Secondo l’assessore Lorrai per il momento non si conosce con esattezza il numero degli edifici interessati
BETTINA CAMEDDA
CAGLIARI. Lo chiamano “la vergogna”, “lo scandalo”, eppure ancora oggi a Cagliari non si conosce il numero delle scuole in cui è stato utilizzato l’amianto. Quel che è certo è che sono numerosi gli edifici, oggi adibiti a scuola, realizzati nel periodo in cui il materiale era usato più spesso per coperture in etenit e pavimenti in vinil amianto (linoleum). Proprio qualche giorno fa l’assessore all’Istruzione Edoardo Usai e il collega ai Lavori pubblici Raffaele Lorrai si sono incontrati, in presenza anche di alcuni tecnici, per stabilire un piano di bonifica riguardante gli edifici scolastici per quanto riguarda le scuole materne. «Noi del comune di Cagliari - sottolinea Lorrai - abbiamo deciso di affrontare il problema dell’amianto facendo a nostre spese i lavori per la messa in sicurezza e bonifica degli edifici con la rimozione anche della pavimentazione. Ci risulta però che in Sardegna ci siano tantissime altre scuole in cui questi controlli non avvengono. Per il momento non si conosce ancora il numero definitivo delle scuole in cui è accertata la presenza di amianto. Ora inizieranno i lavori per verificare anche l’entità del problema anche se non ci sono grandi rischi a meno che l’amianto non sia ridotto ad uno stato di corrosione». Altra opinione, più amara, quella di Peppino Loddo, segretario regionale Flc-Cgil: «Il problema dell’amianto è forse uno dei più scandalosi di tutta la faccenda complessiva dell’edilizia scolastica perché ancora oggi sono tantissime le strutture che necessitano della messa in sicurezza». Una battaglia quella di Loddo iniziata tanti anni fa quando a farne le spese erano i lavoratori dell’industria. A quei tempi non si sapeva ancora che di amianto si muore. «Se nel 2010 - continua il segretario - viviamo ancora problematiche di questo tipo, credo che davvero ci sia qualcosa che non va. Voglio ricordare che la storia dell’amianto si pone all’interno di una battaglia che la Cgil sta facendo da tantissimo tempo in tutto il territorio, come è accaduto nell’oristanese. Non si può continuare ad accettare che in luoghi così delicati come ospedali ed edifici scolastici si riscontrino ancora situazioni di questo tipo. In questo momento la mia preoccupazione è non sapere quanto sia realmente diffuso questo problema perché, è vero che si tratta di edifici di cinquant’anni fa, ma il fatto che in tutti questi anni non si sia fatto niente lascia pensare che si tratti di luoghi abbandonati».