Buoni e cattivi di un’estate al Poetto mentre parte la rivoluzione dei baretti
ANTONELLO DEIDDA
CAGLIARI. La città estiva, quella per 3 mesi all’anno vive al Poetto, è in letargo, anche se oreris e pensionati sfruttano le ultime giornate di sole. Come è andata, quali sono state le cose buone e quelle cattive, cosa resta e soprattuto quali sono le prospettive? Si riparla del cambiamento di look dei baretti e allora si capirà quale sarà il Poetto prossimo venturo.
Auto. Un tempo il Poetto era una lunga striscia di bianca sabbia africama, oggi è una lunga fila di auto e pullman che ogni giorno si allunga da Ponte Vittorio a Marina Piccola e poi giù sino all’Ippodromo. Un biglietto da visita sconfortante.
Asfalto. Fare un giro per le vie del rione è come fare la conta di buche e trincee che mettono a rischio i copertoni delle auto e la pazienza dei residenti. Manutenzione, questa sconosciuta.
Baretti. Sono gli eredi dei vecchi bar-casotti in legno e lamiera, ritrovo notturno del popolo dei casottisti. Oggi i baretti sono la nuova frontiera della città turistica: «Dove si può andare la notte se non al Poetto?». E giù polemiche a non finire se qualcuno si lamente per la musica alta oppure per i prezzi da piazzetta di Porto Rotondo. Ora li butteranno giù per rifarli tutti uguali ma restano molti dubbi.
Bagni. Uno dei luoghi dove tutti evitano di andare ma dove alla fine tutti finiscono, anche se a metà mattina sono impraticabili. Pulizia cercasi.
Beach volley. Fare sport al Poetto è diventato un lusso, come ha dimostrato la querelle nata per un campetto dove giocare a pallavolo. Un altro colpo alla città turistica.
Cono. Come il contenitore del gelato, ma in plastica. È stata l’invenzione nella guerra contro chi getta le cicche nella sabbia. Una scommessa persa, il Comune ne ha regalato migliaia ma dopo pochi giorni erano già i pali delle porte per giocare a pallone.
Caos. Il minimo comun denominatore di ogni weekend, anche perchè di vigili urbani c’è sempre meno traccia.
D’Aquila. Lo stabilinento più antico del Poetto, costruito anche prima del più nobile Lido. La passerella in legno è stato il primo trofeo della guerra anti-abusivismo. Altrove non è stato applicato lo stesso metro, con i baretti che si sono allargati a piacimento.
Erosione. Il ripascimento è lontano, il mare si è rimangiato gran parte della sabbia che era stata gettata in spiaggia in una folle operazione. La rotonda del Lido è di nuovo in mezzo al mare.
Ippodromo. Scommessa persa: cavalli, corse e totalizzatore restano nelle stalle.
Lungomare. Il sogno del Comune, dal porto a Marina Piccola, passando per Su Siccu e San Bartolomeo. È tutto fermo.
Marino. Il vecchio ospedale è un rudere che rischia di crollare, tutti si indignano e si promettono interventi per fermare lo scempio. Ma giù due sono andati a farsi benedire.
Meduse. In passato le invasioni erano al massimo un paio a stagione, quest’anno le meduse hanno disturbato i bagni dei cagliaritani parecchie volte: il clima sta cambiando, tropicalizzandosi.
Molentargius. Il sogno è creare un parco che includa le saline e una zona umida dove i fenicotteri fanno la cova. La Provincia pounta ad una nuova conferenza di servizi: ci riuscirà?
Netturbini. Uno dei misteri gloriosi: arrivano alle prime luci del giorno, puliscono quello che i soliti cadozzi hanno lasciato in giro ma alla fine è più sporco di rpia, soprattutto nelle vie al di là della spiaggia. Il rione giardino è sempre più lontano.
Parcheggi. La grande emergenza di ogni estate, nel 2010 anche di più. La caccia ad un posto per l’auto inizia presto e si conclude quando è già ora di andare via. Quasi mai il porstoi è vicino ala spiaggia ed è una sofferenza camminare sotto il sole con ombrellone, sedie e figli sotto il braccio. I piani comunali sono andati a farsi obbedire, i bus viaggiano vuoti e alla fine è stato aperto un parcheggio a pagamento davanti all’Ippodormo. E anche la zona pedonalizzata della prima fermata è stata eliminata. Serve un piano razionale per l’utilizzo dell’auto, ma forse è ancora troppo per questa amministrazione.
Quartu. Diciamo la verità, il Poetto di Quartu è uno obbrobrio, con tutti quei camminameti tra le erbacce, bassi terrapieni e pietose. L’unica consilazioone è che lì il ripascxomento non è arrivato e la sabbia è bianca bianca.
Ricci. E ricciai. Le baracchette che sino ad un anno fa erano prese d’assalto dai cagliaritani oggi sono vuote. Erano diventate mini ristoranti e solo dopo tanto tempo ci si era accorti di condizini igieniche precarie. Restano solo dei tavolini dove i ricci sono venduti a dozzine con pane e un bicchiere di vino. In attesa delle promesse della nuova amministrazione quartese.
Sabbia. È un poco migliorata rispetto ai primi tempi dello sciagurato ripascimetolo ma il bianco abbagliante della spiaggia afrinaca cantata da Giame Pintor non si sarà più. Oggi è grigio chiaro, non è il massimo ma si spera che nel corso del tempo la natura possa fare il suo corso.
Sella del Diavolo. Una delle grandi occasioni per la rinascita del Poetto: tra sentieri nella natura, terrazze a strapiombo sul mare e calette potrebbe nascere un bel parco. Ma i militari hano mai passato le consegne?
Transenne. C’è una buca sull’asfalto? Ecco una bella transenna. Uno scavo? Altre transenne. Peccato solo che rimangono lì da mesi.
Utilizzo del litorale. È il famoso piano di cui si parla da anni per salvarev la spiaggia, peccato che Regione e Comune non si parlino. Sarà la volta buona?
Verde: È poco ma buono, il limite è che a giardini supercurati fanno da contrappunto aiuole dove crescono le rabecce e i cani fanno i loro bisogni.
Ztl. Un flop. L’intero fronte spiaggia (prima era tutto il rione) doveva essere off limits per le auto: si è passati ad una piccola parte. Oggi la ztl non c’è più. Avanti così il Poetto morirà lentamente.