L'allarme. I rappresentanti di categoria: il bilancio dell'Authority rischia la bocciatura del ministero
Cgil, Cisl e Uil: chi governa il porto deve assumersi le sue responsabilità
Secondo i sindacati il rischio di un collasso del sistema portuale è dietro l'angolo. È per questo che Pierfranco Meloni, segretario della Uil trasporti, parla apertamente di «milleduecento posti di lavoro a rischio», tra imprese del porto Canale e dello scalo merci di via Roma. La botta definitiva potrebbe arrivare con la bocciatura del bilancio dell'Autorità portuale da parte del ministero del Tesoro. Un verdetto ormai certo secondo Meloni: «È molto difficile che venga approvato, visto che nel documento contabile è stata inserita la copertura della diminuzione delle tasse già bocciata». Ecco perché il presidente dell'Authority Paolo Fadda dovrebbe «assumersi le responsabilità di quello che è successo e trarre le conseguenze. La manovra di diminuzione delle tasse, fatta così, è stata un errore. E il porto non può rimanere a lungo in questa condizione di ingovernabilità». Una richiesta, neanche tanto velata, di dimissioni.
LAVORATORI A RISCHIO Anche il segretario della Fit Cisl, Corrado Pani, è duro e critica la situazione di incertezza: «L'unica cosa sicura è che anche questa volta chi ne avrà la peggio saranno i 500 lavoratori portuali con le loro famiglie e circa 300 impiegati del porto Canale e altrettanti indiretti provenienti dalle diverse imprese che vi operano. Non vogliamo il ripetersi del disastroso scenario che ha accompagnato lo scalo nel corso del 2008».
A questo punto la politica deve intervenire: «Serve un immediato e autorevole intervento da parte di tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione, per garantire la permanenza dell'attuale operatore (la Hapag), favorendo l'arrivo di altri. Se tale situazione non troverà soluzione, saremo pronti ad organizzarci, ma questa volta non sarà una semplice manifestazione», chiude minacciosamente il comunicato.
TERRENI Ieri le segreterie territoriali cagliaritane di Cgil, Cisl e Uil sono intervenute anche sul caso dei terreni di Giorgino, contesi tra Cacip e Demanio. «Le decisioni che saranno prese incideranno sul futuro socio economico della Provincia di Cagliari e, forse, dell'intera Sardegna. Se infatti quelle aree, oggi attribuite al Cacip, ma rivendicate dal Demanio, fossero sottratte agli investimenti produttivi ed agli insediamenti industriali tutto ciò rappresenterebbe la perdita di importanti occasioni di sviluppo e di occupazione, presenti e future». I sindacati chiedono dunque di abbandonare le polemiche «sterili», perché «Cagliari ha assoluto bisogno dell'operatività del suo porto industriale, ma ha anche bisogno che nelle aeree non demaniali si possano sviluppare iniziative economiche e imprenditoriali che diano ossigeno a una condizione asfittica». Quindi la richiesta: «La Regione convochi al più presto una riunione tra sindacati e istituzioni interessate». ( m.r. )
02/09/2010