Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Betile, buttato un milione di euro

Fonte: L'Unione Sarda
15 ottobre 2010

Il governatore Cappellacci corre ai ripari: cercheremo di fermare l'appalto. Floris: non ci può essere un ripensamento

Il progetto bloccato dalla Giunta ma la spesa continua
Si torna a parlare di Betile e riesplodono le polemiche sul museo progettato dall'archistar Zaha Hadid e costato già oltre un milione di euro anche se la Giunta Cappellacci ha bocciato il progetto.
Mentre la Sardegna attraversa una crisi dai contorni ancora incerti e non passa giorno che via Roma non sia bloccata da pastori, agricoltori e operai, la burocrazia regionale non accenna a levarsi la benda. E, in nome di un museo (quello del Betile) che non vedrà mai la luce, getta dalla finestra 350 mila euro, per una valutazione documentale che sarà inutile. Così l'assessorato regionale alla Cultura (con tanti saluti ai ricercatori universitari e al personale del teatro Lirico, che protestano per riforme e tagli) ha aggiudicato nei giorni scorsi l'appalto, previsto nel capitolato d'affido dell'incarico di progettazione all'archistar anglo-iraniana Zaha Hadid (assegnato dalla giunta Soru), per verificare la compatibilità dell'elaborato con le leggi regionali e statali.
LA REGIONE Uno scandalo, considerato che la Regione ha da tempo cancellato il finanziamento al museo dell'arte e della civiltà nuragica (sarebbe dovuto nascere sul litorale di Sant'Elia), il Comune l'ha tolto dal suo piano strategico e dal governo non è mai arrivato nemmeno un cenno di assenso sull'assegnazione di finanziamenti. Tanto che il presidente della Regione Ugo Cappellacci è sobbalzato sulla sedia quando ha letto sul giornale la notizia della gara: «Si tratta, evidentemente, di un atto che contrasta con quelli che sono gli indirizzi della mia Giunta», assicura il governatore, «abbiamo da subito detto che quella maxi-opera non solo non è strategica ma sarebbe anzi dannosa, in quella parte della città. Il borgo di Sant'Elia va riqualificato mettendo al centro dei progetti la qualità della vita dei suoi abitanti, non certo edificando dei mostri urbanistici». In queste ore gli uffici stanno verificando se è possibile annullare l'appalto (ipotesi poco probabile), già aggiudicato alla società bresciana Siciv: «Le procedure sono partite tre anni fa e dal servizio Beni culturali ribadiscono si sia trattato di un atto dovuto», conclude il presidente, «le nostre verifiche andranno comunque avanti, alla ricerca di una possibile soluzione».
FLORIS Comunque, indietro non si torna. E lo conferma anche il sindaco Emilio Floris: «Rimaniamo spiazzati, ritenevamo la questione ormai archiviata. Ora mi confronterò con la giunta regionale. Non c'è e non ci può essere un ripensamento sul Betile. Concordo sul fatto che Sant'Elia dev'essere riqualificato al più presto: si approvino i progetti per il lungomare, il porticciolo e si ripensi l'edilizia abitativa. Se ne sta parlando nel tavolo tecnico Regione-Comune». Eppure ancora nei giorni scorsi c'era chi, dai banchi della minoranza, rimpiangeva i tempi delle archistar. È il caso del consigliere comunale e regionale Marco Espa (Pd), che faceva notare che un'altra opera progettata da Zaha Hadid (il Maxxi, di Roma) si era aggiudicata un premio a livello internazionale. Dalla Sardegna l'architetto ha portato via solo i 700 mila euro per la progettazione, lasciandosi alle spalle polemiche (molte) e rimpianti (pochi).
LE POLEMICHE A ricordarlo è Massimiliano Tavolacci, presidente della commissione comunale Urbanistica, da sempre critico sul Betile: «Mentre da tutta la Sardegna arrivano grida di dolore, 350 mila euro che andranno “sprecati” per verificare la fattibilità di un progetto che non verrà mai realizzato. Il Betile, bandiera di chi pensava di costruire le proprie icone di potere mentre la malattia della crisi si diffondeva e distruggeva piano ma inesorabilmente il tessuto produttivo della nostra regione, ritorna sulle pagine di cronaca per essere fonte di un ulteriore danno alle casse regionali. Si parla di un procedimento che non poteva essere fermato, neanche fosse lo spegnimento di una centrale nucleare». Sarà che la burocrazia ha le sue perle. Ma resta misterioso il perché si stia valutando la fattibilità di un progetto che non ha nessuna autorizzazione, che non poteva essere realizzato per la mancanza di fondi e di accordi tra i soggetti titolati a decidere. Oltre che di compatibilità urbanistica, visto che sarebbe stata necessaria una variante che non è mai stata autorizzata. «Non era già tutto abbastanza chiaro e lampante dall'aprile del 2008?», si chiede Tavolacci. E non meno duro è Alessandro Serra, capogruppo di An in Consiglio comunale: «Siamo sempre stati contrari a un'opera faraonica, che sarebbe stata un'incompiuta sulla costa di Cagliari, della quale ha fatto la sua bandiera una politica preoccupata soprattutto di farsi pubblicità a buon mercato, senza pensare troppo agli interessi primari dei cittadini».
ANTHONY MURONI

15/10/2010