Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Uno scavo rivela: «Castello fu abitato anche dai Punici»

Fonte: L'Unione Sarda
19 novembre 2010

archeologia Bastione di Santa Caterina

La scoperta è di quelle che fa brillare gli occhi agli archeologi: i reperti trovati sotto il Bastione di Santa Caterina sono la prima prova della presenza punica in Castello. Dal sottosuolo è già emerso un ossario con venti scheletri e sessanta cassette sono state riempite di reperti, di cui il trenta per cento d'epoca punica e il dieci per cento bizantina. E l'enorme cavità nasconde ancora tanto: da gennaio, con la ripresa degli scavi, si indagherà attraverso strati di terreno ancora inesplorati. Ma una certezza, per ora, c'è: i Fenici non abitavano solo a Tuvixeddu.
IL NINFEO Un ritrovamento casuale e inaspettato: i lavori iniziarono nel settembre 2009 per trovare la causa delle infiltrazioni che stavano danneggiando la Passeggiata Coperta del Bastione di Saint Remy. E invece, un mese dopo, apparve l'ipogeo: «Un'ampia struttura con fontane e nicchie votive», spiega l'architetto comunale Maria Luisa Mulliri, direttore dei lavori. «Pensiamo sia un ninfeo di epoca romana, un luogo dedicato al culto delle acque, ipotesi che ci permette di capire che in questa zona c'era un insediamento consistente». Un luogo che ha avute varie funzioni nel corso dei secoli: da edificio sacro consacrato alle ninfe delle acque, passò all'uso pagano e infine a quello funerario, come dimostrano le ossa rinvenute. Nel 1700 servì come rifugio di guarnigioni e armamenti, e la dimostrazione sono le grosse palle di pietra ritrovate, usate come munizioni per la catapulta. Poi, nell'Ottocento, cadde nell'oblio.
LA COMMISSIONE I consiglieri comunali Alessio Mereu, Claudio Cugusi e Sandro Vargiu osservano affascinati le foto scattate all'interno dell'ipogeo: una serie di nicchie monumentali, decorate e rivestite di cocciopesto per renderle impermeabili. «Di solito le nicchie contenevano delle statue, che però non sono state trovate», ha spiegato l'archeologa Sabrina Cisci. Per la commissione comunale ai Lavori Pubblici, che ieri ha effettuato un sopralluogo, tutto ciò rappresenta un insperato dono alla città: «Diamo la massima disponibilità a finanziare i lavori finché occorrerà, siamo orgogliosi di poter offrire questa ricchezza alla città e ai turisti».
LA FONTANA BONA La causa delle infiltrazioni è stata individuata: si chiama Fontana Bona. Non è un semplice pozzo, né una fontana: «Si tratta di un complesso sistema idraulico di raccolta, di epoca medioevale, in uso fino a metà Ottocento», chiariscono le esperte. Ma verrà alla luce solo con il secondo lotto degli scavi, che riprenderanno a gennaio. I reperti estratti (frammenti di ceramica e strutture, parti di anfore, alcune delle quali ricostruibili) sono custoditi nei sotterranei della scuola Santa Caterina.
FRANCESCO FUGGETTA

19/11/2010