Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Bondi: «Primarie, strada obbligata»

Fonte: L'Unione Sarda
2 novembre 2010

Intervista. Sulla scelta del prossimo candidato sindaco parla il ministro dei Beni culturali e coordinatore nazionale del Pdl
E sulla crisi del Lirico: non abbiamo mai tagliato i fondi
«Di fronte a un quadro così complicato e davanti a diversi aspiranti sindaci, la strada obbligata è dare la possibilità ai nostri militanti ed elettori di scegliere chi sarà il nostro candidato sperimentando le primarie». Sandro Bondi, ministro dei Beni e delle Attività culturali e uno dei coordinatori nazionali del Pdl, prende atto della complessità della situazione cagliaritana, compresa la volontà dei tre candidati sin qui emersi di confrontarsi con le primarie. Una novità, per il Pdl. «Se il presidente lo vorrà potrei essere delegato ad occuparmi delle amministrative, naturalmente assieme agli altri coordinatori».
Dopo la dura contestazione romana - giovedì centinaia di attori, registi e lavoratori del cinema hanno occupato il Red carpet della mostra del cinema per contestare i tagli al settore - Bondi parla anche del teatro cagliaritano e delle strade tracciate dal decreto che porta il suo nome per provare a risanarlo.
Per la carica di sindaco di Cagliari sono emerse, al momento, tre candidature: due in seno al Pdl - quelle di Piergiorgio Massidda e di Giuseppe Farris - e una di coalizione, quella di Massimo Fantola. La situazione è difficile e potenzialmente pericolosa. Come la risolverebbe?
«Innanzitutto desidero ricordare che Massidda è uno degli esponenti di Forza Italia prima e del Pdl poi ad avere una indiscussa autorevolezza per il suo impegno parlamentare e politico. Non posso nascondere l'amicizia che mi lega a lui per la lunga collaborazione quando rivestiva la funzione di coordinatore regionale di Forza Italia».
Detto questo?
«Credo che la soluzione vada ricercata in una ampia consultazione democratica all'interno del nostro movimento politico, senza escludere la possibilità di sperimentare a Cagliari le primarie. Certamente, Massidda ha tutte le carte in regole per concorrere e per essere scelto per tale ruolo».
E se passasse dalla parte dei finiani, come ha ipotizzato nei giorni scorsi?
«Massidda come me è legato da un profondo rapporto di amicizia nei confronti del presidente Berlusconi. Un tale rapporto personale e politico, consolidato da lunghi anni di impegno comune, non si rompe così frettolosamente. Sono certo che troveremo una soluzione condivisa e che Massidda potrà continuare ad essere uno degli esponenti di spicco del Pdl in Sardegna».
Massidda è stato il primo a chiedere le primarie.
«Come ho detto, di fronte a un quadro così complicato sembra una strada obbligata».
Il problema è far accettare il risultato ai candidati delusi.
«È evidente che poi, il giorno dopo la scelta, tutti devono sostenere con lealtà chi avrà ottenuto i maggiori consensi».
Quindi non sceglieranno Berlusconi e i coordinatori nazionali?
«Ripeto: la strada deve essere individuata attraverso un metodo democratico che coinvolga i dirigenti nazionali e locali del Pdl, prevedendo anche un sistema di consultazione diretta dei cittadini».
Pensa che il candidato sindaco possa essere della coalizione ma non del Pdl?
«Non posso escluderlo in via di principio, ma ritengo verosimilmente e auspico che possa essere un esponente del Pdl».
E se emergesse un outsider o una persona proveniente dal mondo dell'impresa o delle professioni. Una faccia nuova, magari giovane?
«Nessuno sarà scelto dall'alto e imposto, ma il candidato dovrà emergere dalla base attraverso un sistema di massima trasparenza democratica».
I tempi stringono, quando farete le scelte?
«Nel più breve tempo possibile. Se il presidente lo vorrà potrei essere delegato ad occuparmene assieme naturalmente agli altri coordinatori».
In un contesto di crisi senza precedenti la Sardegna si aspetta un supporto del governo centrale. Eppure Roma deve alla Sardegna 1,6 miliardi di euro di entrate e risultano bloccati 2,2 miliardi di fondi Fas. Inoltre il Patto di stabilità, pur rivisto, congela i soldi, anche quando ci sono, nelle casse dei Comuni.
«Il governo è vicino alla Sardegna e ai suoi amministratori regionali e locali. Anche per quanto riguarda il mio ministero ho fatto e farò ciò che è necessario per far diventare il patrimonio storico e artistico della Sardegna un decisivo fatto di sviluppo economico e turistico».
A proposito di tagli: la fondazione lirico-sinfonica di Cagliari, come tutte, è in gravi difficoltà. Anche a causa del taglio di 2,6 milioni al Fondo unico per lo spettacolo, chiuderà il bilancio per la prima volta in passivo dopo sei anni.
«Il ministero non ha effettuato alcun taglio».
Quindi è un'invenzione del soprintendente e dei sindacati?
«Le spiego che cosa è accaduto: la norma prevede che l'entità del Fus venga stabilita annualmente nella legge Finanziaria. Nel 2006 fu annunciato un aumento del fondo e partendo da quella informazione molti teatri hanno fatto una programmazione triennale prevedendo un certo incremento annuale. Poi è arrivata la crisi internazionale che tutti conosciamo».
E avete tagliato.
«Al contrario, ho preso l'impegno, mantenuto, di confermare i 200 milioni di euro di contributo per le Fondazioni liriche sia nel 2009 che nel 2010».
Quindi i 2,6 milioni in meno?
«Probabilmente sono la proiezione dei fondi che il soprintendente si aspettava se ci fossero stati gli aumenti».
E nel 2011 taglierete?
«Non taglieremo nemmeno l'anno prossimo. Mi sono impegnato a reperire la stessa somma di quest'anno. Non ci possiamo permettere di levare benzina alle fondazioni nel momento di maggiore difficoltà, con una riforma da attuare».
A proposito di difficoltà: la Fondazione cagliaritana ha un debito patrimoniale ancora superiore a venti milioni che dal 2004 è stato ridotto solo di cinque milioni.
«Conosco bene la situazione perché gli uffici del ministero me l'hanno sottoposta. Ma è un problema di tutte le fondazioni che sarà risolto con l'applicazione del decreto legge che porta il mio nome».
Anche se il Fus non aumenta?
«Se i fondi sono stabili occorre diminuire i costi fissi».
In che modo?
«Ci sono varie strade da percorrere. La prima è il nuovo contratto di lavoro che entrerà in vigore nei primi mesi del 2011 con l'emanazione dei regolamenti attuativi. Consentirà l'incremento della produttività rendendola elevata e in linea con la qualità della nostra produzione culturale».
Le altre strade?
«Le coproduzioni e una politica nuova sui biglietti d'ingresso».
Cioè?
«Con sconti sui last minute e per i giovani, ad esempio. Dobbiamo contribuire a formare il nuovo pubblico, è fondamentale».
Per ridurre il debito è importante anche patrimonializzare meglio la fondazione, ad esempio aiutandola a diventare proprietaria del teatro.
«Per questo esiste il federalismo demaniale. Se il Comune di Cagliari volesse cederlo non c'è alcuna norma che lo vieti».
Se non saranno nominati i nuovi vertici, il teatro rischia il commissariamento?
«No. Gli amministratori staranno in carica sino a quando non arriveranno i successori».
FABIO MANCA

30/10/2010

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