata ma, al contrario, suscettibile di vantaggi economici importanti e durevoli, se utilizzato in modo saggio e lungimirante».
La richiesta finale è categorica: «Si chiede di perseguire con ogni mezzo l’obiettivo fondamentale che l’intera unità ambientale Tuvixeddu-Tuvumannu ritorni a essere patrimonio della collettività. La realizzazione di un grande Parco Tuvixeddu-Tuvumannu, che comprenda l’intera area di circa cinquanta ettari, un’occasione per impostare un nuovo indirizzo che abbandoni la logica della crescita della città con la saturazione edilizia quantitativa e parta invece dai vuoti urban per rilanciare la qualità della vita nell’intera area metropolitana di Cagliari». (m.l)