Per abbattere i prezzi bisogna investire e rifare la rete idrica
Quale la soluzione?
Vargiu : «Si potrebbe proporre, provocatoriamente, di restituire gli impianti fatiscenti ai Comuni, ma lasciamo perdere..... In realtà si dovrebbe procedere alla ricapitalizzazione: i Comuni devono dare i soldi promessi ad Abbanoa. Inoltre è necessario risolvere il conflitto di interessi. Non è possibile che i soggetti che sono nell'Ato, i Comuni, poi siano gli stessi che hanno la gestione, sempre i Comuni, azionisti di Abbanoa. Nel primo devono esserci solo i Comuni che hanno poteri di indirizzo e di controllo. Nella gestione l'unico azionista deve essere la Regione. Così riporteremmo anche la gestione in ambito regionale, risolvendo il problema di dove reperire le risorse».
Anche l'Ato, dunque, ha avuto i suoi bei problemi, tanto che è stato commissariato?
Floris : «Se l'Ato non ha funzionato è anche perché rappresenta una quantità enorme di Comuni (una sorta di parlamentino) e a volte si decideva sulle priorità in maniera politica e non tecnica. Dobbiamo prenderci le nostre responsabilità».
Cosa è che oggi incide negativamente sui conti nella gestione dell'acqua in Sardegna?
Cadau : «Credo che il problema sia di due tipi. Da una parte abbiamo un Piano d'ambito inadeguato, sbagliato nelle sue previsioni, nei suoi contenuti, frutto dell'urgenza di mettere a regime il sistema per non perdere i fondi comunitari. E di questo ne stiamo subendo adesso le conseguenze. È un atto che nei tempi previsti dalla legge e dal contratto non è stato adeguato dopo i primi due anni di attuazione. Obbligo che gravava sull'Ato entro il 31 dicembre del 2007. Questo ha provocato enormi perdite ad Abbanoa, che abbiamo puntualmente sottolineato alla Regione e all'Ato».
E l'altro problema?
Cadau : «Il secondo aspetto riguarda le tariffe. Nonostante le molte lamentele dei cittadini, come è stato accennato, queste sono inadeguate se si vuole mantenere il rapporto costi ricavi in equilibrio. Il vecchio Piano d'ambito prevedeva 1,6 miliardi di investimenti (pari a mille euro ad abitante) per razionalizzare il servizio, ovvero ridurre le perdite, migliorare la depurazione e aumentare la quantità di acqua potabile soprattutto nelle zone sempre in crisi nel periodo estivo. Per ora di questi fondi noi abbiamo speso solo 350-450 milioni. Le altre risorse dovrebbero teoricamente gravare sulle tariffe».
E il gestore può prevedere l'aumento?
Cadau : «È un problema totalmente politico. Se si decide che debba essere Abbanoa a prevedere l'aumento, questo graverebbe automaticamente sull'utente. Allora deve investire la parte pubblica per evitare i rincari ai cittadini? Io credo sia questa la soluzione. In alcuni Comuni le perdite nella rete idrica arrivano al 70%, con infrastrutture ereditate in questa situazione dai Comuni. Così come abbiamo ereditato impianti di depurazione per 4.500 abitanti che d'estate servono 40 mila persone».
La colpa è dei Comuni?
Vargiu : «Partiamo dalla premessa che Abbanoa ha costretto i Comuni a cedere gli impianti. Invece il gestore, per tutelare i cittadini, avrebbe dovuto verificare gli impianti uno a uno e prendere solo quelli a norma».
Abbanoa poteva rifiutare di farsi carico dei vecchi impianti?
Cadau : «Non potevamo rifiutarci e in una notte abbiamo preso in carico gli impianti di circa 110 Comuni. Ereditati a scatola chiusa. Noi siamo le vittime di questo sistema».
Ma le tariffe in Sardegna sono basse oppure care rispetto al resto del Paese?
Vargiu : «Sono alte (si parla di 1,35 euro al metro cubo) perché bisogna calcolare il consumo medio per persona. Rispetto ai Comuni che gestivano direttamente la risorsa la tariffa ora è più che triplicata. Non è vero che le tariffe non possono scendere. La tariffa è viziata da un costo derivato dalla perdita idrica incredibile e dalla gestione di impianti fatiscenti. È chiaro che risolvendo questi problemi si possono ridurre le bollette».
L'Ato cosa farà per aiutare Abbanoa?
Lippi : «Dal prossimo 31 dicembre l'Ato non esisterà più. Questo è un punto fondamentale legato anche a uno dei requisiti referendari. C'è una legge dello Stato: per cui dal primo gennaio 2011 tutti gli atti presi dall'Ato sarebbero nulli. Quindi il Commissario deve cercare, accelerando il più possibile, di portare a termine entro la fine del mandato la rivisitazione del Piano d'ambito. Stiamo dando un'accelerata, collaboriamo con Abbanoa, abbiamo chiesto una task force alla Regione per mandare avanti i progetti e mettere in campo il maggior numero di risorse».
E dopo che cosa succederà?
Lippi : «Quello che stabilirà la legge regionale: la norma nazionale ha rimandato ai Consigli regionali la potestà legislativa di scegliere il soggetto che sostituirà le attuali Ato».
Cosa prevede il disegno di legge della Giunta Cappellacci?
Lippi «La gestione tecnica e amministrativa sarà affidata all'agenzia idrografica della Sardegna che fa capo alla Presidenza della Giunta. Dovrebbe essere lo strumento che svolgerà le funzioni tecniche e amministrative. La parte politica sarà invece rappresentata da tre assessori regionali (Ambiente, Lavori Pubblici ed Enti Locali, e Programmazione), mentre gli enti locali hanno poi sollevato il problema della rappresentanza dei Comuni, che verrà garantita da tre sindaci, individuati per fasce di abitanti. Saranno invece escluse le Province. In pratica, è un organismo composto da sei persone con il voto determinante del presidente, espressione della Regione».
E sul fronte finanziario?
Lippi : «All'interno del disegno di legge è prevista una copertura finanziaria per il soggetto che attualmente gestisce il servizio, quindi Abbanoa. La costituzione di un fondo di garanzia di 50 milioni di euro, l'aumento di capitale di 14 milioni di euro come quota azionaria di partecipazione diretta della Regione che quindi passerebbe dall'attuale 14 al 27%, facendola diventare di fatto azionista di maggioranza. Tutto questo con l'azzeramento dell'attuale cda e la nomina di un amministratore unico di Abbanoa»
Tutto questo farà scendere le tariffe?
Cadau : «È una pura fantasia che oggi si possano abbassare le tariffe. Non c'è nessun esempio in Italia o in Europa. Abbassare le tariffe non consente di migliorare il servizio. Siamo fermi ai prezzi del 2007, a parte l'adeguamento all'indice Istat. Questo ha portato una perdita economica per Abbanoa. Siamo una Spa e dobbiamo agire a tutela a dei soci: chiediamo un Piano d'ambito rinnovato perché così si potrà approvare un piano industriale e, di conseguenza, avere il sostegno delle banche».
L'unico modo per ridurre la tariffa, insomma, potrebbe essere quello di investire in infrastrutture per ridurre le perdite?
Floris : «Non solo. Gli investimenti che sono ora bloccati potrebbero dare un respiro alla nostra economia. Stiamo parlando di 500 milioni di euro in Sardegna, in un momento in cui questi soldi dovrebbero essere ovunque tranne che nelle banche».
Ma con più ambiti si avranno necessariamente più gestori?
Deriu : «È anche possibile che un'unica società si aggiudichi più gare, anche tutte».
Tutti i sardi devono avere la stessa tariffa?
Deriu : «Gli abitanti della Lombardia non hanno tutti la stessa tariffa. Sono menomati nei loro diritti? Direi di no, però hanno servizi efficienti. Vogliamo un servizio efficiente anche noi».
Nell'immediato Abbanoa cosa chiede?
Cadau : «Ci servono capitali. Il piano d'ambito prevedeva una capitalizzazione di 102 milioni di euro, che avrebbero dovuto versare i Comuni: 25 milioni nel 2005, 30 nel 2006, 15 nel 2007, 16 nel 2008 e 13 milioni nel 2009. A fronte di questi 102 milioni ne abbiamo ricevuto solo 19».
Allora come investire?
Cadau : «È il problema di fondo. I consumatori si lamentano per impianti inadeguati e reti colabrodo ma per risolvere il problema servono 2 miliardi. Per la sola depurazione, per porre rimedio ai problemi sorti l'estate scorsa, servirebbero 220 milioni».
Con quali soldi?
Cadau : «I casi sono due: o interviene il pubblico o il gestore, che può intervenir solo aumentando la tariffa. Il pubblico, se vuole evitare che l'acqua venga privatizzata, deve mettere mano al portafogli».
C'è il rischio che arrivino i privati?
Floris : «La modernizzazione di un'isola e di un territorio è parte importante per lo sviluppo dello stesso e non riguarda chi lo ha avuto in gestione. Per coprire il gap infrastrutturale generale deve intervenire la mano pubblica».
Pubblico inteso come Regione o Comuni?
Floris : «Per noi l'interlocutore è la Regione. Se poi la Regione riesce a intervenire con fondi Fas o a farsi dare risorse dello Stato e dall'Ue è un bene. Ma di certo non si può pensare a un'isola moderna con infrastrutture deficitarie proprio su un bene primario come l'acqua».
Si è parlato di 500 milioni subito disponibili con il Piano d'ambito.
Lippi : «Sono soldi già programmati all'interno del Piano operativo triennale, destinati su base di interventi individuati con il criterio delle necessità dei Comuni. Ho trovato però anche progetti del 2003: ora cerchiamo di razionalizzare».
Nei prossimi anni aumenteranno le tariffe?
Murtas : «Gli interventi aiuteranno senz'altro ma di sicuro la tariffa, come risulta dai numeri e visto l'andamento in tutta Italia, è destinata a crescere. Il documento di studio sulle acque (il Blue book) lo certifica».
Ci dobbiamo rassegnare.
Murtas : «Ben venga una riflessione su questo argomento stimolata dal comitato referendario. Il gigantismo non è la soluzione ma i numeri e la nostra esperienza ci dicono che piccoli si muore. E soprattutto dobbiamo considerare anche quello che succede nel resto d'Italia e del mondo. La Toscana, ad esempio, è un modello di riferimento per le altre regioni: ha sei ambiti e sta studiando la legge di riforma per averne uno solo. Soprattutto ricordiamoci che oltre alla dimensione territoriale dobbiamo riflettere sulla capacità di innovare e di migliorare tecnologicamente un sistema che ora è strutturato sulle logiche degli anni Venti e sulle reti degli anni Quaranta».
26/09/2010