Imperversa anche la cosiddetta «tassa sull’ombra» Convocata per oggi la commissione attività produttive
ROBERTO PARACCHINI
CAGLIARI. I commercianti sono sul piede di guerra. In questi giorni sono state notificate centinaia di cartelle esattoriali per il pagamento dell’imposta sulla pubblicità. E di colpo si sono ritrovati a dover pagare per cartellonistica, bandiere, vetrofanie e tende, la cosiddeta tassa sull’ombra. Tutto è nato dal passaggio, non regolato, da un gestore (la Gestor) di questo servizio a un altro (l’Aipa).
Questa situazione sta creando molte difficoltà ai commercianti che prima non pagavano, mentre ora si ritrovano a dover versare anche cifre elevate. «Ed è per tutti questi motivi che per oggi ho convocato la commissione comunale consiliare alle Attività produttive - spiega il presidente Paolo Casu (dell’Udc) - per verificare anche con gli uffici (visto che è il Comune che ha affidato tramite bando la gestione del servizio di riscossione) come sia possibile uscire da questa situazione».
Il paradosso della «tassa sull’ombra» si basa su una normativa degli anni Sessanta del secolo scorso in cui si parla dello spessore dei cartelli ai fini della quantificazione della tassa. Da cui la conseguenza che anche le tende, che pure non pubblicizzano niente, devono pagare in quanto hanno spessore. «Giustamente questo balzello - spiega Casu - è stato soprannominato “tassa sull’ombra”: perchè alla fine quello che si paga è l’ombra. Inoltre va detto che la concessionaria precedente, la Gestor, non emetteva alcuna riscossione di questo tipo».
Non solo: ora i commercianti si trovano a pagare, «qualora mettano delle vetrofanie su una vetrina, non per la superficie delle vetrofanie, ma dell’intera vetrina», continua Casu: «Dando per scontato che i tributi vanno pagati da tutti, per quale motivo il passaggio dalla Gestor alla Aipa non ha fatto sì che vi fosse anche il trasferimento della vecchia banca dati al nostro ufficio tributi? E così capita che in numerose cartelle esattoriali vi sia la richiesta del pagamento, anche per gli anni precedenti, a imprese che nel 2009 non potevano essere ancora operative». Da qui «il dubbio che la stessa nuova concessionaria abbia potuto eseguire idonei contolli incrociati con i servizi alle attività produttive e degli altri uffici comunali».