Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Lo spericolato, geniale viaggio di Bergonzoni in sella alla parola

Fonte: La Nuova Sardegna
13 dicembre 2010




ENRICO PAU

CAGLIARI. Una signora uscendo dallo spettacolo «Urge» di Alessandro Bergonzoni al Massimo di Cagliari per il Teatro Stabile della Sardegna, ha detto: «Questo spettacolo è un massaggio ai neuroni».
E’ vero si ha la sensazione di uscire dal teatro più leggeri e anche più intelligenti. La sua narrazione, volendo usare qualche stereotipo, si colloca in un territorio che sarebbe facile definire surreale. Eppure c’è qualcosa di più e di molto più complesso. In particolare il suo è un teatro che ha bisogno degli spettatori e, appunto, dei loro neuroni. Senza il lavoro del pubblico il percorso spericolato di Bergonzoni dentro il linguaggio, dentro la parola, non si potrebbe compiere, rimarrebbe un puro esercizio di stile, più adatto alla letteratura che al teatro. Lo spettatore è costretto a capire con un certo anticipo in quale direzione corre questo maestro della sinapsi. Alla fine lui stesso durante i bis ringrazia gli spettatori: «avete sempre riso al punto giusto, più o meno». Il suo teatro è teatro di invenzione. Per chiarire è più vicino alla filosofia di cui si nutre espandendo i concetti, dilatandoli, portandoli alle estremità del senso con una complessità che è frutto di un pensiero molto raffinato. Bergonzoni cita ogni tanto i suoi “filosofi” preferiti, Sebasta, Sconcluss, quello di «excogito ergo sum» o Mark Ingegno, o ancora Permeone che diceva «è inutile giudicare dopo essere andati di corpo». Sacrosanto.
La categoria preferita di Bergonzoni è quella della vastità, dove tutto urge, è un terreno ancora inesplorato, una terra vergine, senza limiti come la sua comicità che è fatta di preziosi calambour che non arretrano davanti a nessun pericolo: in questo spazio nascono battute irresistibili come «la Boh? Ehm..., opera per indecisi» o «la via trucis» quella che ogni sera molti telespettatori italiani sono costretti a seguire privati dell’intelligenza di questo acrobata del senso che la Tv di Stato ha esiliato per sempre per “troppa” intelligenza.