VENERDÌ, 17 SETTEMBRE 2010
Pagina 1 - Cagliari
Appello della Cisl alle istituzioni per una battaglia a sostegno di una fonte di occupazione e di sviluppo della città
CAGLIARI. «La riduzione delle tasse di ancoraggio per il transhipment nel porto industriale di Cagliari e la definizione della proprietà delle aree circostanti, contese tra Cacip (e gli enti locali proprietari) e il demanio costituiscono due facce di una stessa medaglia». Sulla vicenda del porto canale intervengono con una nota il segretario della Fit Corrado Pani e il Segretario dell’Ust Fabrizio Carta. «Da anni - si legge nel documento - la comunità cagliaritana si batte perché il porto industriale si sviluppi non solo attraverso l’incremento dei traffici, ma anche attraverso l’utilizzo a scopi produttivi e industriali delle aree attorno ad essa, rendendo possibili investimenti produttivi, anche attraverso la zona franca. L’incremento degli arrivi dei container, favorito dalla riduzione delle tasse di ancoraggio (così come prevede la legge per i prossimi due anni) e la presenza di aree attrezzate sulle quali puntare per l’aumento delle percentuali delle merci lavorate a Cagliari sono i due fattori attraverso i quali far sviluppare la crescita e l’occupazione in maniera significativa e dare respiro alle migliaia di cagliaritani e sardi che, oggi, vivono nella disoccupazione e nella povertà».
Nei prossimi giorni ci saranno appuntamenti decisivi per la questione tasse di ancoraggio.
«La Cisl e la Fit - prosegue la nota - auspicano che vengano introdotte modifiche tali da consentire l’attuazione del decreto, ora sospeso, approvato dal Comitato Portuale. Le forze politiche nazionali e regionali, con in testa il Presidente della Giunta regionale, devono intervenire perché gli emendamenti presentati in tal senso siano approvati nella Commissione del Senato. In ogni caso - conclude il comunicato - si deve agire tutti insieme per evitare che Cagliari, una città di mare, sul mare e che ha l’ambizione - come si è detto tante volte - di essere una capitale sul Mediterraneo se non del Mediterraneo, si trovi nella situazione di non vedere più alcuna nave nel suo porto. Contro questa ipotesi, che creerebbe solo disoccupazione a partire dai 1000 lavoratori attuali, va messa in campo una mobilitazione popolare. Per questo è necessario un intervento politico e di concreto sostegno da parte di tutti: Regione Sardegna, Provincia, Comune, Camera di Commercio, non possono non avere a cuore le sorti del Porto di Cagliari ed esimersi dal contribuire a tenere in piedi un Terminal che lavoratori e lavoratrici, con la loro professionalità, hanno reso importante per la nostra città e per l’intera Regione».