MERCOLEDÌ, 03 NOVEMBRE 2010
Pagina 1 - Cagliari
Il Tar respinge il ricorso sulla proroga delle concessioni fino al 2015
LA SENTENZA Per i chioschi vale la regola della conferma annuale «Una iattura, subito un incontro con il Comune»
ANTONELLO DEIDDA
CAGLIARI. Aiuto, mi si sta restringendo il Poetto. Dopo la spiaggia i baretti, che tra due mesi potrebbero essere a serio rischio di chiusura. Se non anche di scomparsa. Parola di giudici amministrativi che hanno respinto il ricorso sulla proroga delle concessioni fino al 2015.
Altro che vertice tra Comune e gestori dei chioschi che guardano la spiaggia dei centomila per ricercare una soluzione condivisa sui baretti prossimi venturi, da abbattere e ricostruire con tipologie, colori e materiali quanto più simili tra loro e quanto più vicini ai baretti della vecchia stagione dei casotti. Di rinvio in rinvio, si era deciso di rivedersi a metà novembre. «Ma la questione si è ingarbugliata», dice Alberto Bertolotti, presidente regionale del Sib, il sindacato balneare italiano, che raggruppa gli imprenditori del settore. In pillole: gioved scorso il tribunale amministrativo regionale ha detto che non è possibile la proroga delle concessioni fino al 2015, come aveva stabilito l’anno scorso il Governo. E si ritorna alla normativa comunale, che di fatto farà scadere le singole concessioni tra due mesi. Una norma che vale per 20 delle 22 aziende che oggi oparano al Poetto. Due sono in salvo ma dovranno fare i conti con la tagliola nel 2012. Dopo? Si entra in terra incognita, come direbbe Tremonti. La concessione valeva e varrà per un anno soltanto e così - secondo il primcipio del Tar - dovrà essere messa a correre (in vendita) di volta in volta con una gara. I problemi sono di facile intuizione: per fare un esempio, quale concessiorio avrà interesse a investire una cifra tra i 100 e i 150 mila euro per una struttura che dodici mesi più tardi potrebbe non essere più sua? Ecco perchè una riunione con l’amministrazione è assolutamente necessaria e deve essere fatta al più presto. Lo ha fatto capire Bertolotti, che da da Roma (dove si trova a discutere insieme ai colleghi delle altre regioni italiane di questi problemi) ha segnalato un paio di cosette: «Primo: la sentenza del Tar riguarda la maggior parte dei concessionari del Poetto ma non mi sembra che finora ha provocato dei problemi. Hanno capito cosa succederà? Eppure la decisione dei giudici amministrativi potrà costituire un precedente importante a livello nazionale. E infatti gli stessi problemi li stanno incontrando regioni come Puglia e Friuli». Secondo: «Urge prendere contromisure perchè tra un paio di mesi, anche solo in regime di incertezza, un servizio importante come quello balneare rischia di andare per aria. Che dirà la gente?». Come dire, da gennaio chi vorrà fare un salto al Poetto dovrà fornirsi di asciugamano, olio solare, panino di mortadella e birretta perchè magari il suo baretto preferito è chiuso. Un’eventualità assurda o improbabile? Nemmeno tanto, se è vero che in assenza di rinnovo pluriennale della concessione, la struttura avrebbe ragione di esistere ma nella sostanza sarebbe priva di un titolare. Insomma, un casino. Il problema in effetti nasce da lontano, dall’Unione europea che non ha mai riconosciuto specificità alle strutture balnearie italiane, che con 28 mila azinde rapprentano invece la spina dorsale del sistema turistico italiano. Altrove non esiste il concetto di demanio come lo intendiamo noi e da lì alla procedura di infrazione il passo è stato breve. E allora - come al solito in Italia - si è andati avanti a vista, con mezze proroghe e pezzette, tipo quelle arrivate con il decreto mille proroghe del 2010, che aveva aumentato le concessioni al 2015. Ma Cagliari non aveva aderito e ora i baretti rischiano di pagare un conto salato. L’appello di Bertolotti è chiaro: «Sarebbe una ittutra apocalitica che scongiuriamo il comune non voglia fare accadere». Cercasi incontro ungentemente.