Le manifestazioni di studenti, operai e ambulanti paralizzano il centro
LA RIVOLTA Gli universitari fermano treni, bus e auto e occupano piazza Yenne e piazza D’Armi
BETTINA CAMEDDDA E ROBERTO PARACCHINI
CAGLIARI. «Blocchiamo il presente per liberare il futuro» si legge nello striscione che un gruppo di studenti universitari tiene in mano. Le ragazze e i ragazzi presidiano i binari della stazione. Davanti a loro c’è un treno diretto a San Gavino, bloccato dalle 14,30.
Ogni tanto il treno lancia un suono-urlo, come quando si trova davanti a un incrocio non custodito, ma gli studenti non si muovono. Solo un’ora doppo gli universitari abbandoneranno i binari per recarsi all’Arst dove per un’altra ora fermeranno i pullman. L’obiettivo è quello di far sapere che «l’università non si tocca: se l’università non funziona, si conpromette il futuro». Poco prima, davanti al treno, avevano portato la loro solidarietà ai lavoratori dell’ex Geas, gli operai della ditta d’appalto per le manuntenzioni e le pulizie: persone che non ricevono lo stipendio da agosto. «Studenti e lavoratori uniti nella lotta» avevano urlato gli universitari riportando le lancette del tempo indietro di oltre 40 anni, al Sessantotto che aveva fatto di quello slogan una concezione del mondo. E anche all’Arst, di fronte a piazza Matteotti, hanno ribadito la loro protesta contro la riforma del ministro Mariastella Gelmini e i tagli della Finanziaria. Il giudizio è tagliente: «Il governo ha intenzione di trasformare le università da luoghi di libera ciricolazione del sapere e delle conoscenze a mere fabbriche di eterni precari», recita uno dei volantini (Ci bloccano il futuro, blocchiamo la città) che gli studenti distribuiscono ai passanti.
Dopo un’ora (verso le 16,30) gli universitari si sposteranno davanti al Comune, in via Roma. E la strada viene bloccata. All’amministrazione viene rimproverato di non avere una «politica adeguata per gli studenti». Poi un gruppo andrà verso piazza Yenne e una cinquantina si sdraiano per terra per bloccare il traffico. Nella mattinata la città era stata divisa in due dalla protesta degli ambulanti, che avevano presidiato via Roma per diverse ore. «Liberando» la strada solo verso le 14,30.
Sullo sfondo degli universitari c’è il ministro Gelmini «che consegna le università nelle mani dei baroni anziché cacciarli», si legge un un altro volantino: «Parla di meritocazia e taglia le borse di studio. Parla dei giovani e diffonde precariato scacciando i ricercatori». Intanto l’obiettivo di «bloccare il presente per liberare il futuro» continua con l’avvicinamento al palazzo delle Scienze e alle facoltà di Lettere e Filosofia e della Formazione. In piazza d’Armi un cordone umano di studenti, poco prima delle 19 bloca l’ingresso a viale Merello. Alcuni automobilistici non gradiscono e nasce un violento battibecco che solo l’intervento della Digos impedirà che diventi scontro fisico. Poi, infine, in assemblea.