Faretti verdi per illuminare la vasca di cemento contestata dai cittadini
CAGLIARI. Ora, dopo due anni di lavori, è arrivata anche l’illuminazione stile ufo-robot a completare l’incredibile progetto che ha snaturato piazzetta Maxia, trasformandola in una vasca di cemento anonima. Malgrado il cantiere sia sospeso per l’addio prematuro dell’impresa e il dirigente-agronomo comunale Claudio Papoff - chiamato manidiforbice per la propensione a tagliare o capitozzare alberi - abbia annunciato un nuovo appalto urgente per gli ultimi duecentomila euro di lavori, al tramonto le luci verdi si accendono e rendono lo spazio pubblico ancora più spettrale: la piazzetta, un tempo fatta soltanto di aiuole e panchine, sembra un’astronave atterrata sulla strada. I faretti rivolti verso l’alto fanno assumere all’ovale del vascone l’aspetto di un braciere infiammato. Peraltro quello delle luci è ormai il solo verde rimasto tra via Scano, via della Pineta e via Pessina dopo il drastico intervento di Papoff, lo stesso specialista in giardini morti che propone di radere al suolo i ficus retusa di piazza Garibaldi: per lui - l’ha scritto nella relazione tecnica allegata al progetto di rifacimento - fanno troppa ombra.
Fermi i lavori, piazza Maxia è interamente recintata con una rete metallica. Ma il disegno finale della geniale architetta Fernanda Gavaudo, autrice del progetto, è ormai chiarissimo e va oltre le peggiori previsioni degli abitanti. Quella che il comitato capeggiato da Ginetto Bacco ha rinominato «piazza-porcata» è uno spazio inguardabile, del quale i cittadini chiedono una profonda revisione: «La piazza è distrutta - scrive Bacco nel terzo appello rivolto al sindaco Emilio Floris - è stata stravolta nel suo assetto d’origine e costruita incavata, così tanto da essere trasformata in una fossa, il verde perduto, la vivibilità dello spazio pubblico venuta meno». Ma non è solo l’aspetto della piazza a preoccupare gli abitanti del quartiere: «Ad aggravare il quadro d’insieme - è scritto nella nota al sindaco - si aggiunge la cosiddetta isola ecologica, contenente i cassonetti a scomparsa dei rifiuti urbani, se mai funzioneranno, le cui bocche di raccordo sono state esposte in bella vista, quasi fossero un elemento d’arredo, con una localizzazione per vero mal ragionata, che da un lato straborda verso via Pessina a restringerne pericolosamente la carreggiata e dall’altro finisce per ostruire il principale accesso alla piazza, l’unico a livello della strada». L’unico, perchè gli altri sono costituiti da ripide rampe di cemento che conducono dal marciapiede al fondo della fossa.
Ma il comitato per piazza Maxia non si limita a protestare, propone al contrario soluzioni. Prima di tutto mascherare la muraglia di cemento con piante rampicanti naturali, poi reimpiantare le jacarande al posto degli alberi d’arancio e dei pruni scelti da Papoff. L’effetto fossa poi potrebbe essere attenuato con la realizzazione di gradoni in contropendenza, mentre l’isola ecologica dovrebbe essere sistemata altrove.
Finora il sindaco non ha risposto agli appelli. Forse, se vedesse piazza Maxia illuminata di verde, potrebbe cambiare idea. (m.l)