Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Porto, sì al nuovo piano regolatore

Fonte: La Nuova Sardegna
20 dicembre 2010



Il lungomare cambierà volto, ufficiale l’approvazione del ministero



CALIENDO Uno strumento indispensabile per la pianificazione del territorio e le autostrade del mare

ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. L’ultimo piano regolatore del porto risale al 1933. Mentre la variante più vicina a noi è di quarantatre anni fa. Da qui la soddisfazione di Paolo Fadda, presidente dell’Autorità portuale, nel presentare ieri sera il nuovo piano regolatore «approvato nei giorni scorsi definitivamente dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti».
Secondo Cosimo Caliendo, direttore generale del ministero delle Infrastrutture e trasporti, il porto di Cagliari è destinato a svolgere un ruolo nelle autostrade del mare. Mentre per il deputato Eugenio Minasso, che ha portato i saluti del ministro Altero Matteoli, lo scalo diventerà «un modello da esportare» per la possibilità di integrare impresa e turismo.
La filosofia. Il nuovo strumento urbanistico, ha spiegato Fadda, punta a ridisegnare le funzioni dello scalo storico, che diventerà prevalentemente turistico con lo spostamento delle attività commerciali nello scalo industriale. Quest’ultimo viene potenziato soprattutto nel suo ruolo di porto transhipment (in cui le grandi navi scaricano i container che poi vengono smistati in navi più piccole per le destinazioni specifiche). «Col piano regolatore possiamo dare corpo a tutto questo e rendere operativi i progetti».
I due piani. Il piano regolatore portuale è stato realizzato in parallelo a quello urbanistico (Puc) della città. La svolta parte dai primi anni Novanta del secolo scorso quando l’amministrazione comunale decise che Cagliari, per trovare un proprio spazio, dovesse puntare prevalentemente sul turismo. Da qui la scelta di convertire il porto storico in turistico.
Molo Ichnusa. In questo spazio è già stato realizzato lo scalo per le crociere, anche se questo tipo di navi non possono ancora attraccare (visto il pescaggio dei transatlantici) senza aver dragato prima i fondali. E se ne parla da anni.
Posto storico. Secondo il piano lo scalo storico di via Roma dovrebbe diventare un luogo integrato con la città e non più un corpo estraneo. L’obiettivo è strategico e per via Roma lo scenario futuro vede la grande piazza sul mare che congiunge i vecchi quartieri col mare. Con un’impostazione che riprende, in pratica, l’iniziale progetto che aveva dato il via alla stessa via che costeggia il porto oltre un secolo fa: affacciarsi sul mare senza ostacoli in mezzo. Sul fronte di via Roma è previsto un porticciolo per natanti di grande stazza.
Viale Colombo. Nel tratto di mare parallelo a viale Colombo, che va dall’ammiragliato a Su Siccu il piano regolatore del porto prevede la realizzazione di un lungomare attrezzato e la rimozione degli edifici (come il liceo scientifico) che interrompono l’area.
Su Siccu. Di fronte a Su Siccu, il piano prevede il potenziamento del porticciolo turistico che dovrebbe permettere 2000 posti barca. E il prolungamento del pennello di Bonaria sino al molo Levante, col varco per gli attracchi. Mille posti ci sono già e l’incremnto previsto è almeno del doppio, puntando anche a far sì che molti proprietari di barche scelgano Cagliari per l’inverno».
Porto canale. Oltre al transhipment la cui banchina sarà allungata di quattrocento metri, in modo da arrivare a duemila, e il fondale portato a diciotto metri. Il tutto dovrebbe permettere un potenziale di tre milioni di container all’anno. Uno spazio specifico sarà dedicato anche al traffico per le merci e alla realizzazione della cantieristica, liberando in tal modo il porto storico.


I PROBLEMI

Occorrono finanziamenti


CAGLIARI. Nel maggio del 2007, come ultimo atto del suo governo l’allora presidente dell’Autorità portuale (competente sul lungomare) Nino Granata approvò il piano regolatore del porto. Poi vi sono stati un’altra serie di passaggi, tra cui il «sì» dei Comuni interessati (oltre a Cagliari, Sarroch, dove sarà realizzata una darsena per petroliere in caso di condizoni di mare avverse, e Capoterra). Infine, ed è di pochi giorni fa, c’è stato il «sì» del ministero.
Ora il problema sarà quello dei finanziamenti. Per realizzare tutte le opere saranno necessari circa sei-settecento milioni di euro e questi soldi dovranno arrivare dallo Stato centrale. E questo non sarà facile, non in questo periodo. Ma l’esistenza del piano permetterà di intervenire anche nei settori che necessitano dell’apporto dei privati. Uno dei punti ancora da chiarire, però, resta quello delle aree (alcuni ettari) acquisite da imprenditori del settore e che, per il contenzioso tra il Cacip e l’Autorità portuale, non sono ancora utilizzabili. Da notare, infine, che ieri non c’era nè il presidente (Emanuela Sanna), nè il direttore (Oscar Serci), del Cacip. (r.p.)