Il presidente della società di calcio illustra il progetto per la realizzazione del campo nell'area di Santa Caterina a Elmas
Cellino: «Senza il nuovo impianto il Cagliari morirà»
Sarà un impianto low cost: «Spenderemo il 30 per cento in meno rispetto agli altri, e saremo i primi a realizzarlo in Italia».
Dice che se fosse per lui non avrebbe neanche convocato la conferenza stampa, «ma ho dovuto farlo per evitare che venissero pubblicati disegni non veri o quelli vecchi, riferiti al Sant'Elia». E allora eccolo qui il nuovo stadio del Cagliari calcio: «Avrà una tecnologia all'avanguardia internazionale, costerà meno di un impianto standard e verrà costruito in tempi brevi». Parola di Massimo Cellino, che ieri ha messo finalmente a disposizione di taccuini, macchine fotografiche e telecamere il progetto della prossima arena rossoblù, tribune da 23 mila posti, 5000 parcheggi e un nome, «Santa Caterina», uguale a quello della chiesetta che sorge sui terreni di Tanca Spada, gomito a gomito con l'aeroporto.
TEMPI BREVI Tra i banchi della giunta comunale di Elmas, il presidente del Cagliari scopre la prima carta: «I tempi? Il problema principale qui in Italia è la burocrazia, ma il nostro progetto prevede solo uno stadio che viene aperto due ore prima della partita e chiuso due ore dopo, nessun centro commerciale o altro. È un impianto non invasivo, che vorrei iniziare a costruire entro la prossima primavera, se prima riusciremo ad ottenere tutte le autorizzazioni. Vorrei finirlo per il Natale del 2011, proprio oggi firmeremo i contratti per l'acquisizione dell'impianto». La struttura, dice la brochure del Cagliari calcio, sarà di «tipo modulare», e verrà acquistata da una società inglese specializzata in questo tipo di impianti. Sul prezzo dell'operazione Cellino non si sbilancia, ma assicura che «costerà un buon trenta per cento in meno degli altri stadi di nuova generazione».
«PRIMI IN ITALIA» Ancora: «Vorrei che fosse il primo in Italia costruito da una società, se rispetteremo i tempi forse anticiperemo anche la Juventus, e questo deve essere un motivo d'orgoglio per i sardi, che non devono sentirsi gli ultimi arrivati. Sarà uno stadio che tutti ci copieranno. È assurdo che in Italia ci siano ancora così tanti impianti vecchi, al partire dal Sant'Elia». Un investimento da decine di milioni di euro (per la Karalis arena erano stati preventivati 30-40 milioni) che il Cagliari avrebbe in cassa, «perché per lo stadio conservo i soldi da tempo, come le formichine. Sarà finanziato al novanta per cento da noi, nessuna sovvenzione o aiuto economico dalle istituzioni».
L'AREA A proposito di istituzioni: Cellino non è preoccupato neanche per il parere negativo espresso dall'Enac ancor prima di sedersi al tavolo (che dovrebbe essere convocato entro le prime settimane di ottobre) della conferenza di servizi: «Nel progetto non ci sono più né torri né pannelli fotovoltaici. Nel primo incontro che abbiamo avuto con i tecnici dell'ente ci è stato chiesto di toglierli e noi ci siamo adeguati».
LA POLITICA E quale sarà il ruolo della politica? Il sindaco di Elmas Valter Piscedda sta preparando il terreno amministrativo su cui dovranno poi esprimersi tutti gli enti interessati. L'ultima parola spetterà alla Regione (ieri ha assistito alla conferenza stampa l'assessore all'Industria Sandro Angioni), in un percorso che dovrebbe durare almeno sei mesi. «Servirà l'impegno di tutti, al di là degli schieramenti politici». Lo spostamento non creerà problemi ai tifosi: «Quando sono nato, Elmas apparteneva al Comune di Cagliari. Non credo che i tifosi abbiano da ridire perché la squadra si sposta di 300 metri o un chilometro. La strada esiste già, si potrà arrivare anche in treno, sarà più comodo». Per avere la possibilità di mettere il proprio nome all'impianto, come nel caso dell'Allianz Arena o dell'Emirates stadium, si sarebbe già fatta sentire anche una società estera.
SCELTA DEFINITIVA Quella di Santa Caterina sarà la scelta (dopo Sant'Elia e le sirene di Quartu e Quartucciu) definitiva? Cellino giura di sì e spiega di non avere progetti alternativi («Un piano B? La B è una lettera che non mi piace», dice facendo abbondanti scongiuri) e anzi rilancia, per dimostrare che non è un bluff: «Lo farò a Santa Caterina, ormai è una promessa. Se non nascerà nei tempi previsti lo stadio, non ci sarà più il Cagliari. Sto studiando questa operazione da cinque anni. Ormai al Sant'Elia non si può più stare. Dove dobbiamo andare a giocare, a Udine?».
MICHELE RUFFI
25/09/2010