Presidenti in rivolta contro la norma che sopprime i parlamentini nelle città sotto i 250 mila abitanti
Carboni: «I costi della politica non sono certo in queste piccole entità»
CAGLIARI. Anche Cagliari è entrata nel gruppo di lavoro del comitato nazionale delle circoscrizioni per fronteggiare gli effetti del decreto in discussione e contro la soppressione dei parlamentini a partire già dalle elezioni amministrative del 2011 per effetto della legge 42 del 2010. Con un colpo di spugna si vuole spazzare via un’esperienza di militanza civica, di partecipazione popolare e di condivisione delle scelte dell’amministrazione attraverso le consultazioni obbligatorie. I pareri delle circoscrizioni, è noto, non sono vincolanti, ma finora i parlamentini di quartiere sono state le cinghie di trasmissione della volontà popolare da una parte e delle intenzioni dell’amministrazione comunale, dall’altra. E’ noto che il motivo della soppressione è nella necessità di contenere i costi della politica. Ma secondo i rappresentanti di questi organismi non si comprende cosa si pensi di risparmiare eliminando le circoscrizioni e non invece affrontando il grande tema degli sprechi di ben altre assemblee. C’è anche un problema di democrazia: con la stessa riforma Cagliari avrebbe non più 40 consiglieri comunali, ma 32 e quindi la rappresentatività popolare subirebbe un ulteriore taglio. I movimenti civici non possono essere considerati l’alternativa alla circoscrizione che ha anche il ruolo di terminale dell’amministrazione pubblica più vicino al cittadino. Così Gianfranco Carboni, battagliero presidente della circoscrizione numero 1: «In riferimento all’abolizione delle circoscrizioni nelle città con meno di 250 mila residenti appare opportuno, essendo nelle prerogative del consiglio regionale della Sardegna, un intervento normativo che ripristini gli organi di partecipazione e decentramento nei comuni capoluogo. Nel momento in cui - scrive ancora Carboni - contemporaneamente alla abolizione delle circoscrizioni, a Cagliari, i consiglieri si ridurranno da 40 a 32. Allo stesso tempo ritengo incongruo e antistorico il tentativo di alcuni di ripristinare i numeri attuali dei consiglieri comunali nelle amministrazioni che andranno ad elezioni nel 2011. Le diminuzioni dei cosiddetti costi della politica - continua Carboni - non mi paiono riconducibili alle circoscrizioni. I costi sono ben altri così come la volontà dell’attuale consiglio comunale nel non comprendere che le aspettative e i percorsi personali sono separati dalla valutazione degli aspetti generali dell’amministrazione. Per amministrare Cagliari e gli altri capoluoghi è necessario un organismo di partecipazione popolare anche dopo le elezioni del 2011. Indubbiamente, la prevista squadra amministrativa comunale composta da soli 32 consiglieri comunali aprirà la porta a consulenze aggiuntive non determinate dalla volontà degli elettori. A tutt’oggi consulenze già abbondanti. Pertanto - conclude - ho provveduto a richiedere ai capigruppo in consiglio regionale un intervento che preveda il ripristino degli organismi di partecipazione nei capoluoghi. La richiesta, nei colloqui avuti, mi pare abbia ottenuto un assenso di massima».