L’assessore comunale al Patrimonio Patrizio Mulas: «Non ne sapevo niente, c’è un regolamento che va rispettato»
Casu e Businco: per questo affidamento irregolare faremo una denuncia alla Procura
Pellegrini, titolare della Cultura: «Sono perplesso»
ROBERTO PARACCHINI
CAGLIARI. «Vi sono funzionari che pensano che il patrimonio vada gestito al di là del regolamento», afferma l’assessore comunale al Patrimonio Patrizio Mulas.
Divergenze e polemiche interne alla maggioranza. Il caso che ha fatto traboccare il vaso riguarda il recente affidamento della chiesetta aragonese di Monte Urpinu alla società «I Sardi», senza appalto e «con un affidamento diretto», come hanno denunciato in una interrogazione urgente Ettore Businco e Paolo Casu (consiglieri dell’Udc). «La direttiva del sindaco - spiega l’assessore Mulas - è quella di far rientrare sotto il controllo dell’amministrazione tutto il patrimonio. Inoltre tutti gli immobili che hanno perso la loro funzione originaria devono essere inseriti nel patrimonio e sono di competenza dell’assessorato apposito. E mi risulta che la chiesetta aragonese da anni abbia definitivamente perso la funzione di centro di culto».
Businco e Casu sostengono che l’affidamento sia stato fatto, da un funzionario dirigente, «come previsto per questo tipo di assegnazioni, ma «violando tutte le regole». Da parte nostra, sottolinea Casu, «e visto che non ci è stata data alcuna risposta, stiamo preparando un esposto alla Procura». I due consiglieri affermano che si tratta di un fatto «grave e scandaloso» per la procedura seguita. In «base agli atti «in nostro possesso - spiegano - non corrisponde minimamente alle procedure stabilite dal vigente “Regolamento per la concessione in uso degli immobili e delle aree libere facenti parte del patrimonio indisponibile del Comune di Cagliari”». Qualsiasi affidamento di questo tipo deve fare riferimento al regolamento che prevede in diversi articoli «comportamenti garantisti - precisano i consiglieri - e di assoluta trasparenza e equità, che parrebbero essere venuti meno in questa assegnazione». Casu e Businco, nell’interrogazione, contestano in modo dettagliato anche i diversi punti che hanno portato a questa assegnazione. Ora aggiungono che provvederanno alla presentazione di un «un documentato esposto al locale ufficio della Procura della Repubblica e alla Procura della Corte dei Conti per accertare eventuali profili di illiceità penale e contabile presenti nell’attività concessionaria». I consiglieri chiedono al sindaco Emilio Floris e all’assessore al Patrimonio, se erano a conoscenza dell’attività svolta dal dirigente «in ordina alla concessione accennata». E domandano «se non ritengano che detta attività presenti diversi elementi anomali (anche in riferimento al citato regolamento sulle concessioni) degni di approfondimento e di eventuali censure». Da cui la richiesta di revoca della determina.
L’assessore Mulas precisa che non ne sapeva niente, ma che non si tratta di una determina che proviene dal suo assessorato. «Proviene dagli uffici della Cultura - informa Casu - ma a noi nessuno ha dato ancora delle spiegazioni e risposte».
«Perplessità» anche da parte dell’assessore alla Cultura Giorgio Pellegrini. «Prima di entrare nel merito dei contenuti, credo che vada appurato che tutto sia stato fatto nel rispetto delle regole».
La Giunta, insomma, critica se stessa e gli assessori prendomo le distanze. «È un segnale di forte crisi politica: di un esecutivo allo sbando in cui non i politici non sanno dei dirigenti», conclude Casu.