Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tagli alla cultura, la crisi travolge il melodramma

Fonte: La Nuova Sardegna
20 settembre 2010

SABATO, 18 SETTEMBRE 2010

Pagina 31 - Inserto Estate

Al Comunale la «Cenerentola» andrà in scena solo in forma di concerto Cancellati il «Fidelio» e il «Don Pasquale»

WALTER PORCEDDA

Opera addio? Il Teatro Lirico falcidiato dai tagli ministeriali consistenti al suo già tartassato bilancio affonda due opere già previste per questa ultima parte dell’anno in forma di concerto («Fidelio» e «Don Pasquale») e trasforma in oratorio la «Cenerentola» di Rossini, il cui esordio, diretto da Huberto Soudant, è previsto per il prossimo 6 ottobre. Un autunno davvero triste quello che attende i melomani sardi - se pur mitigato dalla ottima stagione concertistica - che dovranno rinunciare ai melodrammi. Denso di ansie e preoccupazioni per il futuro. Cioè in pratica la prossima stagione lirica che sarà presentata la prossima primavera ad aprile.
Timori e concrete paure che investono soprattutto una sessantina di lavoratori, precari storici della istituzione, che rischiano di trovarsi senza lavoro per diversi mesi. Lavoratori che per undici mesi all’anno prestano la loro opera preziosa ed indispensabile per far girare l’imponente macchina teatrale dell’istituzione musicale di via Alenixedda a Cagliari. Dagli impiegati amministrativi alle sarte, dai tecnici ai componenti del coro e dell’orchestra. La mannaia calata dal ministero a metà anno (oltre due milioni e seicentomila euro in meno da sommare alle decurtazioni precedenti di inizio anno) ha così costretto precipitosamente a rifare i conti e tagliare.
«Un tempo il melodramma era un’industria che dava lavoro a centinaia di persone - riflette lo scrittore Giorgio Todde, appassionato di lirica - con centinaia di titoli. Gramsci diceva che questa era l’unica forma popolare di musica e teatro. E ora... Quello che accadde non è un semplice taglio alla cultura ma all’identità di un popolo. In armonia peraltro con quanto accade nel Paese. Dalla scuola ai teatri si taglia l’intelligenza. C’è un disegno preciso: l’oblio del passato e cancellare la memoria».
Per la cantante Elena Ledda «qui si sta buttando il bambino con l’acqua sporca. È la solita storia. Dopo gli sprechi si chiude. Almeno prima c’era la qualità. Non si può solo tagliare e mandare a casa la gente. Cagliari e la Sardegna non possono stare senza l’opera. Si vuole risparmiare? Bene. Si riducano i cachet degli artisti esosi, si riutilizzino le scenografie. Spesso si resta in superficie a un titolo di giornale sui contributi alla cultura senza capire che quelle risorse portano ricchezza. Un festival, una stagione lirica creano indotto, sviluppano un Paese».
Riccardo Leone, direttore d’orchestra e compositore, premessa la necessità inderogabile di «salvare la tradizione del melodramma» mette l’accento sul bisogno di «non dimenticare gli altri generi musicali», puntando in particolare sui piccoli complessi, trii e quartetti, che «permetterebbe un recupero del repertorio e soprattutto alla Sardegna, a costo basso, garantirebbe un decentramento capillare anche nei piccoli centri».