retroscena
La battaglia che si gioca all'ombra di alcune aree che si affacciano sulle acq torbide di Giorgino è importante. Perché si tratta di 21 ettari oggi destinati a servizi ma potenzialmente edificabili. Accadrebbe se passasse la nuova delimitazione dei confini del pubblico demanio marittimo stabilita il 24 giugno scorso dall'apposita commissione e in attesa di ratifica entro fine settembre.
Il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti acquisirebbe al Demanio marittimo alcuni terreni di proprietà del Cacip e di alcuni privati, che li hanno acquistati dal consorzio industriale. Quelle aree, espropriate, rientrerebbero nei confini del porto, verrebbero governate dall'Autorità portuale e per il loro utilizzo ci si dovrebbe attenere non più al Piano regolatore del Cacip - che lì ha previsto la realizzazione del Centro servizi del Consorzio - ma a quello dell'Authority e in parte al Piano urbanistico comunale, che nella zona, quella dove c'era l'Edem, la ex fabbrica abitata da extracomunitari, prevede anche la costruzione di edifici e riqualificazioni.
Certo è che attorno a quell'area sono già in corso battaglie legali: il Cacip e la Grendi, società leader nella logistica che ha parzialmente edificato un capannone (e che si è vista negare da una banca una tranche di un finanziamento già accordato a causa dei dubbi sulla proprietà dei terreni), si sono già rivolti alla magistratura.
Eppure la partita sembrava chiusa cinque anni fa, il 18 aprile del 2005, quando la commissione chiuse i lavori della quarta delimitazione delle aree. Perché tutto è stato rimesso in discussione? (f.ma.)
02/09/2010