Corso. L'ex palazzo Asquer dall'88 in condizioni fatiscenti
Un cornicione crolla sul terrazzo a pochi passi da tre bimbi che giocavano: salvi per miracolo. Residenti e commercianti invocano l'intervento del Comune per «evitare la classica tragedia annunciata».
«Si è sfiorata la tragedia». Questa l'opinione di Gabriele e Giovanna Caruso sul rischio che hanno corso i loro tre bambini di sei, cinque e due anni e mezzo, quando, verso le 21 di venerdì, nel terrazzo del civico 6 del Corso Vittorio Emanuele II, a pochi passi da loro è crollato il muro del palazzo adiacente.
I FATTI «Mia moglie Giovanna stava giocando nel terrazzo con i nostri tre figli. All'improvviso un pezzo del cornicione del palazzo accanto (ex palazzo Asquer, all'angolo tra il Corso e il Largo Carlo Felice, ndr ) è crollato a qualche centimetro dai bimbi», racconta Gabriele, che ha chiamato immediatamente i Vigili del Fuoco. «Sono arrivati in dieci minuti. Appena hanno appoggiato le mani sul muro pericolante, questo è venuto giù da solo: era fradicio d'acqua. Abbiamo raccolto due bacinelle di macerie». A preoccupare i Caruso ed i loro vicini sono le pioggie autunnali: «E se crollasse il muro?».
LA QUESTIONE È una storia lunga 22 anni quella dell'ex palazzo Asquer. Nel 1988, attorno all'edificio, è stata innalzata l'impalcatura che gli impedisce di crollare. Da allora è diventato un rifugio per barboni e tossicodipendenti, fino a quando le entrate sono state murate. L'attuale proprietario dello stabile è la Fim S.r.l. di Alberto Grilletti, che afferma che quello «è un edificio ricostruito dopo i bombardamenti del 1943, con materiale scadente. Abbiamo progettato la ristrutturazione e prevediamo di riportarlo allo stato originario, senza alterare le caratteristiche architettoniche. Però, fino a quando ci sarà chiarezza sulle norme di riferimento non possiamo intervenire».
I COMMERCIANTI Chi vive e lavora nel primo tratto del Corso è preoccupato per le condizioni fatiscenti del palazzo. Mario Dessì, titolare dell'omonima cartolibreria e Andrea Caruso, dentista, chiedono «un intervento istantaneo del Comune che risolva il problema alla radice. Che lo buttino giù, è troppo pericoloso», sostengono. «Bisogna evitare la classica tragedia annunciata, com'è successo a l'Aquila».
Ma ad impensierire i commercianti è anche il costante calo delle vendite, dovuto al mancato passaggio di possibili clienti. «Quando nel 2006 hanno chiuso il varco tra il Corso e il Largo per lavori, ho avuto una flessione dei ricavi del 30%», racconta Raffaele Secci, gioielliere. Esprime i suoi timori anche Pierpaolo Guria, titolare del bar-bisteccheria a pochi metri dall'edifico pericolante: «se continua così sono costretto a chiudere e mandare a casa i dipendenti». Propongono una soluzione, almeno in via temporanea: «togliere un parcheggio e aprire un varco tra le vasche portafiori, per far passare i pedoni», che da ieri mattina, se vogliono percorrere il primo tratto del Corso, sono costretti a costeggiare le auto parcheggiate, quasi al centro della carreggiata. (m. g.)
05/09/2010