Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Per fare il vero cinema bisogna prima spegnere la tv»

Fonte: L'Unione Sarda
16 dicembre 2010

Tre minuti di celebrità. A Cagliari con Franco Nero



Glielo disse Lawrence Olivier all'inizio della sua lunghissima carriera: «Tu hai un bel fisico, potresti fare sempre l'eroe e girare un film di successo all'anno. Saresti una star ma sai che vita monotona. Invece cambia ruolo, rischia. Nella tua carriera ci saranno alti e bassi ma avrai molte più soddisfazioni».
E Franco Nero ha sempre tenuto presente quel consiglio, cambiando pelle il più possibile all'interno di una carriera cinematografica che ha messo insieme un curriculum di circa 180 film - dal 1965 fino a quest'anno, in cui ha girato sei film in tutto il mondo e la fiction televisiva su Sant'Agostino andata in onda con grande successo su Raiuno.
«Ma la parola fiction in realtà non mi piace, come non mi piace la televisione», chiosa l'attore ieri ospite alla cerimonia di premiazione del concorso Tre minuti di celebrità a Cagliari, al Cineworld (organizzato dalla Scuola Civica di Musica).
«Però Sant'Agostino l'ho fatto molto volentieri. È il santo più completo che ci sia mai stato. Prima di diventarlo era un uomo e un peccatore. Ne ha fatto di tutti i colori. Poi a 29 anni ha avuto la folgorazione. Mi ha convinto la sceneggiatura, e poi in quel film ho detto una delle battute più belle della mia carriera».
Quest'anno Nero ha partecipato anche al film campione d'incassi Lettere a Giulietta di Gary Winick: 100 milioni di dollari in tutto il mondo, ma in Italia ha avuto poca risonanza. Anche perché, sottolinea l'attore, «l'Italia è l'unico paese in cui è stato messo in programmazione il 24 agosto». Del resto il fatto che l'industria cinematografica italiana non lo convinca ci tiene a sottolinearlo in vari modi. «Quando si faceva il vero cinema non c'era la televisione», racconta l'attore. «Allora c'era un vero produttore, il regista andava da lui e il produttore approvava il film, c'era una distribuzione, un venditore estero. I giovani ora dove trovano i finanziamenti? Non puoi più fare un film se non c'è il diritto d'antenna della televisione. Ma a giudicare non c'è più il produttore, ma funzionari Rai e Mediaset. Che magari ti dicono: questa scena è un po' forte, taglia di qua, taglia di là. E allora il film è castrato. Capita ovviamente che si facciano i bei film, ma se negli ultimi 20 anni i film italiani venduti davvero in tutto il mondo sono stati tre, qualcosa vuol dire». E aggiunge: «Adesso ci sono i piccoli clan, è diventato tutto politico. Se uno non è nel giro è un outsider. Però lavoro in tutto il mondo e quando posso aiuto i giovani registi. Mio figlio è un emergente e so quanto sia difficile emergere in Italia. Mi diverto ad aiutare i giovani».
ANDREA TRAMONTE

16/12/2010