Il governo ha esposto il progetto nel suo padiglione di Shangai
Cappellacci: «Per noi è acqua passata, i fondi regionali sono già stati riprogrammati».
di ANTHONY MURONI
Mentre in Sardegna si polemizza sull'assegnazione dell'appalto (356 mila euro) per la validazione del progetto del museo Betile, considerata ormai inutile, nel Padiglione Italia dell'Expo di Shangai l'elaborato realizzato dall'archistar anglo-irachena Zaha Hadid viene presentato tra le eccellenze urbanistiche del Belpaese che verrà. Circostanze che raccontano della confusione che, attorno a questo e ad altri progetti, regna nei rapporti tra governo, Regione ed enti locali.
LA SVOLTA A Cagliari le amministrazioni Cappellacci e Floris hanno più volte annunciato di non voler più realizzare la mastodontica opera (sarebbe dovuta sorgere sul litorale di Sant'Elia) e persino l'ultima ordinanza firmata dal presidente Berlusconi in materia di opere pubbliche parla di un solo finanziamento (per la Sassari-Olbia) da destinare alla Sardegna nell'ambito delle opere da realizzare in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dall'Unità d'Italia.
Eppure, infiltrato tra i gangli della burocrazia romana, c'è chi ritiene di poter tenere in vita il progetto per il quale, dopo 18 mesi di iter procedurale, lo scorso 22 settembre è stato completato un nuovo passo dal punto di vista amministrativo.
LA RIVENDICAZIONE Tanto da far dire all'ex assessore Maria Antonietta Mongiu che «non c'è riscontro formale sull'accantonamento del progetto, visto che mancano gli atti che interrompano il procedimento attivato con il Bando internazionale condiviso dal sindaco Floris e da Soru». Per corroborare la sua tesi l'archeologa cita proprio l'esposizione («da parte del governo amico della giunta Cappellacci») a Shangai, di recente visitata da Wu Bagguo, seconda carica della Cina.
L'INCERTEZZA Questo proverebbe che il governo vuole tenere in piedi il progetto? «Impossibile», assicura il governatore Cappellacci, che cita la riprogrammazione dei fondi statali e regionali a testimonianza dell'accantonamento dell'opera. Eppure in molti sostengono che non c'è da abbassare la guardia, viste le recente scoperte della magistratura a proposito di grandi opere e fondi da destinare ai festeggiamenti dell'Unità d'Italia.
LA CRICCA Il sospetto che l'interesse possa essere legato più ai tanti fondi che girerebbero attorno a un'opera costosa e complessa come il Betile che alla sua portata culturale, sono forse esagerati ma non troppo ingiustificati.
Del resto sul museo dell'arte contemporanea e della cività nuragica è certo che avesse allungato gli occhi (e forse non solo) la cricca che, secondo i magistrati di Firenze e Perugia, si spartiva gli appalti al ministero dei Lavori pubblici. Visto che c'era anche il museo del Betile progettato dall'archistar iraniana Zaha Hadid nell'elenco delle opere finanziate con i fondi destinati ai festeggiamenti dei 150 anni dell'Unità d'Italia, sulle quali la “cricca” del ministero dei Lavori pubblici voleva mettere le mani.
L'INDAGINE La circostanza è negli atti appena trasmessi dai Ros di Firenze alla procura del capoluogo toscano: a gestire un tesoretto complessivo da un miliardo di euro (comprensivo dei finanziamenti messi a disposizione anche per i mondiali di nuoto e il G8 a La Maddalena) c'erano sempre i soliti nomi. Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici e i suoi collaboratori Fabio De Santis, Maria Pia Forleo ed Enrico Bentivoglio.
MARIA PIA FORLEO La figura centrale nella questione sarda (con un'opera fortemente voluta dall'ex governatore Soru e dall'ex premier Romano Prodi, che vincolò la concessione di fondi all'Isola proprio al finanziamento del museo del Betile) è quella di Maria Pia Forleo: dalle carte dei magistrati fiorentini emerge che era lei a controllare la pratica dell'appalto per la costruzione dell'avveniristica struttura che sarebbe dovuta sorgere nel quartiere di Sant'Elia. Opera mai realizzata per l'opposizione in Parlamento (guidata dal deputato del Pdl Mauro Pili) e in Comune del centrodestra locale.
IL CASO BETILE Il fascicolo sul Betile è stato etichettato dal Ros come pratica “museo Mediterraneo dell'Arte Nuragica di Cagliari”: allegate ci sono le 13 richieste di invito alle gare d'appalto che Fabio De Santis aveva spedito ad altrettante imprese. Richieste che la procura sospetta essere solo una copertura, visto che in un file riservato i carabinieri hanno trovato un riferimento (che giudicano incontestabile) a una delle imprese romane riferibili all'imprenditore Diego Anemone. Che, sempre secondo quanto ipotizzato nelle carte dell'inchiesta, si era già mosso per cercare la collaborazione di altre aziende sarde, da coinvolgere come sub-appaltanti.
24/10/2010