Il direttore artistico Biscardi chiede un'analisi della crisi e un'impegno della Regione
Ma i sindacati attaccano ancora: «Dirigenza inadeguata»
«Viziati noi? Guardi che qui dentro tutto accade nel rispetto del contratto nazionale e dell'integrativo che, piaccia o non piaccia, sono vigenti. Dopo che sarà approvato il nuovo contratto si potrà ridiscutere anche l'integrativo e noi siamo pronti a trattare su tutto, come abbiamo già fatto in passato e con la consapevolezza dei tempi che corriamo. Se qualcuno, però, pretende che si deroghi alle regole per coprire la sua incapacità di gestire il teatro non ci stiamo».
Peppino Corronca, leader dello Snater, (Sindacato nazionale autonomo telecomunicazioni radiotelevisioni) richiama alle regole il direttore amministrativo del Lirico Vincenzo Caldo che in un'intervista ha accusato i dipendenti di scarsa flessibilità e li ha esortati a cambiare, pena la crisi, forse irreversibile, della principale fabbrica della cultura sarda.
Com'era prevedibile, l'analisi cruda dei «privilegi» di cui godono i dipendenti fatta da Caldo ha suscitato reazioni forti da parte dei sindacati mentre il direttore artistico Massimo Biscardi, anche lui decaduto e in attesa di eventuale riconferma come il soprintendente Maurizio Pietrantonio, invita tutti a fermarsi e riflettere. «In queste settimane ho sentito troppe ricette ma nessuna analisi. Ecco, occorre fermarsi, capire qual è la malattia e poi cercare la cura e ripartire».
I SINDACATI Lo Snater, come Cgil, Cisl, Uil e Css, contesta punto su punto le dichiarazioni di Caldo. Sui riposi, sugli straordinari («se sforiamo gli orari alla dirigenza non viene il sospetto che abbiano programmato male le cose?») e sulle mansioni. Riportando tutto al contratto. Ma Corronca ribadisce soprattutto una cosa: «L'unico interlocutore è il sindaco» perché a norma di statuto «tutti i dirigenti sono decaduti ed hanno anche superato la prorogatio di 45 giorni». E «non devono essere riconfermati perché hanno dimostrato di non essere adeguati a gestire questo teatro. Non si sono abbassati lo stipendio come hanno dichiarato, visto che la loro busta paga di settembre è rimasta invariata, compresi gli aumenti del 15% che si sono concessi due anni fa. E non hanno nemmeno abbattuto il debito patrimoniale, come ha dichiarato Pietrantonio, perché nel bilancio è ancora di 25 milioni di euro, lo stesso lasciato da Mauro Meli. E credo che non sia nemmeno vero che esternalizzando la biglietteria risparmieranno 205 mila euro. La verità», conclude Corronca, «è che hanno diminuito la produzione, azzerato il decentramento e sono aumentate le spese. Come mai? Sappiamo bene che ci sono stati tagli ai finanziamenti, ma la situazione poteva e può essere gestita meglio».
BISCARDI Biscardi, 18 anni a Cagliari, non vuole entrare nella polemica. Diplomaticamente dice di capire il disagio dei sindacati. Ma crede che perché la loro azione sia efficace occorra «operare assieme». Il ragionamento del direttore artistico parte da un presupposto: «Ci sono due problemi: uno politico legato alla scadenza della dirigenza e al crollo dei finanziamenti e uno sindacale. E per risolverli - chiunque debba farlo - non possiamo ragionare come se il teatro fosse nella situazione felice di dieci anni fa. Tutto è cambiato e non ci può essere nuova strategia senza un'analisi profonda, seria e possibilmente condivisa, della situazione». Certo, dice Biscardi, «serve anche un chiaro segnale politico». Il senso è: i tagli dello Stato sono consistenti e lo saranno ancora di più nei prossimi anni. «E allora la Sardegna, al netto della crisi, deve decidere se vuole il Lirico e investirci. Perché se si spegnesse questo teatro la Sardegna non sarebbe più la stessa. Del resto a Milano, nel '46, la ricostruzione della città ripartì dalla Scala».
F.MA.
06/10/2010