Oggi Consiglio comunale a Elmas: l'intenzione è quella di partecipare al bando regionale sull'housing sociale che scade il 20
Il piano: 200 mila metri cubi nell'ex Fas, mai bonificata
L'assessorato regionale ai Lavori pubblici ha stranamente prorogato i termini della gara il 27 ottobre, lo stesso giorno nel quale la “Villa del Mas” di De Pascale e Scanu ha scritto al Comune di Elmas.
Una Cagliari 2, ma fuori dalla città capoluogo. Un bando per l'housing sociale (abitazioni a canone agevolato) e la pretesa di costruire su un sito che è una bomba ecologica a orologeria, innescata da anni. Operazioni urbanistiche al limite della spericolatezza, con terreni che sono vietati all'utilizzo residenziale, con scadenze di gare che vengono prorogate e bonifiche attese da anni e che non arrivano. L'affare, gigantesco, visto che si parla di 900 mila metri cubi di zona industriale, è quello legato all'area dell'ex Ferriere Acciaierie Sarde, quaranta ettari in territorio di Elmas. Dal 29 gennaio 2008 la proprietà, a seguito di una procedura di concordato fallimentare, è passata alla società “Villa del Mas srl”. Dietro ci sono nomi conosciuti dell'imprenditoria cagliaritana (e dell'hinterland): il presidente dell'Ance Maurizio De Pascale e gli imprenditori Franco Ortu e Carlo Scanu, antico compagno di scuola dell'ex presidente della Regione Renato Soru.
Questi giorni, per le aspirazioni di “Villa del Mas”, sono decisivi. Oggi si riunisce il Consiglio comunale di Elmas, con all'ordine del giorno un solo punto: “Esame proposta di riqualificazione ambientale e urbanistica dell'area ex Fas, indirizzi”. Un passaggio necessario perché la società possa partecipare, con buone speranze di vittoria, al bando regionale sulle manifestazioni di interesse per i progetti di housing sociale.
Con quali intenzioni? Le si possono trovare in una lettera che “Villa del Mas” ha inviato al Comune lo scorso 27 ottobre (lo stesso giorno nel quale stranamente l'assessorato regionale ai Lavori pubblici ha prorogato il bando di gara, dal 5 novembre al 20 dicembre): «La conversione dell'ex Laminatoio in abitazioni residenziali sociali e alloggi per studenti, la riutilizzazione del capannone Fusione per la creazione di un mix abitativo tra housing sociale e residenze da destinare al mercato, la conversione dell'ex torre di fusione in hotel». Una mega-speculazione da 200 mila metri cubi dichiarati, che configurerebbe lo spostamento del baricentro dell'area vasta (e conseguentemente della città capoluogo) verso l'aeroporto e che congestionerebbe le già compromesse arterie viarie in ingresso alla città capoluogo. Territorio sul quale una società che fa capo al presidente Cellino (la Sgs) vorrebbe anche realizzare il nuovo stadio del Cagliari calcio.
Fin qui tutto chiaro. A rimanere oscura è la possibilità che il Comune di Elmas possa oggi approvare gli indirizzi sulla proposta di accordo di programma presentata da “Villa del Mas” con la finalità di consentire la partecipazione della società al bando. Partecipazione che resta problematica, se è vero che il punto 5 dell'avviso di gara (criteri di ammissibilità) recita così: «Gli interventi devono essere fattibili dal punto di vista amministrativo, urbanistico e paesaggistico e devono essere conformi agli strumenti urbanistici vigenti o almeno adottati». Condizioni che oggi non sono riscontrabili sull'area dell'ex Fas, visto che urbanisticamente è ancora considerata dalla Regione una zona D (grandi insediamenti industriali) e che il Puc vigente a Elmas non prevede la possibilità di rilascio di altri metri cubi per residenze.
Un problema che sembra insormontabile ma persino di poco conto rispetto a quello legato alla situazione ambientale nella quale versano quei terreni: ogni anno la Fas trattava tra le 55 mila e le 100 mila tonnellate di scarti ferrosi variabili e all'interno dello stabilimento erano stoccati residui classificati come “tossico-nocivi”, denominati “fanghi di abbattimento fumi forno elettrico”, che contengono quantità rilevanti di metalli pesanti. Ferro, zinco, piombo, cadmio, arsenico e antimonio.
La legge prevede che la bonifica sia a carico dei proprietari dei terreni. Se ne parla da anni ma niente ancora è stato fatto: il Comune ha chiarito che non accetterà una bonifica che non preveda la rimozione e il conferimento in discarica di inerti e terreni contaminati, almeno per la profondità di un metro e mezzo. La società sembra aver accettato, ma ritiene «troppo onerosa» l'operazione. In cambio chiede al Comune (che ha già detto di essere d'accordo) di ricevere un via libera per la costruzione di nuove residenze. Ma, come detto, la strada sembra in salita. Specie quella dell'housing sociale.
ANTHONY MURONI
16/12/2010