L'opera in forma di concerto
No, non è una Cenerentola come le altre. Prima di tutto perché domenica al Comunale di Cagliari l'opera di Rossini è andata in scena in forma di concerto, e poi per quell'atmosfera dimessa, dopo lo sciopero di venerdì, con i libretti di sala sventolati per aria per dare un po' di refrigerio, mentre l'impianto di condizionamento non funziona e l'orchestra suona in maniche di camicia, nera, quasi un segno di lutto per una stagione operistica ridotta al lumicino. Eppure questa Cenerentola trova l'energia per sottrarsi a ogni polemica, si dimostra spiritosa e gradevole. Certo molto è dovuto alla musica di Rossini, capace di veri miracoli. Ma tanta parte va ai musicisti che danno corpo allo spettacolo con la serietà e il rispetto per una professione che è prima di tutto passione per l'arte. Così, al di là dei turbamenti, l'orchestra si impone fin dalle prime note con un'ouverture che la direzione di Hubert Soudant conduce con sobria linearità, puntando sull'eleganza e senza eccessi di maniera. L'incalzare ritmico, la teatralità stessa dell'opera trovano spazio tra recitativi, arie e duetti, mentre Cenerentola, le sorellastre, don Ramiro e Dandini, don Magnifico e Alidoro, si muovono liberi nello spazio tra orchestra e coro. E convincono, spingendo all'applauso a scena aperta soprattutto nei concertati, nell'intreccio delle voci che si sovrappongono, seguendo ognuno il proprio pensiero.
Soudant li guida con mano esperta; mette in evidenza gli elementi meno usuali e preferisce all'enfasi la chiarezza e la scansione della parola. E tutti danno molta attenzione alla dizione e alla metrica, affrontando con precisione l'antologia di sillabati, staccati e gorgheggi previsti in partitura. Anche se poi è evidente la disparità tra le voci. Don Magnifico di Antonio De Gobbi fa un po' da personaggio guida, tenendo alta l'attenzione con la sua voce potente, espressiva, capace di piegarsi e adattarsi al campionario di effetti da opera buffa che gli riserva la scrittura di Rossini. Completamente a loro agio sono anche Simone Alberghini-Dandini e Nicola Ulivieri-Alidoro, con belle voci corpose, capaci di dare ironia e sincero trasporto ai loro personaggi. E spigliate, con quel tanto di pungente stridore nella voce che si addice ai loro personaggi, sono le sorellastre di Eleonora Cilli e Alessandra Volpe.
Anche il coro maschile non fa mancare il suo sostegno. Così sono proprio i protagonisti a restare talvolta defilati. John Zuckerman-Don Ramiro è un tenorino leggero, di buona volontà e tecnica ma poca potenza, non proprio adatto a un teatro di grande dimensione. José Maria Lo Monaco-Cenerentola ha alterni momenti. Ha un bel timbro caldo, come richiesto da Rossini che per le sue protagoniste ama il registro intermedio. E, dopo aver scaldato la voce, riesce nelle romanze più significative a dare al suo personaggio tutta la malinconica vezzosità necessaria.
GRECA PIRAS
12/10/2010