I retroscena delle dimissioni di Vincenzo Caldo, direttore amministrativo del Lirico
Nel pieno della crisi il teatro resta senza tre figure-chiave
Teatro senza direttore amministrativo, direttore del personale, direttore artistico.
Non sopportava di essere sotto tutela. Né di dover chiarire, dimostrare, spiegare ad altri il senso di decisioni, dati di bilancio, spese. Se ne è andato per questo, Vincenzo Caldo, il direttore amministrativo della Fondazione del Teatro lirico che si è dimesso venerdì pomeriggio. «Motivi personali», è scritto nella lettera protocollata ieri mattina. La verità è che il ragioniere napoletano era assediato e pressato (forse oppresso) prima dai sindacati, che da due mesi chiedevano pubblicamente la sua testa, poi dal consiglio di amministrazione.
CONTI SOTTO ESAME Non è un mistero per nessuno che Oscar Serci, direttore del Cacip, amministratore unico del Tecnocasic, sia stato voluto con forza dal sindaco (ancorché sia di nomina ministeriale) per fare chiarezza sui conti e per vigilare affinché il futuro sia pianificato con il massimo rigore. E tutti sanno che il manager ha l'abitudine di prendere molto seriamente i suoi incarichi. Tanto che ha studiato nel dettaglio il bilancio sul quale avrebbe chiesto a Caldo qualche chiarimento. Prima di fornirlo, il direttore amministrativo si è dimesso, abbandonando il teatro alla vigilia della chiusura del bilancio (da approvare entro l'anno) e della presentazione della stagione.
E qui si apre uno scenario inquietante. Se non si presenta la programmazione del 2011 entro dicembre si rischia di essere esclusi dal Fondo unico per lo spettacolo, cioè la principale fonte di sostentamento del teatro. A quel punto il commissariamento non sarebbe un'ipotesi astratta.
MANCANO 3 DIRETTORI Le dimissioni di Caldo lasciano il teatro orfano di tre figure-chiave: il direttore amministrativo, il direttore del personale (due ruoli ricoperti dal ragioniere napoletano) e il direttore artistico. E con un sovrintendente, Maurizio Pietrantonio, assediato e sfiduciato dai sindacati, criticato da un membro del consiglio di amministrazione (Gualtiero Cualbu) e con un'immagine devastata da mesi di manifestazioni.
SOTTO ASSEDIO In questo clima il numero uno del teatro ha convocato per giovedì alle 15 un incontro con i sindacati per illustrare la «rimodulazione della stagione concertistica». Ma Cgil, Cisl, Snater e Css hanno confermato che non ci saranno. Ci saranno il Libersind e la Uil. Ma avranno i fucili puntati. «Abbiamo sempre detto che il nostro problema non è chi governa ma come governa», spiega Tonino Ortega. «Ci devono convincere con un piano rivoluzionario sul modo di gestire il teatro che passi per la valorizzazione delle masse artistiche interne». Che cosa farà il sindaco? (che ieri ha semplicemente preso atto dell'addio di Caldo). Gli confermerà la fiducia?
EMERGENZA STIPENDI Le dimissioni di Caldo sono state salutate con giubilo dai dipendenti del teatro. Che però non nascondono la preoccupazione per gli scenari che si aprono e per i problemi contingenti: in primis lo stipendio di dicembre e la tredicesima, che non arriveranno se le banche - in attesa dell'approvazione delle Finanziarie di Governo e Regione - non anticiperanno i soldi.
OGGI CORO AL COMUNE Anche ieri sera, durante l'intervallo de Lo Schiaccianoci, un gruppo con gli abiti di Tosca, Rigoletto, Otello, Cavalleria rusticana, Carmen ha inscenato “L'assassinio dell'opera”. Oggi alle 18 il coro si esibirà nel cortile del Municipio. Poi gli artisti saliranno al secondo piano dove si riunirà il Consiglio comunale al cui ordine del giorno è prevista la discussione di un'interrogazione del capogruppo Pd Ninni Depau sul teatro. A tarda sera i manifestanti saranno di nuovo in via Sant'Alenixedda: consegneranno agli spettatori bigliettini d'auguri (con auspici sul futuro) e canteranno ancora una volta. Ormai è così: il coro si esibisce solo per protesta.
FABIO MANCA
07/12/2010