Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Una classica emozione pop

Fonte: La Nuova Sardegna
5 maggio 2008

Festival di Sant’Efisio, successo per il pianista marchigiano sabato al Comunale ospite del Lirico

Una classica emozione pop

Viaggio nel repertorio: da «13 Dita» al recente «Joy»



L’apparente e fragile timidezza conquista immediatamente un pubblico di fans di ogni età

GABRIELE BALLOI
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CAGLIARI. Vari aneddoti di vita e carriera. Battute ironiche, o più spesso autoironiche. Cita due volte persino il filosofo Hegel. E, concluso un brano, accarezza affettuosamente la tastiera mentre iniziano gli applausi. Ma prima di lasciare il pianoforte ci si accorge per un attimo che gli sussurra qualcosa. Sì, proprio al pianoforte. Lui ha da tempo quest’abitudine, o almeno così racconta nel suo libro «La musica in testa» (ed. Rizzoli). È il fenomeno Giovanni Allevi, tornato a Cagliari dopo un anno esatto (fu ospite all’Alfieri per la rassegna «Forma e poesia nel jazz» di Shannara). La tappa nel capoluogo sardo dell’AlleviLive Tour 2008 è però sul palco del Lirico, dove sabato, per l’VIII Festival di Sant’Efisio, ha ripercorso le varie fasi della sua inarrestabile ascesa al successo. Lo fa più o meno con gli stessi ingredienti dell’anno scorso. Perfettamente fedele a sé stesso, alla solita mise da teen-ager (felpa, jeans e scarpe sportive); gli occhiali e la folta chioma di capelli ricci. Lo stesso timido carisma, fatto di grandi sorrisi e una voce un po’ impacciata che introduce tremante ogni brano. Pure le battute in certi casi sono ancora le stesse. Con semplicità ripete «Sono emozionato, ok, ma andiamo avanti». Oppure «Ho scoperto che la fragilità è la mia più grande forza. Ed è stato come rinascere». Il pubblico lo adora. Allevi sembra aver collaudato una formula che funziona, un approccio che lo rende simpatico a tutti, giovani e meno giovani. Non fosse altro che lui è fatto proprio così. Ha convertito la timidezza in un vantaggio. Ormai gli aficionados che ascoltano i suoi pezzi non possono fare a meno di pensare a chi li suona, la musica di Allevi viene subito ricollegata alla “persona” Allevi.
Ma l’insicurezza svanisce non appena si siede al pianoforte. Lì, ogni cosa va al suo posto con estrema chiarezza e precisione. Non gli mancano le qualità virtuosistiche, ma forse la cosa che maggiormente colpisce è il tocco, il timbro caldo, pastoso e avvolgente che riesce ad ottenere dallo strumento. Naturalmente merito anche del suo tecnico del suono, il cagliaritano Stefano Carboni, uno che ha lavorato fra l’altro con musicisti quali Enrico Rava, Lester Bowie e molti altri.
Allevi esordisce con «Japan», la sua primissima composizione pianistica, scritta a 17 anni, e inclusa nel suo primo album «13 Dita». Ci scherza sù rammentando che non ebbe molto successo di vendita, ma poi menziona con orgoglio il fatto che il quarto brano eseguito, lo «Scherzo n.1», fu trascritto e suonato personalmente alla marimba, da una celebre solista giapponese, Nanae Mimura, in un suo recital alla Carnegie Hall di New York. A partire da qui, il musicista marchigiano, passa in rassegna tutti gli altri suoi dischi in ordine cronologico. Dall’album «Composizioni» trae «Luna» e «Monolocale 7,30 a.m»; già qui come in «13 Dita» si può notare che lo stile di Allevi era praticamente arrivato a quello degli album successivi e più conosciuti. «No Concept» di cui interpreta per l’occasione «Go with the flow», «Notte ad Harlem», «Qui danza»; e poi dallo stesso cd (ma questa volta come bis) «Prendimi» e la celeberrima «Come sei veramente», portata alla ribalta dallo spot televisivo di un’automobile, diretto nientemeno che dal regista Spike Lee. È da «Joy» tuttavia che estrapola un magior numero di brani: «Panic» dolce ed intensa romanza, modello esemplare di quella che Allevi denomina come la «nuova musica classica contemporanea», ma anche ibrida di jazz e di pop, trionfo di leggerezza, freschezza ed essenzialità melodiche. Tuttavia possiamo trovare una certa complessità strutturale in brani come «Jazzmatiz», che come dice il titolo è un brano jazz ma «automatico», ovvero, dove l’improvvisazione jazzistica non trova spazio e ogni nota è scritta. Oppure, nell’energia e nella vitalità ritmica di «New Renaissance», in cui si diverte a coniugare moduli armonici del rinascimento col rock progressive. Uno dei più affascinanti rimane «L’orologio degli dei», forse il più eclettico e suggestivo. «Il bacio» invece, pur nella sua semplicità cristallina, è un piccolo gioiello di struggente e poetico lirismo. Unico inedito, dal doppio album «Allevilive», s’intitola «Aria», un brano che nulla aggiunge alla maniera ormai consolidata con cui Allevi compone le sue musiche. Vedremo il 13 giugno se offrirà sorprese o conferme il suo nuovo lavoro (con orchestra!) «Evolution».