Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Le Troiane, ovvero le ragioni dei vinti

Fonte: L'Unione Sarda
4 agosto 2008

Intensa messinscena del dramma di Euripide al Civico di Cagliari
Prima la voce rotta dal dolore, poi - in un crescendo che ipnotizza gli spettatori - la sofferenza cede il passo alla rabbia. Le urla strazianti di Andromaca che piange il figlio Astianatte, l'ultimo superstite della casa reale di Troia ucciso dai Greci, fendono l'aria al Teatro Civico di Cagliari. La platea, silenziosa, è avvolta da un pesante manto di lutto che la donna, interpretata dalla bravissima Cloris Brosca, le getta addosso.
Sabato sera agostano, sul palco la Compagnia delle Indie Occidentali interpreta Le Troiane di Euripide e accade che, dopo 2.400 anni, quel testo sia tanto attuale da lasciare turbati, confusi. Ivana Monti, un'emozionante Ecuba, s'impossessa del palco con una forza dirompente: la regina dei vinti, senza più corona, svela una grandezza nutrita unicamente dalla forza morale. L'attrice, guidata da una trascinante partecipazione emotiva, regala una figura più grande degli stessi vincitori che si appresta a seguire in catene: la regina che piange la fine e la propria disperazione è resa inconsolabile dall'odio senza possibilità di perdono che nutre per gli Elleni.
La rappresentazione, nell'adattamento di Jean-Paul Sartre e con la firma del regista Federico Magnano San Lio, in Sardegna è stata rappresentata a Carbonia, Cagliari e a La Maddalena: nel capoluogo, alla fine dello spettacolo la platea ha applaudito per diversi minuti i cinque attori (sul palco anche Francesco Biscione, Emanuela Trovato e Federica di Martino, mentre la voce di Poseidone è di Edoardo Siravo) che con le loro appassionate interpretazioni hanno riportato indietro il tempo di millenni.
Oriente e Occidente, Greci contro Troiani: il lungo assedio durato dieci anni si è concluso a favore dell'esercito ellenico e alla città di Troia non resta che piangere i morti. Del ricco splendore orientale non è rimasto nulla: ridotto in cenere dalla rabbia di Menelao, ha pagato per essere stato la causa della fine.
La ricchezza, il potere, una donna: ancora tutto molto contemporaneo. La bella Elena, interpretata da Federica di Martino, stregata dal luccichio dell'oro che Troia irradia, non esita ad abbandonare Sparta e il re, Menelao, suo marito, per seguire Paride, principe dei Troiani. Il senso di giustizia vorrebbe che per questo atto tanto disonesto la donni paghi. Pia illusione: le arti di seduzione di Elena la ricondurranno a Sparta, nuovamente regina.
Il delitto paga, dunque. Euripide non nasconde ciò che per vergogna andrebbe celato, e un senso d'impotenza mista a rabbia conquista lo spettatore. Il messaggio avanza come un esercito in armi: non dà speranza e non lascia pertugi interpretativi, schiaccia all'angolo e obbliga a una presa di coscienza. Le Troiane : il punto di vista dei vinti, di coloro che hanno perso la guerra e di chi patirà vendette e umiliazioni, frutto della prepotenza dei vincitori.
Un dramma, l'ultimo (e unico superstite) di una trilogia che comprendeva anche l' Alessando e il Palamede , coronata dal Sisifo satiresco che analizza con spietata lucidità i meccanismi più nascosti che regolano l'esistenza umana. Il regista Magnano San Lio maneggia tanta grandezza con indubbia sapienza e delinea i profili dei suoi attori: sono i vinti, i disperati e gli umiliati dai nuovi dominatori.
“Uomini d'Europa, voi disprezzate l'Africa e l'Asia e ci chiamate barbari, ma quando la cupidigia e la vanagloria vi portano da noi, saccheggiate, torturate, massacrate. Dove sono i barbari, allora?”. Sembra davvero scritto oggi.
STEFANIA FRIGAU

04/08/2008