Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Non posso regalare nemmeno un sorriso ai miei tre figli»

Fonte: L'Unione Sarda
22 dicembre 2010

Le storie. Tre disoccupati

I nuovi poveri del 2010 sono gli insospettabili. Mantenevano i figli all'università, guidavano la berlina acquistata con la finanziaria, erano e rimangono proprietari di un appartamento che si paga a rate, trentennali. Con qualche stravizio e sfizio. Ora sono ex: impiegati, liberi professionisti al tracollo, impresari che da un giorno all'altro hanno chiuso i battenti. A ruota sono caduti gli altri anche per la serrata in massa di piccole e medie imprese che garantivano lo stipendio. «La chiusura delle industrie», commenta don Marco Lai, «ha causato un effetto domino». Insomma, per colpa di un'economia che non gira più come prima, la crisi incessante sta mettendo molti all'angolo facendo crescere a dismisura (fra il 2008 e il 2009) le richieste d'aiuto da parte di cagliaritani senza reddito».
«MI SENTO INUTILE» «Un uomo senza lavoro, è un uomo senza dignità. Mi sento inutile», dice Gianni De Agostini, 50 anni, due figli a carico di 15 e 21 anni. «In questo periodo di festa non posso manco regalare un sorriso ai miei tre bimbi» gli fa eco Luciano Tedde, 45 anni, 450 euro d'affitto da pagare. A Roberto Loi, 37 anni, anche lui sposato con due figli di 4 e 9 anni, è caduto il mondo addosso: «È Natale, ma non ho la forza di sorridere. Per fortuna i bimbi sono piccoli, forse non percepiscono la mia disperazione». «Io sono demoralizzato: nessuno di noi chiede assistenza. Vogliamo lavorare», chiosa Renato Tocco, 45 anni, due figli, una invalida al cento per cento.
CAGLIARI FATTI BELLA Ex operai nel cantiere comunale “Cagliari fatti bella”, sono stati licenziati al termine del contratto: i nuovi poveri di Cagliari sono anche loro. Seduti al tavolino di un bar, questi quattro uomini (ex lavoratori, con un curriculum lungo pagine e pagine: Tedde parla quattro lingue) raccontano cosa significa la povertà per un quarantenne con famiglia a carico. Sono padri mortificati, che dall'oggi al domani, si sono ritrovati senza un centesimo entrando di diritto nell'esercito degli indigenti: «Ma non vogliamo sussidi: chiediamo di riavere un lavoro che per mesi abbiamo fatto bene».
«Per me è l'ultima spiaggia, l'alternativa è andare a rubare», sbotta Tocco. Anche per Loi quell'occupazione «è stata una manna dal cielo. Ora perché ci mandano via?». (i. m.)

22/12/2010