L’ex presidente dell’Ersu Solinas sul mancato campus in viale La Playa
I finanziamenti regionali e statali erano stati definiti mancava l’affidamento dell’appalto all’impresa per i lavori
CAGLIARI. Dopo il coinvolgimento della Procura della Corte dei Conti, sulla mancata realizzazione del campus nell’area ex Sem di viale La Playa la nebbia che avvolge l’intera vicenda invece di diradarsi rischia di diventare più fitta. L’unica certezza, purtroppo per gli studenti, è che a dieci anni di distanza dalla decisione di realizzare lì una moderna casa dello studente con i servizi annessi, niente è stato fatto, e a questo punto, per due ordini di fattori, nulla si farà nell’immediato futuro.
Mancano infatti i soldi e la volontà politica. Se ai primi, con miracoli contabili e con una forte progettualità si può porre rimedio, per la seconda non c’è disponibilità che tenga. Le cause? Percorrendo a ritroso le responsabilità in Ersu si potrebbero trovare le ragioni di questa inspiegabile stasi, ma non tutti i protagonisti di questa vicenda hanno potuto dire la loro.
Non si è riusciti, ad esempio, a rintracciare il presidente il presidente uscente di Ersu, Daniela Noli. L’ex assessore alle politiche giovanili del Comune ha esaurito il suo mandato lo scorso 9 dicembre. Da quella data l’ente è senza guida. Dopo le recenti elezioni delle componenti, il cda deve essere formalmente nominato da Cappellacci; difficilmente le nomine arriveranno per la fine dell’anno.
Prima del breve regno di Giancarlo Nonnoi, in carica per il solo 2009, a guidare l’Ente per quattro anni è stato l’attuale consigliere regionale del Psd’Az Christian Solinas.
Dal 2004 al 2008 la pratica campus era il cuore dell’attività della sua amministrazione, ma Solinas parte dalla fine, dal 2008. «Quando sono andato via l’intera opera era finanziata, con fondi dell’ente, regionali e statali. La realizzazione del campus nell’area ex Sem era fuori discussione. L’ente - continua Solinas - ha semplicemente dato attuazione a una precisa disposizione normativa; c’era il concerto di tutti gli enti interessati, e la copertura finanziaria era ben maggiore dei fondi oggi oggetto di contestazione. L’Ersu era titolare dell’area, doveva solo affidare l’appalto». Solinas giudica poco significative le questioni legate al cambio di passo imposto da Soru con la scelta dell’architetto brasiliano Paulo Mendes da Rocha per la realizzazione del campus. «Le concessioni edilizie per la casa dello studente c’erano, per il campus no, ma poi arrivò l’accordo di programma tra Comune e Regione che lo favoriva; la delibera del consiglio comunale che sconfessò quell’accordo fece naufragare anche il mega-progetto. L’ente si è trovato in mezzo a uno scontro tra Comune e Regione, e chi ci ha rimesso sono stati solo gli studenti».
Solinas conclude ammettendo che il progetto da Rocha era fuori scala rispetto «alle nostre abitudini», ma se si «fosse affrontato il tema sotto profilo dell’interesse pubblico si poteva comunque trovare una mediazione».
Il punto vero è che da allora, solo due anni fa, si scontrarono due idee astrattamente entrambe corrette, che prevedevano alternativamente o il polo unico studentesco, alla ex Sem o nell’area di Sa Duchessa o come ipotizzato dal commissario dell’Ersu Silvaldo Gadoni nel 2003, nell’area di Tuvumannu, oppure l’idea di campus diffuso nel centro storico, Castello in primis, che avrebbe rivitalizzato il quartiere destinando importanti risorse alla riqualificazione globale di quell’area. Il risultato, come previsto, è stato che nessuna delle due opzioni si è concretizzata. E Cagliari ha circa mille posti letto per gli universitari, con 15mila fuori sede e con le ultime acquisizioni, come l’hotel ex Moderno, vecchie di dieci anni. Da allora nessuna risposta è stata data ai fuori sede, costretti a subire i prezzi folli dei privati, unici veri beneficiari di una stasi che da sola basterebbe a mettere sul banco degli imputati, politici, tutti coloro che avevano la possibilità di aprire il cantiere alla ex Se e non lo hanno fatto.(g.cen.)