LUNEDÌ, 04 AGOSTO 2008
Pagina 19 - Cronaca
Legambiente. In città la Goletta verde per monitorare le coste, blitz sul lungomare
Conferenza stampa sui mali della spiaggia: «Regione e Comune trovino un accordo»
CAGLIARI. Gli ambientalisti della Goletta verde guardano ammirati la falesia sovrastante la grotta dei Colombi, dietro la Sella del Diavolo. Poco prima, alle 11, il veliero Delphin era uscito dal porto in direzione del Poetto. L’equipaggio della barca, che Legambiente utilizza per monitorare la salute delle coste, da sabato è in città ed è già all’opera. Ma ieri la giornata è stata dedicata alla spiaggia dei centomila e alle richieste (rivolte a Regione, Comune e Provincia) di riqualificazione della sabbia e dei servizi. All’interno del veliero di 32 metri, costruito nel 1940 per il controspionaggio e oggi utilizzato come spia ambientale, c’è il quartiere generale di Legambiente: Rina Guadagnini (Goletta Verde), Vincenzo Tiana, Carla Migoni e Monica Melis (per Legambiente).
Sulla Goletta anche i consiglieri regionali Chicco Porcu (Pd) e Luciano Uras (Prc). Mezz’ora prima della partenza aveva fatto un saluto anche il sindaco Emilio Floris, e ribadito la volontà di pedonalizzare tutte l’area del lungomare Poetto sino all’ospedale Marino e la sua disponibilità a un incontro con Regione e Provincia, per un piano di riqualificazione della sabbia.
Dietro la Sella del Diavolo, sulla Goletta, torna alla mente la leggenda del fantasma di Dais che rende la grotta dei Colombi «luogo maledetto»: il barbiere Dais, infatti, vi venne legato e fatto morire annegato, lentamente con l’avanzare dell’alta marea (era il 1795 e l’ucciso era stato accusato di aver fatto fuori due generali piemontesi). Sopra la grotta l’imponente falesia e, piano piano, a lato della Sella, sbuca il Poetto. Oggi, si potrebbe dire (o fa piacere pensarlo), che il fantasma di Dais sia diventato un vendicatore e si diverta a scagliare la sua maledizione contro chi fa del male a su Poetu, come si diceva un tempo. E così la carriea politica di Sandro Balletto, già presidente della Provincia, si è arenata sulla scia del ripascimento del 2002, che «spaato» sulla battigia una sabbia granulosa, grigia e limacciosa. Fatto, questo, considerato dai giudici «disastro ambientale», con relative condanne. Ed evento ricordato ieri anche da Tiana che dalla Goletta ha mostrato come in questi sei anni il gioco di correnti del mare abbia portato via diverse decine di metri di spiaggia. Dopo il ripascimento, infatti, la parte sopraelevata del Lido (la «rotonda») aveva riconquistato la sabbia e oggi l’ha di nuovo persa. Lo stesso dicasi per il D’Aquila. Il mare si è ripreso sino a sessanta metri di spiaggia emersa, spingendo verso l’entroterra il limite della battigia. Un fenomeno già previsto, ma che ora si sta realizzando.
Nel 2002, il 9 marzo, il giorno dopo l’inzio del ripascimento, Legambiente diede l’allarme e chiese il blocco dell’intervento. Il progetto «era partito da presupposti politici, tecnici e ambientali errati». Poco dopo l’associazione presentò una petizione, con 11 mila firme, al presidente della Provincia per chiedere che il Poetto fosse restituito all’originaria bellezza e si costituì parte civile nel procedimento presso il tribunale. Oggi, ha ricordato Tiana, «esistono studi, come quello commissionato nel 2005 dalla Regione all’università di Pisa (al tempo dell’assessore all’Ambiente Tonino Dessì) sulla situazione geomorfologica e paesaggistica del Poetto. E in questi si sostiene che è possibile intervenire. Tra l’altro è stato anche provato che, a quindici metri di profondità, c’è ancora la vecchia sabbia». Ed è proprio sulla base di questo studio, ha continuato Tiana, «che chiediamo che la Regione predisponga un piano sperimentale di restauro paesaggistico, che esamini sia gli aspetti strutturali, che quelli gestionali».
Durante l’incontro Legambiente ha criticato l’ipotesi di parcheggio seminterrato di Marina Piccola (difesa, invece, dal sindaco Floris durante la visita alla Goletta verde) e auspicato un progetto per l’utilizzo dei mezzi pubblici: per aumentare i collegamenti e rinunciare al mezzo privato. «Tra l’altro - ha spiegato Tiana - la città dispone di 4.500 posti auto, in estate inutilizzati, adiacenti allo stadio: non sarebbe possibile attivare dei bus navetta da quell’area sino al Poetto?».
Il problema della mentalità sia dei cittadni che delle amministrazioni pubbliche è stato sottolineato da Chicco Porcu: «Occorre ripensare in modo rigoroso alla delicatezza dell’ecosistema e agire di conseguenza: con massima attenzione». Nello stesso tempo «è noto che per intervenire occorre - ha spiegato Luciano Uras - che Regione, Provincia e Comune si mettano d’accordo. Per questo è necessario individuare una autorità unitaria e riconosciuta in grado di operare tenendo conto delle specificità dell’ecosistema Poetto».
Punto primo, quindi: ridare alla città su Poetu, altrimenti la maledizione del fantama di Dais potrebbe rifarsi sentire...