Lirico. Il segretario del Libersind: Soudant ottima scelta, niente contro Pietrantonio
Andrea Saccarola: via gli agenti teatrali per abbassare i costi
Il ministero della Cultura conferma che il finanziamento al Lirico per il 2010 è di 7.987.354 euro.
«Noi non abbiamo mai contestato Pietrantonio, Caldo o Biscardi. Ci ha spaventato il vuoto che si è creato in teatro, la situazione economica, la mancanza di programmazione. Per noi non è un problema di persone ma di programmi e di governo».
Veneziano, primo oboe dell'orchestra del Lirico, a Cagliari dal '99, Andrea Saccarola, segretario regionale del Libersind, è soddisfatto, per ora, delle scelte fatte dal consiglio di amministrazione della Fondazione per riportare a galla un teatro che ha rischiato (e rischia) di affondare. Per il sindacato che rappresenta buona parte degli orchestrali (45 su 73) il sovrintendente dimissionario - che Cgil, Cisl, Snater e Css vedono come il principale artefice dello sfascio e la persona meno adatta a timonare nel mare in tempesta - non è il problema: «Noi non personalizziamo: ci va bene chiunque, basta che governi».
Dunque Pietrantonio non ha colpe?
«Checché ne dica il ministro Bondi, l'ultima tranche del Fondo unico per lo spettacolo, quella da due milioni e sei, non è arrivata tanto che tutti i teatri italiani si sono ritrovati senza soldi e sono in crisi».
Quindi la responsabilità della crisi è del ministero?
«In parte sì. Basta guardarsi attorno. Genova, ad esempio, è a rischio di chiusura: i dipendenti hanno accettato i contratti di solidarietà. Noi senza quei tagli (ieri il sottosegretario alla Cultura Francesco Maria Giro ha confermato che al Lirico sono stati destinati 7.987.354 milioni anziché i 10,2 inseriti in bilancio, ndr) forse non saremmo qui a discutere».
Allora perché gli altri sindacati protestano?
«Praticamente non lavoriamo da tre mesi, non abbiamo avuto la tredicesima, gli stipendi sono a rischio. Capisco le preoccupazioni dei colleghi e le rispettiamo, ma noi abbiamo scelto un'altra strada. Spero solo che i colleghi non vengano strumentalizzati».
Da chi?
«No so. Certo, siamo rimasti sorpresi che Pietrantonio si sia dimesso poco dopo essere stato confermato. Non vorrei che il teatro fosse al centro di scontri tra fazioni politiche».
E per quale ragione?
«La ignoro. Qualche volta ho avuto la sensazione che i dipendenti siano strumentalizzati, che qualcuno usi lo spettro della mancanza degli stipendi per alimentare le loro paure».
Come vede la nomina di Soudant, che sarà confermata oggi?
«È una persona di caratura internazionale e ha portato con sé Giuseppe Cuccia che, a quanto ci dicono a Palermo, dove ha lavorato, è un uomo che conosce il teatro e sa come farlo funzionare, il tipo di persona che serve in questo momento».
Qualcuno dice che non lavorate abbastanza?
«Chi lo dice non ha idea di come funzioni un'orchestra. Noi siamo sempre stati disponibili a qualsiasi confronto che porti a un aumento della produttività tanto più in questo periodo. Voglio ricordare che di nostra iniziativa, per lavorare di più e per un periodo gratuitamente, sino a due anni fa abbiamo suonato ogni domenica nel foyer del teatro».
Quanto lavora un musicista?
«Faccio sei ore di prove con l'orchestra e quando rientro a casa suono per altre tre, poi mi devo preparare le ance eccetera. Guardi, se un orchestrale non lavora si vede perché al concerto sbaglia, fa una figuraccia e rischia di essere cacciato dal direttore. Il palco, mi creda, è solo la punta dell'iceberg del nostro lavoro».
Quanto guadagna?
«Io che sono il primo oboe e ho il massimo degli scatti guadagno, con l'integrativo, 2100 euro al mese».
E i coristi?
«Al massimo 1800 euro. Le garantisco che siamo tra gli orchestrali meno pagati d'Italia».
Dicono che al Lirico si utilizzino molti “aggiunti”.
«Falso anche questo. Il problema è che l'orchestra dovrebbe essere formata da 82 musicisti ma ad oggi, a causa del blocco delle assunzioni, gli stabili sono 73. Quando gli organici delle varie produzioni (concerti sinfonici oppure opere liriche) lo richiedono, agli stabili deve essere integrato il personale cosiddetto aggiunto per fare in modo che si possa eseguire quanto programmato».
Dunque si risparmia programmando opere che non richiedono troppi orchestrali?
«È una strada, certamente. Si può fare una stagione di qualità programmando opere del '700 i cui ruoli principali possono essere ricoperti dai coristi del teatro, che sono di altissimo livello».
E i direttori di fama, i registi costosi?
«Ha toccato il punto dolente. Credo che i risparmi maggiori vadano fatti sui contratti dei direttori d'orchestra, dei registi, dei solisti ospiti e dei complessi musicali invitati in stagione. I costi di queste voci sono esorbitanti e provvedimento imprescindibile per la sopravvivenza stessa dei teatri è l'abbattimento di queste uscite».
E la rinuncia ai potentissimi agenti teatrali?
«Le agenzie sono un dramma per i teatri, fanno lievitare i costi. Lo dice anche Zubin Metha».
E perché si ricorre sempre alle agenzie?
«Non glielo posso dire altrimenti mi denunciano. Dico solo che sono sempre le solite due o tre e che solo in Italia i protagonisti sono pagati così tanto. Bisogna dire basta. Ti va bene il cachet che ti offro? No? Pazienza, ne cerco un altro. Un direttore artistico deve andare in giro a cercare talenti non prendere sempre o troppo spesso il Pavarotti di turno. Si poteva fare in tempi di vacche grasse, ora no».
FABIO MANCA
22/12/2010