La cedolare secca al 20% favorisce i proprietari con i redditi alti. Tore Cherchi (Anci): «Più garanzie dal Governo»
Per i Comuni conti in pareggio se emerge il 40% del nero
Con la cedolare sugli affitti il Governo lancia una nuova sfida al sommerso. Ma la tassa unica preoccupa i Comuni.
Sugli affitti si gioca un'altra partita importante contro l'evasione. Il Governo, nel decreto di riforma fiscale, lancia la carta della cedolare secca, un'aliquota fissa (al 20%) da applicare al canone di locazione. L'avvio è previsto per il primo gennaio 2011: l'imposta (facoltativa) andrà a sostituire il vecchio regime dell'Irpef. In pratica, a partire dal prossimo anno, su tutti i contratti d'affitto si potrà pagare una tassa del 20% sul canone anziché sottoporre il canone stesso all'Irpef sommandolo con gli altri redditi. In ogni caso, per non creare problemi di gettito ai Comuni (che incasseranno la tassa), bisognerà affilare le armi contro il sommerso: si stima che per pareggiare i conti delle amministrazioni italiane sia necessario far emergere almeno il 56% del “nero” (il 42% in Sardegna).
I RISPARMI Il vantaggio deriva dal fatto che si potrà usufruire di una tassazione inferiore, sottoponendosi a una aliquota unica del 20% invece di tassare il reddito da locazione almeno al 23%, che è attualmente l'aliquota fiscale più bassa, quella di chi produce un reddito inferiore a 15 mila euro annui. Per chi guadagna ogni anno cifre superiori ai 15 mila euro la cedolare secca porterà benefici in maniera proporzionale. Infatti, per chi ha un reddito annuo fino ai 28 mila euro, l'aliquota Irpef sale al 27%, per poi crescere al 38% per redditi fino ai 55 mila, al 41% per chi introita fino a 75 mila euro e al 43% per redditi oltre i 75 mila euro. In una simulazione realizzata dall'ufficio studi del Sole 24 Ore, ipotizzando un reddito fino a 28 mila euro, i risparmi della cedolare per chi dà in affitto la casa raggiungono i 340 euro, nel caso in cui la locazione renda 10 mila euro all'anno.
I COMUNI Il gettito prodotto dalla nuova imposta andrà dritta nelle casse dei Comuni, ma sarà più magro rispetto a quanto i sindaci avrebbero incassato con il vecchio regime Irpef. Come rileva l'indagine del Sole 24 Ore, su dati dell'Agenzia del territorio e dell'Istat, la cedolare secca potrà pareggiare i conti dei Comuni italiani se emerge il 56,5% del “nero” negli affitti. In Sardegna la percentuale scende e arriva mediamente al 42%. In dettaglio, a Cagliari basta far emergere il 44%, a Nuoro il 34%, a Oristano il 31% e a Sassari il 57%. I numeri preoccupano Tore Cherchi, presidente regionale dell'Anci: «Per il 2011 i Comuni hanno il paracadute dei trasferimenti statali: dal 2012 entreranno in un regime di incertezza e le minori entrate dovranno essere garantite dall'emersione del nero. Una scommessa che ha bisogno di qualche rassicurazione in più dal parte del Governo».
LA LOTTA Insomma, la lotta all'evasione dovrà essere serrata per evitare buchi di bilancio nelle amministrazioni. D'altronde, è una questione di strategie. La nuova e più leggera tassazione è proprio finalizzata a scoraggiare gli affitti in nero. L'esecutivo, in altre parole, si aspetta che le nuove regole producano un'emersione tale da abbattere l'evasione fiscale.
LA SCURE Parallelamente alla cedolare, arriverà un giro di vite contro gli affitti in nero. Le sanzioni per la mancata dichiarazione dei redditi da locazione aumenteranno del 100% (fino a un massimo di 2.000 euro) in caso di omessa dichiarazione e fino al 400% della maggiore imposta dovuta in caso di redditi dichiarati in misura inferiore. Non si applicheranno invece le sanzioni ridotte previste nei casi di accertamento con adesione o di rinuncia all'impugnazione dell'accertamento.
IL MATTONE La cedolare rientra nell'attuazione del federalismo fiscale. Il suo gettito andrà ai Comuni assieme a quello prodotto dalle imposte di bollo, di registro, ipotecarie e catastali e dell'Irpef sui redditi immobiliari. I sindaci, in sostanza, faranno cassa con le case. Questo per compensare i tagli di trasferimenti da Roma.
LE ALTRE IMPOSTE Intanto, c'è più tempo per l'imposta municipale, la cosiddetta Imu: entrerà in campo dal 2014 e sostituirà l'Ici e altre imposte sul possesso di immobili. Come succede attualmente per l'Ici, l'Imu non dovrebbe essere pagata sulla prima casa. Al contrario, in caso di trasferimento della proprietà per compravendita ed eredità, l'aliquota sarà del 3% se si tratta di prima casa e del 9% in tutti gli altri casi.
LANFRANCO OLIVIERI
22/09/2010