Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Cagliari, Paolo Rossi mette in croce il povero clandestino

Fonte: La Nuova Sardegna
2 dicembre 2010





DANIELA PABA

CAGLIARI. Il teatro scrive e riscrive i suoi testi. L’attore li manipola, se li cuce addosso, li reinventa. Il comico ribalta i punti di vista, e irride infine il potere col buon senso popolare.
Se «Mistero Buffo» di Dario Fo è diventato un classico, la versione pop che Paolo Rossi porta in tournée da due anni - martedì e ieri al Massimo di Cagliari per il Teatro di Sardegna - è la sua riscrittura (scenica) contemporanea, adattata alle caratteristiche dell’allievo che rende omaggio al maestro e si confronta con lui da grande attore. Sul palco una chiatta, incorniciata di lampadine, un set musicale dove Emanuele dell’Aquila accompagna Rossi e gli fa da spalla per due ore. Il punto di partenza è lo stesso: «Se tornasse Gesù cosa succederebbe, sempre che Maroni lo faccia passare?». Degli anni Settanta e dei sogni rivoluzionari d’allora resta poco, solo il ritratto di Ratzinger «elegante e un po’ rigido», con i suoi swarosky e le scarpe Prada, indimenticabile quando davanti alla giovane che cerca di abbracciarlo «cade tutto d’un pezzo, come fosse collegato wi-fi con l’alto dei cieli».
Se Cristo tornasse sarebbe un clandestino spiega Rossi, rivendicando la straordinaria peculiarità del teatro di rappresentare il labile confine tra comico e tragico e porre domande: «Ma quando li rimandiamo indietro, dove li rimandiamo?» dice dalla zattera dove recita un Credo sugli zingari che venivano dal mare. «Mistero buffo» di Fo c’è tutto, il grammelot linguistico che inanella anglicismi pop, presi dal linguaggio liso della comunicazione e reinventati. C’è «un miracolo non previsto», che Paolo Rossi racconta, come faceva Fo, spiegando la figura del giullare nel teatro medievale. Ma c’è anche il malessere del teatro italiano di oggi. «Non sono per protestare più di tanto, se no si accorgono che esistiamo: si chiederanno«cosa sono questi teatri, questi luoghi dove i vivi s’incontrano e si divertono senza che ci sia un ministro e una troia?».
Ritorna di Mistero Buffo il personaggio di San Giuseppe, «primo capofamiglia di una famiglia di profughi palestinesi, con un bimbo nato da una fecondazione molto assistita». E Gesù è un bambino che odiava i ricchi e andava in giro come un teppista, a provare miracoli «perché i miracoli se uno li sa fare li fa, non si promettono». Esilarante la Resurrezione di Lazzaro, dove Cristo prova a resuscitare i cadaveri eccellenti dei misteri italiani: Sindona «un antipatico caffeinomane, Calvi suicida multiplo, Papa Luciani, le vittime di Ustica uccise da un sottomarino russo impazzito...» Infine afferma con certezza che «Gesù in Italia non torna» da che la risposta a «Chi volete salvo, Gesù o Barabba?» è sempre Barabba. Oggi, su quella croce, c’è un clandestino senza volto.