Commercio. Marco Sulis, leader di Confesercenti, critica la legge regionale e chiede regole stringenti sulle giornate festive
Federdistribuzione frena: senza libertà l'impresa muore
Confesercenti si schiera in favore dei piccoli commercianti e chiede regole più stringenti sulle aperture domenicali e festive. Ma Federdistribuzione non è d'accordo: senza libertà l'impresa non vive.
Stretta sulle aperture domenicali e festive, regole più stringenti per le vendite straordinarie, lotta all'abusivismo, inasprimento delle sanzioni. La Confesercenti sarda non digerisce la legge regionale numero 5 del 2006. «Dopo le modifiche di inizio anno», spiega Marco Sulis, presidente dell'associazione, «la norma è troppo sbilanciata a favore della grande distribuzione, che addirittura può sfruttare la libertà di aprire il 25, 26 dicembre e anche il primo gennaio». Insomma, per Sulis «i piccoli devono avere più tutele». Il leader dei negozianti sardi propone una correzione ad ampio raggio della norma. E si concentra sulle aperture domenicali e festive. «Vanno regolamentate», lamenta Sulis, «per una piccola impresa è impossibile aprire ogni domenica: non abbiamo un numero di dipendenti tale da permetterci di lavorare ogni giorno».
LE APERTURE Confesercenti sollecita un maggiore peso delle organizzazioni di categoria, dei sindacati e delle associazioni dei consumatori nel confronto previsto con i Comuni sulla programmazione generale delle nuove aperture (per evitare «spregiudicate liberalizzazioni»). E lo stesso vale per la concessione delle deroghe alle chiusure domenicali e festive. L'associazione chiede infatti che «non si superi il limite delle 24 giornate annue, più altre 8 nei centri storici, nei lungomare e nei posti montani a vocazione turistica». Ma non solo. L'organizzazione guidata da Marco Sulis evidenzia l'assenza di interventi concreti per contrastare l'abusivismo «più o meno mascherato» e ormai arrivato «a livelli insostenibili», soprattutto nella somministrazione di alimenti e bevande («si pensi ai circoli privati e agli agriturismo»).
I SALDI «Invece, sulle vendite straordinarie», incalza il presidente regionale di Confesercenti, «occorre prevenire la concorrenza sleale, impedendo operazioni pubblicitarie scorrette nei 40 giorni precedenti l'avvio dei saldi». Più in dettaglio, Sulis suggerisce che «sarebbe meglio vietare la pubblicità nelle vetrine degli sconti di fine stagione prima che effettivamente possano essere applicati».
LE SANZIONI Inoltre, contro «le astuzie di qualche furbetto», la Confesercenti ritiene opportuno usare il pugno di ferro, «diversificando l'entità delle sanzioni - oggi fissate su un massimo di 3.000 euro per tutti - a seconda delle dimensioni dell'esercizio commerciale». La Confesercenti chiede di arrivare «a una previsione massima di 40 mila euro per i centri della grande distribuzione». Per quanto riguarda le aree pubbliche, puntualizza Sulis, «l'associazione di categoria propone modifiche ai criteri e alle procedure di concessione dei posti nei mercati itineranti».
LA POLITICA Nicola Rassu, il presidente della Commissione per le attività produttive in Consiglio regionale, è uno dei destinatari delle richieste della Confesercenti: «Siamo pronti ad ascoltare tutti, ma non possiamo fare figli e figliastri», risponde il consigliere regionale del Pdl. «Il 22 gennaio scorso abbiamo modificato la legge numero 5, consentendo ai sindaci - in collaborazione con le associazioni di categoria - di decidere per una eventuale apertura anche a Natale o il primo di gennaio. Il principio che ci ha ispirato», prosegue Rassu, «è quello della libertà di scelta, un principio condiviso anche da Confesercenti».
LA GRANDE DISTRIBUZIONE Chi respinge al mittente e giudica «inaccettabili» le proposte della Confesercenti è la Federdistribuzione. «È la solita diatriba che ogni anno ci viene proposta», attacca Nello Murgia, delegato provinciale di Federdistribuzione. «Il mondo va da un'altra parte: va, cioè, verso una maggiore libertà d'impresa. E senza libertà un'azienda non può vivere». Il rappresentante di Federdistribuzione giudica «per niente efficaci» le proposte di Confesercenti. «Non è vero che se si limitano le aperture domenicali, i piccoli riescono a campare. Vale proprio il contrario», osserva Murgia. Che aggiunge. «Si pensi ai centri commerciali di Cagliari o di Sassari: ci lavorano piccoli commercianti che se non potessero aprire la domenica, subirebbero un danno enorme». La sfida della competitività, conclude Murgia, si affronta in un altro modo: «Ogni imprenditore si guadagna il successo con le sue capacità e con la qualità dei suoi prodotti. Il protezionismo non serve a niente».
LANFRANCO OLIVIERI
10/09/2010