Tutta la Marina sostiene il parroco che ha lavorato per il riscatto del rione
ANTONELLO DEIDDA
CAGLIARI. A piedi per le strade della Marina, con la gente con cui ha condiviso trent’anni di vita per il riscatto del quartiere. La gente chiama per nome don Mario, lo interroga, si avvicina, lo saluta e solidarizza: «Ma perchè l’hanno mandata via? Sono le cose che la Chiesa non deve fare». Don Mario, commosso, non si tira indietro ma chiede, si informa, domanda a che punto è un certo progetto e cosa si può fare per migliorare una certa situazione. Come se non dovesse mai andare via. A tutti dà appuntamento alle 6 e mezza di domenica sera, quando per l’ultima volta dirà Messa a Sant’Eulalia e dal pulpito saluterà il popolo della Marina, con il quale ha condiviso gioie e dolori di un rione ex difficile che ha riconquistato la dignità. Di sicuro non sarà un addio facile e senza polemiche, meglio allacciare le cinture quando don Mario Cugusi ricorderà la lunga estate calda iniziata con la cacciata decisa dall’arcivescovo Mani e poi seguita dalla battaglia dei fedeli.
Piazza Sant’Eulalia. Appena fuori dalla chiesa (un gioiello, vogliano parlare del sito archeologico, del museo e dei campi da gioco per i più piccoli?) Don Mario inizia la solita passeggiata mattutina: «Il 1980, mi ricordo come fosse adesso la prima volta nel rione: amminstratore e poi viceparroco, infine tre anni dopo la nomina a parroco». Dove c’erano le macerie, ora ci sono pulizia e dignità. Una storia che si è interotta a luglio: «Sono stato sospeso, certe funzioni non le posso più esercitare ma altre non mi sono precluse. Ho presentato un ricorso contro la decisione dell’arcivescovo di mandarmi via e finora non si è mosso nulla: il codice ecclesiastico dice che la risposta deve arrivare entro 30 giorni e questo non è avvenuto. Potrei ricorrere più in alto, al tribunale di Iglesias e poi a Roma ma non so se lo farò. Di certo non lascerò la Marina ma continuerò a partare avanti dei progetti. A don Mario che arriverà il 16 ottobre offrirò il massimo della collaborazione. Dirò Messa alle 18 a San Lucifero e collaborerò anche con quella parrocchia».
Via Barcellona. «Aiò don Mario, perchè non ti fermi un attimo?», chiede un negoziante. Mentre una casalinga gli chiede a che ora è prevista la funzione di addio: «Mi metterò il vestito buono e verrà pure mio marito». Ma cosa resta dopo 30 anni di lavoro alla Marina?: «Molto, una bellissima esperienza, la consapevolezza di essere andato avanti insieme ad un quartiere che aspettava solo una buona occasione per crescere. Allora la Marina era poco meno che disastrata: scippi, aggressioni, risse e degrado. Non esistevano la dignità e l’orgoglio di appartenere ad un quartiere: piano piano siamo cresciuti abbiamo costruito qualcosa e molto abbiamo seminato. C’è rispetto reciproco e lo avverti mentre vedi camminare la gente. La Marina è diventata grande e tutta le città se n’è accorta»
Via Sardegna. Davanti ai ruderi dell’antica chiesa di Santa Lucia. Un altro dei progetti portati avanti da Don Mario e per il quale oggi c’è un finanziamento di 50 mila euro (rinnovabili) per iniziare scavi che potrebbero rivelare una parte della vecchia Cagliari scarsamente nota: «Dal sottosuolo emergeranno sorprese importanti: qui sotto ci sono il cuore del quartiere e parti del vecchio porto». La preoccupazione è che vada perduto tutto, finanziamenti, progetti e piani di recupero della piazzetta dove fino a due anni fa si gettava l’immondezza. «Ho offerto il mio aiuto a don Marco Lai che mi sostituirà».
Piazza Savoia. Il rione, è indubbio, ha cambiato volto anche dal punto di vista commerciale e ha permesso di riscoprire l’antica anima levantina di Cagliari. Prima c’erano solo negozietti con gli scaffali vuoti e attività vicine al fallimento. Oggi è arrivata la svolta, grazie anche alla completa ristrutturazione del rione e alla pedonalizzazione di molte strade. Basti pensare a che cosa era la Marina nei giorni del Cagliari noir festival. «Very extiting», «amazing» ripetevano i turisti, impressionati dalla folla e dagli scorci di piazzette e muri antichi. I bar con i tavolini fuori e i negozi di arte hanno fatto il resto. Lino Bistrussu, consigliere comunale e commerciante, non la manda a dire: «Merito anche di don Mario. La sua cacciata è la riprova che è mancata la giusta sensibilità sul problema. Mia madre diceva: mai lasciare la via vecchia per la nuova, non si sa mai cosa si trova. Cosa succederà adesso?». Non un atto di sfiducia per don Lai che arriva ma un un vuoto difficilmente colmabile.
Via del Collegio. Di nuovo davanti a Sant’Eulalia, anche gli extracomunitari che hanno fatto del quartiere la loro casa domenica vogliono esserci. Don Mario lo sa: «È bello scoprire, a parte casi isolatissimi, il clima di tolleranza e solidarietà. Trent’anni fa c’erano solo senegalesi, poi sono arrivati i cinesi, i marocchini, gli indiani e i pakistani. Ebbene, mai uno screzio: per loro ho aperto le porte della Chiesa. Sikh indiani e musulmani, non c’è mai stata differenza. Spessissimo si è festeggiata la fine del Ramadan vicino ad una cresima. La gente della Marina quasi non se n’è accorta». Ha un cruccio Don Mario, la chiusura di tante scuole hanno levato una presenza quotidiana di giovani nel rione: «Ci mancano ma sono sicuro che chi è passato da queste parti, ritornerà». Un commerciante mette la testa fuori dal bar e dice: «Ma allora davvero don Mario se ne andrà?». No, il popolo della Marina non perderà il «suo» parroco. Sicuro.