Il blitz del ministro a Cagliari: «Tuteleremo gli amministratori»
«Quando un sindaco si dimette perché teme per la propria vita, è sempre un atto di dolore». Ma Roberto Maroni non nasconde il fastidio per l'assenza del primo cittadino di Ottana Gian Paolo Marras («avrà avuto qualcosa di meglio da fare»). E parla di «risposta immediata del ministro dell'Interno, che è arrivato in Sardegna dopo l'attentato». Così fa in fretta a rendersi conto che i «sessanta attentati contro gli amministratori locali compiuti dall'inizio dell'anno» sono da tenere sotto stretta osservazione.
Il titolare del Viminale (accompagnato dal sottosegretario sardo alla Difesa Giuseppe Cossiga) passa una mattinata a contatto con istituzioni, forze dell'ordine e magistratura dell'Isola. Due riunioni a Cagliari - a Villa Devoto, con il governatore Ugo Cappellacci e il presidente dell'Anci Tore Cherchi, e in prefettura a guidare il coordinamento della sicurezza - per quello che definisce «un obiettivo unico». E infatti «la mia presenza e quella dei massimi vertici della polizia dimostrano che in Sardegna lo Stato c'è. È una prima riunione, ma inizia un percorso preciso: vogliamo renderci conto da vicino della natura di questi fenomeni». Non c'è la notizia sugli impegni particolari del Viminale, ma arriva la promessa: «Sono pronto ad accogliere l'appello dell'Anci Sardegna e a partecipare a una riunione con tutti i sindaci».
Nell'Isola gli amministratori locali sono sempre più a rischio.
«Ci sono stati sessanta attentati dall'inizio dell'anno e vogliamo fare chiarezza».
Le fucilate al sindaco Marras sono l'ultimo segnale di una situazione pesantissima.
«Infatti sono arrivato subito. Per i sardi è un messaggio importante dello Stato. Non so quante volte un ministro dell'Interno sia venuto a Cagliari a presiedere una riunione di questo tipo. Con tutte le forze di polizia nazionali e con i prefetti sardi presenti».
Dal Nuorese sono partiti diversi appelli: “Il ministro venga da noi”.
«La mia presenza a Cagliari deriva dal fatto che qua si trova il centro di tutte le istituzioni sarde».
Ma il malessere e i problemi della sicurezza sono soprattutto nella Sardegna centrale.
«E chi l'ha detto? Gli amministratori nel mirino dei malviventi sono in tutta la Sardegna. Secondo gli schemi delle antiche quattro province ne abbiamo registrato 23 a Cagliari, 22 a Nuoro, 9 a Oristano, 6 a Sassari».
Il caso Ottana ha scosso tutti.
«Mi dispiace che il sindaco non sia venuto, avrà avuto di meglio da fare».
Avrebbe voluto una sua presenza in Barbagia.
«Solitamente, quando c'è un allarme, il ministro fa le convocazioni nel suo ufficio. Io sono venuto in Sardegna. Sono venuto qui per incontrare il presidente dell'Anci e gli altri amministratori».
Proverà a convincere il sindaco Marras a ritirare le dimissioni?
«Non posso dire nulla su un caso oggetto di atti investigativi. Ma per me i sindaci rappresentano l'espressione più importante della sovranità popolare. Quando un sindaco si dimette perché teme per la propria vita è sempre un grande dolore».
Come reagirà lo Stato davanti alle continue intimidazioni agli amministratori?
«Metteremo in atto un intervento mirato, sino a quando il fenomeno non sarà debellato».
Provvedimenti immediati?
«Abbiamo fatto una prima riunione, per capire la natura dei fenomeni criminali, la loro specificità. E decideremo le misure da mettere in campo, il che non vuol dire necessariamente mandare l'Esercito o più investigatori. In ogni caso i dati sulla criminalità in generale sono confortanti».
Perché?
«Nei primi sei mesi di quest'anno c'è stato un calo dei reati del 5,6 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Le rapine sono diminuite addirittura del 27 per cento, le estorsioni del 15».
Dove nasce l'emergenza sicurezza in Sardegna?
«In Sardegna non c'è una presenza conclamata della criminalità organizzata come in Calabria, in Campania o in Sicilia. I fenomeni criminali hanno radici diverse. Per esempio sono legati al disagio sociale o alla particolare situazione territoriale dell'Isola. La bassa densità di abitanti e la concentrazione della popolazione sulle coste giocano un ruolo importante».
L'Anci sollecita un confronto con tutti gli amministratori locali.
«Ho accolto l'invito del presidente Cherchi, dando la mia disponibilità a partecipare a un'assemblea tutti gli amministratori locali».
L'altra notte ci sono stati incidenti nel centro di accoglienza degli immigrati di Cagliari.
«Le rivolte nei centri di prima accoglienza deriva dal fatto che oggi i rimpatri avvengono, a differenza di quanto accadeva in passato».
Com'è la situazione nell'Isola?
«Quest'anno, al 2 ottobre, ci sono stati 299 sbarchi. Nello stesso periodo dell'anno scorso erano stati 462. C'è stata una riduzione del 35 per cento».
Il governo Berlusconi ha incassato la fiducia. Ci sono nuove nubi all'orizzonte?
«L'azione di governo è stata rilanciata, ora si tratta di capire se questa maggioranza sarà in grado di mantenere la propria compattezza».
Sui cinque punti indicati dal premier?
«Nelle prossime tre settimane verificheremo se ci sono le condizioni. Non vogliamo rischiare di fare la fine del governo Prodi. Se non si realizzeranno queste condizioni, allora sarà meglio votare».
Ha detto che l'attentato a Belpietro rischia di non essere l'ultimo episodio. Perché?
«Ci sono già stati diversi fatti brutti, con minacce a chi vuole esprimere il proprio libero pensiero. E noi stiamo seguendo con attenzione questi fenomeni. In ogni caso bisogna abbassare i toni. Basti pensare proprio al caso Belpietro».
Cosa significa?
«Sul web ci sono siti in cui i toni sono inaccettabili, come Kill Belpietro , ammazza Belpietro. Un gruppo di Facebook con decine di iscritti che dialogano amabilmente su come ammazzare il direttore di Libero. Un conto è esprimere le proprie opinioni, un altro è invitare ad ammazzare qualcuno. Se continua questa escalation, non mi meraviglio di episodi come quello contro Belpietro o come quello con cui si è tentato di zittire Bonanni alla festa del Pd».
Toni bassi ma Berlusconi chiede l'istituzione di una commissione d'inchiesta per i magistrati.
«È una proposta che ha fatto il presidente del Consiglio. Sentirà i gruppi parlamentari. Berlusconi ha auspicato che il Parlamento decida, anche perché una commissione d'inchiesta non può essere fatta dal Governo. È una cosa che dev'essere decisa dal Parlamento».
GIULIO ZASSO
06/10/2010