Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Renato Pozzetto, fotogenico e surreale

Fonte: L'Unione Sarda
14 dicembre 2010




Quarantasei anni di carriera sono un lasso di tempo davvero considerevole, specie se nella vita si è accumulato qualcosa come oltre una sessantina di film, una decina di anni di cabaret nel tempio della comicità milanese (il Derby), tormentoni che sopravvivono alle generazioni (“Taaaac”, “Eh la madonna”), canzoni e televisione - con poche pause, nemmeno quest'anno in cui ha spento le settanta candeline. Ma Renato Pozzetto lo dice in modo esplicito fin dal titolo dello spettacolo che sta portando in giro da un mesetto insieme all'amico di una vita, Cochi Ponzoni: “Finché c'è la salute”, dice, finché c'è quella si può continuare a cantare e a stare sui palchi con entusiasmo rinnovato.
Ieri Pozzetto era in Sardegna per la serata inaugurale del concorso cinematografico “Tre minuti di celebrità a Cagliari”, intervistato sul palco della Sala Nazzari del Cineworld da Francesca Figus dopo la proiezione di un omaggio che raccoglieva alcuni spezzoni dei film che lo hanno reso celebre. Una filmografia numericamente notevole che mette insieme opere di valore diverso, film di culto, grandi successi e altri lavori meno importanti.
Non a caso, guardandosi alle spalle, l'attore milanese fa questo bilancio: «Certo, alcuni film avrei potuto evitare di farli, ad un certo punto entri in un meccanismo per cui dovresti riuscire ad amministrarti ma non sempre è facile. Però sono molti i film di cui vado fiero: il mio esordio con Flavio Mogherini, Per amare Ofelia del 1974, Il ragazzo di campagna, Sono fotogenico, Serafina , insomma, senza stare a ricordarli tutti devo dire che alla fine sono tanti. Credo di essere riuscito a portare nel cinema il mio modo di fare cabaret, con un approccio un po' surreale. Un approccio che altri hanno cercato di avvicinare ma senza raggiungere i nostri risultati. Oggi tuttavia non amo guardare i miei film quando li trasmettono in televisione».
Intanto il nuovo spettacolo realizzato insieme a Cochi sta ottenendo molto successo, di pubblico e di critica. Mette insieme parte del repertorio che i due hanno accumulato in anni di collaborazione, con materiale nuovo realizzato per l'occasione. Sempre pervaso da quella vena surreale, sopra le righe, sferzante, che ha caratterizzato il loro sodalizio fin dagli inizi. Ride Pozzetto quando gli si chiede se il titolo non sia in qualche modo scaramantico. Poi inizia a raccontare. «Per dieci anni abbiamo lavorato insieme al cabaret e in televisione, dalla metà degli anni Sessanta, più o meno dal '64 fino al '73. Poi per un po' le nostre strade si sono separate: mi ha cercato il cinema e ho iniziato a fare film, mentre Cochi è passato al teatro».
«Poi sette anni fa - racconta - ci siamo incontrati di nuovo per una fiction, Nebbia in val Padana . Abbiamo riniziato a fare delle cose insieme. Siccome è andata bene e ci divertiamo ancora, continuiamo. Come diciamo nella canzone che dà il titolo allo spettacolo: continuiamo finché c'è la salute. Anche se poi alla fine della canzone iniziamo a tossire, e quindi…».
La canzone è stata realizzata tre anni fa ed è stata proposta a Sanremo, ma venne scartata. «Caterina Caselli aveva sentito alcune nostre canzoni nuove, le erano piaciute e ci ha proposto di pensare ad una canzone per Sanremo. Però il brano è stato bocciato, credo anche per scelta di Baudo. In effetti non apparteniamo al suo mondo. E poi quella è una canzone allegra che prende per il culo anche Sanremo, quindi ci stava anche di essere scartati…».
Oggi “Tre minuti di celebrità a Cagliari” prosegue dalle 20 al Cineworld con l'omaggio a Ugo Tognazzi: proiezione del film della figlia Maria Sole, Ritratto di mio padre , e poi dialogo tra la regista, il fratello GianMarco e il giornalista Sergio Naitza.
ANDREA TRAMONTE

14/12/2010