Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

L’Anci: «I tagli ai Comuni salvano la casta»

Fonte: La Nuova Sardegna
2 dicembre 2010



La spesa calerà solo di 150mila euro: la metà di quanto guadagna un consigliere regionale



Tore Cherchi: «È solo demagogia Avevamo fatto proposte serie che non sono state considerate»

ALFREDO FRANCHINI

CAGLIARI. Quando l’esempio non viene dall’alto si fa demagogia. Lo sostiene l’associazione dei Comuni dopo che il governo ha previsto «come taglio ai costi della politica» la riduzione dei consiglieri comunali. Un risparmio equivalente al taglio di mezzo consigliere regionale.
«È demagogia all’ennesima potenza», afferma il presidente dell’Anci, Tore Cherchi, «ma non perché si vuole diminuire il numero dei consiglieri comunali e provinciali. L’Anci aveva fatto una proposta con la costituzione di una commissione super partes con il compito di stabilire i giusti compensi per tutte le cariche, dal capo del governo al sindaco. Non se n’è fatto niente. In questo caso si indicano i Comuni come il centro dello sperpero; forse vogliono inculcare agli italiani che i costi si taglino così».
Basta una piccola calcolatrice per capire che i costi sono altrove. La legge prevede il taglio del numero dei consiglieri comunali e provinciali in modo che, alla scadenza degli attuali mandati, i Consigli avranno questi componenti: 8 sino a mille abitanti, 10 sopra i mille, 12 sopra i tremila, 15 sopra i diecimila, 22 sopra i trentamila, 32 sopra i centomila. Nelle Province non potranno esserci più di venti consiglieri sino a trecentomila abitanti.
«In termini economici il risparmio equivale a un’inezia», afferma Umberto Oppus dell’Anci che fa un po’ di conti: in Sardegna il taglio sarà pari complessivamente a circa 500 consiglieri comunali. A occhio e croce, saranno in totale 150 mila euro l’anno che è circa la metà del costo lordo di un solo consigliere regionale. Bisogna tenere conto che un sindaco che amministra mille abitanti guadagna tra i 700 e gli 800 euro. «Non è nei Comuni che c’è lo sperpero», assicura Tore Cherchi, «e non è certo la motivazione economica che spinge un sindaco dell’interno a svolgere il suo compito». Dunque l’esempio non viene dall’alto visto che da tempo si discute sul numero davvero eccessivo di deputati e senatori e anche dei consiglieri regionali. L’assemblea sarda costa più di cento milioni di euro l’anno; per gli ottanta consiglieri regionali vanno via venti milioni di euro, 250 mila per ogni consigliere regionale. La stretta sugli stipendi dei consiglieri regionali è meno pesante: la norma prevede che «l’importo degli emolumenti e delle utilità, ivi comprese l’indennità di funzione, di carica, di fine mandato, la diaria, il rimborso spese, a qualunque titolo percepiti dai consiglieri regionali in virtù del loro mandato, non possono eccedere compelssivamente, in alcun caso, l’indennità che spetta ai membri del parlamento»... Sono i costi vivi della democrazia che si aggiungono ai rimborsi previsti ai partiti per le elezioni. Un esempio: le ultime elezioni Europee, in base al numero dei voti riportati, ha fatto affluire nelle casse del Pdl nazionale 102,95 milioni di euro e 76,3 al Pd. (I rimborsi per le elezioni sono calcolati sulla base di un euro ogni avente diritto al voto per i cinque anni di legislatura, regionale, politiche, europee). Per questo fa sorridere la «stretta» sugli stipendi dei consiglieri comunali e provinciali.
Tore Cherchi rileva un’altra contraddizione: «È prevista la non rieleggibilità per i sindaci che sfondano il Patto di stabilità. A parte che la maggior parte dei comuni non solo la rispetta ma ha un surplus di risorse mi chiedo perché la regola non valga anche per i ministeri».