Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Lirico, il balletto degli stipendi

Fonte: La Nuova Sardegna
30 novembre 2010



Venerdì forse si sblocca l’arretrato di novembre, sul resto nessuna certezza



Il sindaco Floris rassicura i lavoratori e rinnova la fiducia all’attuale soprintendente

GIUSEPPE CENTORE

CAGLIARI. Dovrebbero essere pagati entro venerdì gli stipendi di novembre per i lavoratori del Teatro Lirico che da sabato occupano una sala dell’edificio di via Sant’Alenixedda. Lo ha detto il sindaco Floris, incontrando ieri lavoratori e sindacati nella sala prove ancora occupata. «Prima di venire da voi - ha detto - ho incontrato i vertici del Banco di Sardegna che ci hanno assicurato lo sblocco di 500mila euro».
Se novembre dovrebbe arrivare, per dicembre e la tredicesima la trattativa è ancora da avviare, e certezze, a oggi, non ve ne sono.
Venerdì Emilio Floris, presidente della Fondazione Teatro Lirico, incontrerà alle 10 i sindacati e il cda e forse comunicherà ulteriori, si spera positive, novità.
Per adesso tra i rappresentanti dei lavoratori c’è scetticismo e si naviga a vista.
«Il sindaco - dice Cristiano Borrovecchio, della segretaria regionale Snater - ci ha detto che la Banca ha il decreto del ministero dei beni culturali che assegna per il 2010 alla Fondazione 500mila euro dai fondi Arcus, a seguito di un non meglio precisato progetto culturale presentato e approvato dalla Fondazione. A questi vanno aggiunti, per il 2011 gli 840mila euro che la Fondazione Banco di Sardegna elargirà alla Fondazione Teatro Lirico, ma questi ultimi soldi saranno spendibili solo per il prossimo anno. Per gli stipendi e le tredicesime, circa 1,3 milioni di euro, la strada è in salita». I sindacalisti ammettono che Floris non ha nascosto le difficoltà che la Fondazione dovrà affrontare, ma non ha indicato le soluzioni praticabili.
«I problemi ci sono e la programmazione per il prossimo anno va affrontata con la nuova dirigenza e con i sindacati. Posso dire fin da ora che il Teatro proseguirà con la sua attività cercando di dipendere il meno possibile da Roma e di vivere con risorse locali». Ai lavoratori che contestavano la riconferma della dirigenza, a iniziare dal sovrintendente Maurizio Pietrantonio, il sindaco che lui «gode della mia fiducia, evidentemente diversa dalla vostra». I rappresentanti dei dipendenti del teatro hanno confermato che l’occupazione continuerà finchè non ci saranno risposte non solo sul pagamento degli stipendi ma anche sulla programmazione per il futuro. «Dal 2006 al 2009 il Teatro ha perso quasi 8mila spettatori per colpa di scelte sbagliate. Per questo - ha detto la segretaria della Fistel Cisl Annalisa Pittiu - vogliamo una nuova dirigenza che consenta quella freschezza e capacità di investimento sinora assenti. Abbiamo chiesto al sindaco di vigilare sul sovrintendente, ma lui ha ribadito come nel caso della vicenda dei precari della sartoria, che crede a quello che il ragionier Caldo e Pietrantonio dicono e che si aspetta da loro prossimamente il nome del futuro direttore artistico».
Le accuse al duo Pietrantonio-Caldo accusati di una gestione ragionieristica del Teatro, capace forse di ridurre i costi, ma di non portare nuove entrate, sono fatte proprie da quasi tutte le sigle sindacali. «Abbiamo detto in tutti i modi che si dovevano trovare altri canali di finanziamento, con progetti magari legati ai fondi comunitari che davano continuità al lavoro del Teatro, e invece abbiamo ottenuto solo una contrazione non virtuosa dei costi, che non ci ha portato, con i recenti tagli del governo, neppure a trarre benefici da bilanci in regola». Se la capacità di marketing di altri teatri, come Venezia, non ha confronti con Cagliari, lascia però perplessi, secondo gli stessi rappresentanti dei lavoratori, l’assenza di una strategia che possa attirare risorse nuove per le casse della Fondazione.
«Se il Teatro dipendesse solo dai contributi pubblici e dal botteghino, avrebbe vita breve. Dobbiamo diventare produttivi, i nuovi spazi del Parco della Musica consentono di mettere in scena lavori per un pubblico ridotto, a prezzi più contenuti, ma bisogna programmare per tempo e avere una visione non contabile di questo mondo. Perché non copiamo dagli altri teatri lirici italiani - conclude Annalisa Pittiu - che stanno letteralmente “inventadosi” nuove attività per catturare quei fondi che dallo Stato non arrivano. E a fronte di questo stop come ci caratterizziamo, per la chiusura positiva dei conti? Vista la reazione del Ministero dei Beni Culturali, ci sentiamo cornuti e mazziati».




LA CURIOSITÀ

Il Requiem per gli Universitari




CAGLIARI. «Lacrimosa dies illa, qua resurget ex favilla judicandus homo reus»: giorno di lacrime, quel giorno, quando risorgerà dal fuoco l’uomo reo per essere giudicato.
È uno dei passi più commoventi del Requiem di Mozart, scelto non a caso dagli artisti del Teatro per essere donato agli studenti che stanno manifestando contro la riforma dell’Università. Ieri il brano le cui prime battute, secondo i filologi sicuramente mozartiane, sono rieccheggiate nel cameo donato agli studenti, è diventato quasi la colonna sonora della protesta sia degli universitari che degli artisti. Alla spalle dei musicisti e del coro, lo slogan simbolo delle proteste di questi mesi: «Non zittite l’arte». La stanno solo uccidendo.