Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Rifiuti, niente premi ai comuni virtuosi perché il capoluogo non paga la penale

Fonte: La Nuova Sardegna
19 novembre 2010



I guai col Cacip non toccano solo le tasche dei cagliaritani ma si riflettono su tutto il territorio




ALESSANDRA SALLEMI

CAGLIARI. Cagliari matrigna: non solo impone le tasse rifiuti più care ai cittadini rispetto a un pacchetto di capoluoghi italiani monitorati tra 2008 e 2009, ma con i suoi comportamenti mette nei guai anche i comuni dei dintorni. La raccolta differenziata è stata una rivoluzione di mentalità per il cittadino e di approccio al problema da parte delle amministrazioni. Per favorire la corsa verso la differenziazione della raccolta e anche dello smaltimento, la legge era ricorsa a uno stratagemma interessante: inventare un fondo di premialità e di penalità, dove le virtù di alcuni comuni venissero premiate con le penali pagate dalle amministrazioni pasticcione, ritardatarie, inefficienti, comunque indietro nell’affrontare le difficoltà del sistema di raccolta differenziato. Il comportamento di Cagliari ha inceppato questo meccanismo che travasava denari nelle casse dei comuni efficienti a vantaggio dei cittadini cui si alleggeriva la tassa rifiuti.
Il fondo del Cacip. Il fondo è gestito dal Cacip, il comune di Cagliari deve (calcola l’opposizione in consiglio comunale) qualcosa come 7 milioni di euro, mentre altre fonti parlano addirittura di 9 milioni di euro. Molti, in ogni caso, abbastanza per tenere in scacco gli altri comuni che invece negli ultimi anni si sono attestati sul 60 per cento di raccolta differenziata. Il comune di Cagliari infatti questa penale continua a non pagarla e, davanti alle ingiunzioni di pagamento del Cacip, ha deciso di resistere in giudizio. La cattiva reputazione del comune capoluogo nelle amministrazioni vicine di case non è nuova: quando Cagliari riusciva a fare appena il 10 per cento di raccolta differenziata, i comuni confinanti viaggiavano già verso il 30 per cento e oggi, mentre questi considerano il 60 per cento la soglia da cui spiccare il salto verso l’appuntamento di legge del 75 per cento (2012), Cagliari annaspa ancora tra il 25 e il 30 per cento, annunciando già che il 60 per cento stabilito dalla Regione come il tetto da raggiungere entro il dicembre 2011 non è obbiettico alla portata del capoluogo. Secondo i calcoli dell’amministrazione, il sistema di raccolta porta a porta, cioè condominio per condominio, a Cagliari non potrà partire prima dei prossimi due anni. Cattive notizie per i cittadini condannati a sentirsi fortunati se i 330 euro l’anno (famiglia di tre persone) non aumenteranno ancora, ma cattive notizie anche per le amministrazioni confinanti che dovranno guardare le premialità possibili da lontano perché Cagliari non dimostra la volontà di onorare i suoi impegni.
Le cause.La cattiva reputazione di Cagliari risulta anche agli ambientalisti di Gruppo di intervento giuridico e Amici della Terra. «Paradossalmente - scrive Stefano Deliperi - è una delle città più care per le famiglie ed una di quelle dove si fa meno raccolta differenziata. Soltanto il 17,8 per cento secondo i più recenti dati ufficiali, mentre nel 2010 sarebbe attestata al 27 per cento, certo meno rispetto alla media regionale che è del 34,71 per cento: questi dati sono dell’Arpas, l’agenzia regionale per l’ambiente, e sono contenuti nel rapporto annuale sulla gestione dei rifiuti urbani del dicembre 2009. Questa amministrazione comunale sul tema rifiuti va bocciata». Sfugge la causa del problema: «Alla fonte - spiega Ninni Depau capogruppo Pd in consiglio comunale - c’è la concessione del servizio. Il primo contratto con la società De Vizia era di 21 milioni di euro, con le proroghe sono state implementate ulteriori attività per un 50 cento in più rispetto al primo bando. La proroga, per essere, appunto, una proroga, non può aggiungere così tante attività perché altrimenti bisogna fare un nuovo bando».
Il nuovo bando. Continua Depau: «Il progetto su cui si fa ancora oggi la raccolta rifiuti è vecchio, la verità è che la raccolta rifiuti è stata gestita come una fonte di potere. Il numero di dipendenti è uno dei più alti, si sa per esempio che nel nuovo, ennesimo bando in preparazione, si ipotizzano licenziamenti di quasi 50 persone, dopo 10 anni. L’assurdo è che si faccia un bando di 2 anni mentre se ne sta preparando un altro da 7 anni più 2, come richiesto da consiglio comunale nel 2009 e non ci si accorge della contraddizione: noi volevamo un bando più breve, ci dissero che non si poteva perché non ci sarebbe potuto essere l’ammortamento dei mezzi, e come si può pensare a un ammortamento in soli due anni? Ci può pensare in un solo modo: usando i mezzi vecchi. Non facendo la raccolta porta a porta. Insomma, continuando così».




I DATI
L’emergenza proroghe

Cagliari la tassa rifiuti è una delle più care d’Italia, ma in generale Cagliari è anche la città italiana che, dopo Bologna, fa pagare più tasse ai suoi cittadini con 578 euro di tasse comunali contro una media, nelle altre città, di 454. I dati sono riportati nel sito del Pd in consiglio comunale. Anche i cosiddetti servizi di cittadinanza (dagli asili nido al trasporto) in città hanno costi più alti che altrove. Questi dati (si riferisce nel sito) non sono stati elaborati dall’opposizione in consiglio comunale, ma dall’Osservatorio economico regionale. A Cagliari secondo gli esperti balzano agli occhi i costi dei rifiuti e del gas, una vera e propria «emergenza energetica». C’è anche un’altra emergenza: quella delle proroghe. Quasi non c’è servizio che funzioni grazie a un bando tempestivo e recente.